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Castel Camponeschi, da mura fortificate a luogo per un turismo sostenibile: storia di un simbolo del nostro territorio

La storia di Castel Camponeschi affonda le radici nei secoli ed è un simbolo della storia del nostro territorio. Ne abbiamo parlato con l'architetto Dino Di Vincenzo. 

Dopo 20 anni riparte il recupero di Castel Camponeschi, la cui storia è un simbolo del nostro territorio. Come nasce Castel Camponeschi e come diventerà?  L’intervista all’architetto Dino Di Vincenzo.

Giovedì 12 gennaio 2023, alle ore 11, è in programma l’inaugurazione del cantiere per il recupero e la valorizzazione del complesso medievale di Castel Camponeschi, a Prata D’Ansidonia (AQ), un intervento attuato dal Consiglio regionale dell’Abruzzo e finanziato con Fondo Complementare al PNRR.
Ma la storia di Castel Camponeschi affonda le radici nei secoli ed è un simbolo della storia del nostro territorio. Ne abbiamo parlato con l’architetto Dino Di Vincenzo, appassionato di storia ed anima dell’Associazione Culturale “Cinturelli” di Caporciano, che cura un omonimo periodico di informazione culturale.
Castel Camponeschi, la storia: come nasce
“Il complesso – spiega Di Vincenzo – nasce come recinto fortificato (sec. XIII), così come gli altri numerosi manieri della zona. Quando le esigenze difensive vennero meno, gli alloggi castellati al suo interno, si trasformarono in abitazioni. L’ultimo abitante è andato via nel 1963. Fu di proprietà della omonima potente e nobile famiglia aquilana che ha lungamente governato L’Aquila tra il XIV e XV secolo, mentre nel 1508 venne riconosciuto come Castrum S. Petri Camponeschi. Tra il  XVI e il XVIII è appartenuto alla famiglia de Nardis. È oggi di proprietà del Comune. La tradizione locale lo ritiene coevo alla vicina chiesa di S. Paolo ad Peltuinum, ma è più probabile che esso ebbe origine più tarde, come dimostrerebbero le fattezze delle due porte d’ingresso ad ogiva che determinano il decumano nord-sud del borgo. La cinta muraria, in alcune parti imponente, è arricchita con robuste torri quadrangolari e circolari di buona fattura. Queste stesse mura diventarono il supporto alle abitazioni successive e ad esse furono realizzate le finestre. All’interno è ubicata la Chiesa di S. Pietro di antiche origini”.

Per quanto riguarda invece la storia più recente di Castel Camponeschi, “dopo l’abbandono, – ricorda Di Vincenzo – per primi, ad interessarsi del luogo, furono i giovani di destra. Nel 1980, dal 16 al 20 luglio, fu ritrovo nazionale del Fronte della Gioventù, formazione giovanile di destra, aderente all’allora MSI. Il borgo fu ripulito dalle erbacce, fu portata la corrente elettrica e giovani di tutta Italia s’incontrarono, all’insegna dei raduni musicali alternativi”.

castel camponeschi

E si arriva quindi ai giorni nostri: “Negli anni successivi, le amministrazioni comunali che si sono succedute nella guida del comune, cercarono impulsi e suggestioni per portare a nuova vita l’affascinante borgo, percorrendo anche la via di gruppi turistici nazionali, ma senza successo, stante ancora irrisolto il problema della proprietà degli edifici. A cavallo dell’anno 2000, fu al centro di interessanti iniziative culturali che portarono a guardare con speranzoso interesse al suo recupero. Le prime concrete mosse ebbero  inizio solo nel 2003, a seguito del forte impegno promosso dal sindaco Francesco Cappa (1997/2002)”.

Castel Camponeschi: i primi tentativi di recupero
Ma quali furono i primi tentativi? “Un importante intervento – spiega l’architetto Dino Di Vincenzo – fu compiuto fino al 2008 permettendo di restaurare una parte significativa del borgo per  proiettarlo verso una destinazione turistico ricettiva. Furono restaurate le mura antiche, la chiesa di S. Pietro e molte abitazioni già appartenute a privati furono dotate dei servizi necessari per tale scopo: impianti,  sanitari, infissi… Poi il filone dei finanziamenti si esaurì ed il terremoto del 2009 fece il resto. Il luogo tornò all’abbandono, le case restaurate vennero saccheggiate. In questi anni più volte i luoghi sono stati vandalizzati, costringendo gli amministratori ad interdirne l’ingresso”.

