Tanatoprassi, la tecnica per conservare le salme di Papa Ratzinger e Pelè

3 gennaio 2023 | 12:35
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Tanatoprassi, la tecnica per conservare le salme di Papa Ratzinger e Pelè

La tanatoprassi è una tecnica che permette di mantenere intatta la salma, bloccando in maniera temporanea la decomposizione. Da Papa Wojtyla a Benedetto XVI e Pelè

Si chiama tanatoprassi ed è la tecnica utilizzata per consentire la conservazione per qualche settimana delle spoglie umane, al fine di consentirne una prolungata esposizione. Due casi recenti in cui se ne è fatto ricorso sono quelli di Papa Ratzinger e Pelè. È abruzzese il massimo esperto di questa tecnica, Andrea Fantozzi.

La tanatoprassi è una tecnica che permette di mantenere pressoché intatta la salma, bloccando in maniera temporanea il processo di decomposizione naturale del corpo. Tecnica usata, ad esempio, per Papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, scomparso lo scorso 31 dicembre. Prima di lui era stata utilizzata per consentire il mantenimento delle spoglie di Papa Wojtyla. E, sempre in questi giorni, vi si è fatto ricorso per esporre la salma di Pelè. 
La salma di papa Ratzinger sarà esposta fino al 5 gennaio, il giorno in cui sono stati programmati i funerali, nella Basilica di San Pietro. Affinché fosse possibile esporre al pubblico la salma, il corpo di Benedetto XVI è stato sottoposto alla tecnica della tanatoprassi, una imbalsamazione temporanea.

In cosa consiste la tanatoprassi

La tecnica, ampiamente utilizzata negli USA, è un trattamento post-mortem finalizzato alla conservazione dell’immagine integra del defunto per alcune settimane. Per eseguirla si procede ad una particolare modalità di cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte. Ad occuparsi della tanatoprassi sulle spoglie di Papa Benedetto XVI è stato il capistrellano Andrea Fantozzi, alla guida di un team di medici. Fantozzi è presidente e fondatore dell’A.I.T., Associazione Italiana di Tanatoprassi e dell’I.N.I.T., Istituto Nazionale Italiano di Tanatoprassi. Tecnicamente, si effettuano un’iniziazione nel sistema arterioso di un fluido conservante e una serie di cure estetiche che permettono di mantenere intatto il corpo del defunto, ritardandone la decomposizione.La tecnica non va confusa con l’imbalsamazione perpetua, che non sarebbe utile per la semplice esposizione della salma legata alle cerimonie funebri.
Tra i vantaggi della tecnica – oltre a prevenire problematiche come l’eventuale fuoriuscita di liquidi organici – c’è la capacità di accelerare il naturale ritorno in polvere della salma, che può avvenire entro un massimo di 10 anni, mentre nei corpi senza trattamento si arriva anche ad 80 anni per la polverizzazione completa.

I dettagli – “Il nostro – spiega all’ANSAè un trattamento che consente di avere una cura altamente igienica, nonché di garantire unaspetto più presentabile dei corpi”. Tecnicamente la tanatoprassi consiste nell’iniezione nel circuito sanguigno della salma di un prodotto innovativo dal nome Fluytan. Si tratta di un sostituto dell’ormai vetusta formalina che – stando a quanto riferito dallo stesso Fantozzi – “presenta caratteristiche tossiche e cancerogene”.
“Con il nostro nuovo sistema, totalmente innocuo – aggiunge -, riusciamo anche a conservare meglio il Dna. Per questo latanatoprassi presenta benefici anche nel settore della medicinalegale e della polizia scientifica“.
Grazie a questo trattamento, dunque, è possibile mantenere le salme esposte per più giorni.
Il procedimento con cui la tradizione vuole si trattino le salme dei Pontefici, in Italia “non ha ancora un riconoscimentogiuridico.Al momento – spiega Fantozzi – viene utilizzatasolo in casi eccezionali. Noi in particolare lavoriamo moltosugli stranieri che muoiono in Italia in attesa del rimpatrionei loro rispettivi Paesi”.
Al momento è possibile effettuare un trattamento meno invasivo ed uno con l’iniezione del fluido nel corpo. “In questo modo, contrariamente a quanto avveniva con laformalina – conclude Fantozzi – non c’è neanche la necessità direcuperare tutto il sangue, come accadeva prima”.