Crisi ad alta quota

Dal Gran Sasso ad Ovindoli, la montagna senza neve non può più aspettare

Dopo le chiusure per il Covid, la montagna paga la mancanza di neve: si scia solo al Nord. "Servono ristori subito. L'Aquila deve essere più vicina al Gran Sasso".

Senza neve non c’è turismo in montagna. L’Appennino in difficoltà, oggi seduto al tavolo del Ministro Santanchè, aspetta neve e ristori per poter andare avanti. Intanto metà stagione invernale è già compromessa. Da Campo Imperatore a Ovindoli: “Impossibile andare avanti così. L’Aquila deve essere più vicina al Gran Sasso”.

Inizierà alle 10 il tavolo di lavoro sul tema “Appennino senza neve” convocato dal Ministro del Turismo Daniela Santanchè. Al termine dell’incontro è previsto un punto stampa. Senza neve, quindi solo qualche precipitazione nevosa è caduta in questi ultimi giorni sulle montagne aquilanenon si scia; dunque non si lavora.
Maestri e scuole di sci, rifugi, ristori in quota, alberghi montani, realtà di sport Outdoor e l’intero indotto che ruota intorno al settore in grande difficoltà. Dopo anni di stagioni mancate a causa delle restrizioni pandemiche, anche quella 2022/2023 tarda a incominciare.
Le temperature miti delle ultime settimane non hanno aiutato e per gli albergatori quelle natalizie sono state settimane di disdette. “La mancanza di neve ha portato i turisti amanti della montagna in città. Alcuni, ad esempio – avendo prenotato una sistemazione per qualche giorno nelle strutture del versante aquilano del Gran Sasso – consapevoli che non si sarebbe potuto sciare, si sono poi spostati. C’è chi ha deciso direttamente di non venire più, del resto in queste settimane si scia solo al Nord. E se la funivia gira porta su tanti turisti che, una volta arrivati, tornano giù appena un’ora dopo. Non è questo il turismo che cerchiamo”, spiega il consigliere comunale dell’Aquila con delega alle Politiche della Montagna, Luigi Faccia, ascoltato dalla nostra redazione.

Così accade che da Fonte Cerreto un’albergatrice sottolinei come “la mancanza di neve e di iniziative abbiano determinato settimane in cui il lavoro è stato praticamente nullo”. Mentre a Ovindoli qualcuno decide di chiudere momentaneamente l’attività: il male minore per tentare di scongiurare una chiusura definitiva. È il caso del Rifugio ristorante Cibivacco, che si ferma aspettando la neve.
L’Aquila e i borghi presenti sul territorio continuano ad essere fonte d’attrazione, ma le montagne senza neve soffrono: anche in quella che, dopo gli anni bui della pandemia, sarebbe dovuta essere la stagione della ripartenza.
Nel pre pandemia, avevamo lasciato il Gran Sasso alle prese con i cronici problemi legati all’assenza di servizi. Oggi, a quelle lacune se ne aggiungono altre: dal clima anomalo, alle realtà che iniziano ad alzare bandiera bianca.
“Del resto – osserva Faccia – negli ultimi anni sono saltate 3 stagioni invernali, con tutte le conseguenze del caso. Per questo puntiamo ad un nuovo tipo di promozione turistica, in cui L’Aquila sia più vicina al Gran Sasso. Ad oggi, purtroppo, la città appare lontanissima dalle sue montagne. Lontana come tradizione, lontana come pensiero. Eppure L’Aquila dipende anche dal Gran Sasso: il fatto che, nelle scorse settimane, i turisti arrivati per sciare si siano poi riversati in centro città dimostra l’importanza che ha il comprensorio montano per il capoluogo. La montagna porta turisti e si tratta di un turismo redditizio per il territorio.
Ma bisogna investire affinché ci sia un ritorno concreto per tutti, dando ai visitatori quei servizi necessari e quelle attrattività che possono essere uno stimolo ulteriore per sceglierci”. 

Nell’immediato, però, sottolinea in conclusione Faccia “ci sarà, soprattutto, da ristorare tutte quelle attività che sono sulle piste o a ridosso delle stesse. Maestri di sci, guide alpine, sport outdoor: intere categorie in ginocchio che attendono risposte.
Perché dopo il Covid e le sue limitazioni, la mancanza della neve rischia di cancellare un intero settore. Far spegnere il turismo di montagna sarebbe deleterio per tutto il territorio e per le nostre aree interne. Si spera che arrivi quanto prima un pacchetto di aiuti da destinare agli operatori della montagna”.
Notizie in merito giungeranno già dopo l’incontro di questa mattina.
La montagna non può più aspettare: aspetta già la neve.

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