Il personaggio

Il cavaliere Tony Fini da Casoli alla conquista di Perth

L'emigrazione di ritorno dall'Australia all'Abruzzo: il cavaliere Tony Fini da Casoli alla conquista di Perth.

L’emigrazione di ritorno dall’Australia all’Abruzzo: il cavaliere Tony Fini da Casoli alla conquista di Perth.

L’Australia ha rappresentato per decenni la “Terra Promessa” per gli emigranti abruzzesi in cerca di una vita migliore, per affrancarsi dalla miseria del dopoguerra. Così anche Tony Fini, nato a Casoli (CH) l’14/11/1932 in uno dei “Borghi più Belli d’Italia” che a 19 anni si imbarcò per il Western Australia, arrivandovi come autentico pioniere. Nei decenni successivi ha costruito un’impresa leader nel campo dell’edilizia civile (anche con un villaggio per pensionati) nella grande area metropolitana di Perth, che ora conta quasi 2 milioni di abitanti. Un viaggio della speranza che aprì una vita di sacrifici ma, al contempo, di opportunità colte, trasformate in una carriera unica, culminata in una serie di successi tali da far diventare ora “Mister Fini” uno dei più ricchi uomini d’affari di tutto il Continente.

Il ricordo dell’incontro che lui ebbe tre anni fa lì, con la comunità abruzzese del Cram, è ancora vivo nei racconti di molti, colpiti dalla sua umanità, che diventava commozione quando richiamava la partenza da Casoli, paese in cui peraltro negli anni è tornato spesso, dalla sua Perth. Qui nella grande città del west australiano, si sono concentrati nei decenni migliaia di nostri emigranti, che con durissimi sacrifici e la caparbietà tipica della gente d’Abruzzo si sono inseriti in una società locale spesso ostile verso di loro, che li accettava solo per lavori umilissimi e poco gratificanti. Ebbene ora il clima è cambiato, guardando lo stesso monumento eretto qui in loro ricordo, arrivando anche all’impensabile: come il fatto che uno di loro – figlio di un marinaio di Barletta d’origine “arbereshe” – l’On. Anthony Albanese, venisse eletto nel 2022 Primo Ministro del nuovo governo laburista.
Lui “Albo” per gli amici o “Builder”, ovvero costruttore di una nuova politica più inclusiva e cosmopolita, rispetto a quella ereditata dall’ex Premier liberale, Scott Morrison. Oggi nell'”Italian Club di Fremantle si rimane stupiti di quanti abruzzesi vi siano soci, avendo raggiunto tante posizioni di rilievo in tutti i campi della società locale, diversificando le proprie attività proprio come il magnate Fini, aprendone alcune anche nel campo dei servizi e della ristorazione, dove campeggia il suo semplice nome: TONY.

Tra queste attività figura anche una grande azienda agricola, a Gingin, specializzata nella coltivazione di uliveti: ben 600 HA e 150mila piante, con una qualità unica d’olio, ciò grazie a tecniche di raffinazione all’avanguardia nel mondo. Forse questo non sarà un caso, visto che la sua Casoli è un rinomato territorio conosciuto proprio per l’eccellenza del suo olio, della varietà Olivo Intosso. Chissà se in un altro continente Tony Fini abbia voluto riprodurre proprio questa qualità d’olio, in ricordo della sua terra natale, che insieme agli altri elementi storici, culturali e paesaggistici possano favorire un consistente flusso di ritorno, anche temporaneo, da incrementare in occasione dell’anno del Turismo delle Radici. L’esperienza insegna che questi processi non si improvvisano, ma sono il frutto di un lungo lavoro istituzionale, che pure la Regione Abruzzo ha avviato, ma che ora deve coinvolgere sistematicamente in un’unica cabina di regia tutti gli altri attori locali, imprenditoriali e sociali di riferimento, con una strategia compiuta e codificata da un cronogramma preciso, che determini i ruoli di ognuno.

Il nostro Paese – diversamente da quelli di matrice anglosassone come l’Australia, che prediligono prima il “fare” – è condizionato da sfiancanti riti burocratici, talvolta capaci di complicare gli stessi affari semplici. In questo contesto di scambio di “buone prassi”, sarebbe auspicabile prendere esempio dalle storie di successo, come questa rappresentata da Tony Fini e da quella narrata di Mario Verrocchi, sempre nella grande Australia, per meglio favorirne la loro implementazione e il loro sviluppo anche nella nostra Regione (riprendendo i contatti già sviluppati dall’allora Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, l’Onorevole Nazario Pagano). Tutto questo in raccordo con lo stesso Cram, nonché nei vari campi dell’imprenditoria culturale, turistica ed ambientale, dando ai progetti comunque un futuro, al di là dei soggetti che ora li vanno ad iniziare. Bisogna essere tutti consapevoli che se non si rinsaldano in tempo i legami con le nostre terre d’emigrazione, i processi risulteranno molto più difficili da avviare, con le generazioni successive che quel richiamo “ancestrale” sentono molto meno.

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Nella sua autobiografia (scritta da Nadia Ranieri) “La Storia di Tony Fini”, si ripercorre la sua fantastica vita, come un romanzo, con tutti i suoi successi imprenditoriali, ma facendo emergere ancor più i forti legami, mai tagliati, con la sua Casoli, gemellata con Canning – mentre Vasto lo è con Perth – che ne fanno quasi una storia esemplare dell’emigrazione abruzzese di successo, dopo gli altripatti di amicizia storici, come quello della città di Hobart, in Tasmania, con l’Aquila del 1997, promossa da Nicola Ranalli. Da queste trarre non solo una lezione di umanità e di abnegazione, ma altresì un filo rosso per tessere un legame duraturo tra mondi molto lontani tra loro, che però hanno valori e fattori comuni, tra cui l’etica della legalità, del lavoro e della famiglia, fondamentali per raggiungere qualsiasi obiettivo in partenza impensabile. 

Alla Terra d’Abruzzi, alla mia madre, alle mie sorelle, al mio fratello esule, al mio padre sepolto, a tutti i miei morti, a tutta la mia gente, fra la montagna e il mare, questo canto dell’antico sangue consacro”. (Gabriele D’Annunzio).

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