E finalmente la buona notizia per Castel Camponeschi: “Il primo lotto, finanziato con fondi del PNNR, è stato appaltato dal Consiglio Regionale, che funge da committente. Il lotto di 2 milioni rappresenta solo la prima fase dei lavori previsti”.

Castel Camponeschi: il progetto di recupero che partirà a breve
Ma in cosa consiste il progetto? “L’opera  progettuale  prevede ‘l’obiettivo di facilitare e promuovere il turismo sostenibile alternativo, l’ecoturismo ed il turismo esperienziale. Attraverso  l’erogazione di servizi di informazione e comunicazione per l’accoglienza, volti a favorire  l’utilizzo del patrimonio culturale anche mediante tecnologie  avanzate. Punta ai seguenti obiettivi: conservare la riconoscibilità della struttura insediativa storica e la continuità dei tessuti edilizi senza trascurare la qualità architettonica, la sicurezza sismica, l’efficienza energetica. I risultati attesi: mitigare il fenomeno dello spopolamento, favorire lo sviluppo di iniziative imprenditoriali ed economico-sociali, il rilancio turistico dell’area interessata con creazione di percorsi di valorizzazione culturale, ciclabili, ecc…’. Il progetto si sviluppa su tre lotti distinti e quello di oggi, (finanziamenti con fondi derivanti dal PNRR), è solo il primo intervento. In esso si punterà al completamento del restauro, alla rifunzionalizzazione degli edifici esistenti (albergo diffuso con 17 unità abitative e 2 per accoglienza ed accettazione), botteghe artigiane, cantine, spazi per interazioni, per eventi, ricerca, servizi pubblici. L’obiettivo  è di raggiungere un livello di turismo sostenibile, alternativo, ecologico ed esperienziale”.
“Il secondo lotto dei lavori – aggiunge l’architetto Di Vincenzo – dovrà recuperare l’imponente mura di cinta, le torri, gli accessi. L’intervento, nelle sue linee di programma, dovrà concludersi con una non facile sostituzione degli edifici ormai crollati e per i quali il progetto di fattibilità tecnica ed economica indica l’uso di tecnologie innovative. Questi ambienti saranno destinati  a museo archeologico e a spazi per l’erogazione di servizi enogastronomici. E’ prevista la sistemazione e completamento del decumano, delle rue e delle aree esterne pertinenziali delle abitazioni, per  piazzette ricreative e culturali (cinema – digital art), giardini e teatro all’aperto”.

“È evidente – conclude Di Vincenzo – che la descrizione progettuale è di per se una scommessa. Gli ambiziosi propositi, che troppo spesso in simili interventi abbiamo visto rimanere sulla carta, si pongono degli obiettivi indubbiamente difficili da raggiungere (mitigare il fenomeno dello spopolamento, favorire lo sviluppo di iniziative imprenditoriali ed economico-sociali, raggiungere un livello di turismo sostenibile, alternativo, ecologico ed esperienziale). Anche la realizzazione della struttura ex novo, (indicato nel progetto come l’isolato “C”) che dovrà sostituire gli edifici ormai crollati, è fonte di dubbio. Ne è prevista la realizzazione in acciaio e calcestruzzo con cortina esterna in calcestruzzo slavato. Ma la domanda da porsi è nella reale capacità che il progetto, questa volta, riesca ad arrivare al suo compimento. L’impegno posto dal Consiglio Regionale dà certo speranze più concrete per il reperimento dei fondi necessari per gli ulteriori lotti. Resterà poi da vedere la capacità ad avviare concretamente la messa in funzione dell’opera e la sua trasformazione, a regime, di volano produttivo per il territorio. Tutti tifiamo per il successo dell’iniziativa“.

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