Calcio

L’Aquila 1927, bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? L’analisi del momento

L'Aquila 1927 vive un momento delicato: nelle ultime tre partite, due pareggi e una sconfitta. Ma i rossoblù restano al primo posto. Dunque, bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? L'analisi della fase della compagine del capoluogo.

Dopo 18 risultati utili consecutivi tra campionato e Coppa Italia, dopo mesi dalla delusione che solo una sconfitta può portare, sì, anche L’Aquila 1927 è tornata a perdere un incontro: la vittoria per 2-1 della Torrese sui rossoblù di mister Epifani ha di nuovo scoperchiato il vaso di Pandora, lasciando venir fuori tutti i malumori legati, in generale, ad un ultimo periodo non al top.

Sicuramente, il momento che L’Aquila sta vivendo, a livello di prestazioni e, di conseguenza, di risultati è particolare: due pareggi casalinghi e una sconfitta esterna nelle ultime tre partite, rispettivamente 1-1 contro il Sambuceto, 0-0 con il Giulianova e 2-1 a favore della Torrese. Due goal fatti e tre subiti. Numeri che, solitamente, non rappresentano e non rispecchiano la compagine del capoluogo, ma, al tempo stesso, contro tre squadre che, senza dubbio, sono in grado di creare più di un grattacapo alle proprie avversarie. Ciò che, però, può far storcere un po’ il naso è qualche dato relativo alle prestazioni dei rossoblù. E, allora, analizziamo il tutto, con pro e contro, come sempre dati alla mano. Una premessa, però, è doverosa: L’Aquila, dopo aver chiuso il girone di andata come campione d’inverno, resta, ad oggi, al primo posto in classifica con 47 punti, avendo collezionato 14 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte. Questo deve essere il dato in grado di sovrastare tutti gli altri, perché, come già scritto in precedenza, i rossoblù non perdevano in campionato dal 18 settembre, nella trasferta di Giulianova, e in Coppa Italia dal 5 ottobre, nel match di andata contro lo Spoltore, sentenza poi ribaltata nel ritorno. “Non possiamo vincere tutte le partite”, aveva affermato mister Epifani tempo fa. Qualcuno lo aveva interpretato come un modo per buttarsi avanti per non cadere indietro, ma, in fondo, la verità è questa: in campo scendono anche gli avversari, e in ogni gioco, non solo nel calcio, tutti vogliono vincere. Senza considerare la Coppa, si hanno ora due sconfitte in campionato: tante? Qualcuno potrebbe dire di sì, perché il budget speso da L’Aquila è di molto superiore a quello delle altre squadre. Nel calcio, non sono solo i soldi a fare la felicità, ma, soprattutto, questa analisi sarà possibile al termine del campionato, non a stagione in corso. Se anche quest’anno, come negli altri, i soldi spesi non porteranno a nulla, allora ci saranno le dovute valutazioni sullo sperpero di denaro; se si vincerà, quei soldi saranno stati spesi con un certo criterio. Poi, solo per voi, un piccolo segreto, ma solo da sussurrare all’orecchio, dato che non tutti vogliono che sia detto: L’Aquila non è stata l’unica a spendere somme importanti, perché anche altre squadre hanno provato a fare la voce grossa. Alcune, poi, si sono rese conto di non poter reggere la situazione economica che loro stesse avevano creato, altre hanno continuato sulla propria strada consapevolmente. Come il tecnico rossoblù ha dichiarato nella conferenza pre L’Aquila-Sambuceto, “Mentre noi diciamo chiaramente che il nostro obiettivo è vincere il campionato, ci sono squadre che hanno lo stesso obiettivo, ma si nascondono”. E, con questo, si passi alle valutazioni sul campo.

Innanzitutto, un dato sotto gli occhi di tutti. Dato, inoltre, non particolarmente piacevole, quello riguardante le partite casalinghe: L’Aquila non vince tra le mura amiche dal match contro il Capistrello del 27 novembre, terminato 2-0 con le reti di Sarritzu e Di Norcia. E’ vero che, al ‘Gran Sasso d’Italia’, tutte le squadre vengono per chiudersi e non lasciare spazi, perché qui un pareggio è d’oro; è pur vero che i tifosi hanno voglia di esultare e di uscire dallo Stadio pienamente soddisfatti, ed hanno ragione. Le ultime gare casalinghe, e in più quella contro il Pontevomano che ha coinciso con i festeggiamenti per il 95ennale della società, hanno portato a farsi delle domande: la pressione in casa è troppa per una gara di Eccellenza? No, allenatore e giocatori hanno sempre negato pubblicamente. Dunque, giocare per L’Aquila porta oneri e onori, ma avere un pubblico come quello de L’Aquila deve sempre essere un vanto ed un vantaggio.

Discorso relativo all’attacco: i rossoblù hanno mostrato di avere qualche problemino in fase di realizzazione. Sicuramente la squadra costruisce molto, ma gli ultimi metri sono quelli problematici. Consideriamo Alessandro ancora in fase di recupero dopo il lungo infortunio; consideriamo Shiba che, al rientro dopo il breve stop, ha avuto una ricaduta e, dunque, non è al meglio della condizione. Sembra sempre paradossale dirlo, dato che L’Aquila è ancora il secondo miglior attacco con 40 goal segnati, alle spalle solo del Delfino Curi Pescara a quota 43; eppure, spesso e volentieri è evidente che dovrebbe esserci maggior lucidità sotto porta. Possiamo dirla in altre parole: per ciò che costruisce, L’Aquila dovrebbe avere il miglior attacco con un numero di goal ben più alto di quello che vanta attualmente. Se le altre squadre, nel dato relativo ai goal segnati, sono sotto e la lotta non è così serrata, potremmo invece farci qualche domanda più ampia sul campionato, che sicuramente è ostico, ma non così di qualità. Inoltre, dalla partita contro l’Ortona, L’Aquila non riesce a segnare nella prima frazione di gioco, cosa che, invece, nella prima parte della stagione, risultava molto più semplice. C’è bisogno di concretezza, e di cose semplici, che molto spesso sono quelle più efficaci, senza preziosismi, senza essere troppo barocchi, né troppo leziosi.

Fase difensiva e goal subiti: sicuramente le reti inflitte alla porta aquilana continuano ad essere poche, dato che L’Aquila continua ad essere la miglior difesa del campionato con 11 goal subiti; non c’è, però, in questa fase, una continuità di clean sheet come quella vista in altri momenti della stagione. Aggiungiamo questo: i goal, nelle ultime partite, sono arrivati quasi sempre nei minuti finali: è accaduto contro il Delfino Curi Pescara, contro il Sambuceto, così come in occasione del 2-1 della Torrese. Cali di concentrazione? Convinzione di avere il risultato in pugno? Alcuni imputano alla squadra una mancanza di umiltà, ma per l’impegno e la grinta messi in campo in molte partite, in cui era necessario stringere i denti fino alla fine, mi sembra ingeneroso accusare di simili mancanze. Semplicemente, a volte basterebbe restare concentrati, tenere le idee ordinate, mantenere la calma e, soprattutto, evitare qualche cartellino di troppo.

E, parlando di cartellini, è necessario affrontare anche il tanto discusso tema arbitraggio. Spesso e volentieri, nel calcio, è comodo puntare il dito verso i direttori di gara, ma, a volte, rivedendo determinate partite e precisi episodi, appare evidente come i risultati siano condizionati da decisioni dubbie. Si è in Eccellenza, e questo è il primo punto. Non si ha a disposizione il VAR, e gli arbitri commettono errori anche in categorie più alte. E’ necessario, dunque, premettere questo: a L’Aquila, spesso, manca la capacità di chiudere le partite, e questo è un dato di fatto. Si è tanto recriminato sui due incontri casalinghi contro Delfino Curi e Sambuceto, ma, se il risultato fosse stato più netto, l’errore arbitrale sarebbe passato inosservato. Per questo, davanti alle partite di inizio campionato terminate 1-0 in favore dell’Aquila, la stampa, e non solo, faceva notare che, sì, era vero, erano pur sempre tre punti, ma non sarebbe durata per sempre. E così è stato. Dall’altra parte, però, le colpe del gioco non devono essere una giustificazione agli errori arbitrali, né un modo per farli passare sottobanco: angoli inesistenti, rigori fantasiosi, cartellini sventolati casualmente o, al contrario, tenuti in tasca anche davanti ad un giocatore che, dopo aver segnato, si toglie la maglia (non ci si riferisce all’ultima partita, è sempre meglio specificarlo). C’è anche chi giudica le prestazioni degli arbitri, chi è preposto a questo, ed è giusto che lo faccia nel modo più adeguato e nelle sedi più opportune, regolamento alla mano.

Capitolo allenatore: ci sono tifosi che, in questo momento, chiedono a gran voce la sua testa, nella speranza che qualcuno possa giungere, o tornare, come salvatore della patria. Più di una volta si è chiesto, ed io stessa, nel corso dell’estate, ho ritenuto opportuno parlare di una necessità di continuità. Lo stesso si faccia ora. Le prestazioni dell’ultimo periodo sono state poco convincenti, e per alcuni tifosi lo sono dall’inizio dell’anno. L’unica differenza sta nei risultati, che in questo periodo non stanno arrivando. Ma la squadra è con l’allenatore. Un periodo di flessione è lecito, perché, al momento, di flessione si tratta, non di crisi. Almeno, in questo momento. Dopo, si vedrà. Ora, cambiare guida tecnica servirebbe soltanto a non dare continuità ad un progetto, per l’ennesima volta, commettendo il medesimo errore. Attenzione, poi, a millantatori ed incantatori di serpenti: non sempre la soluzione che sembra più facile è quella più giusta.

Attualmente, come spesso accade, la tifoseria è divisa nel giudizio: tra coloro che sono fiduciosi e consapevoli di essere al primo posto e coloro che pensano che questa sarà l’ennesima stagione fallimentare. Il famoso bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Come sempre, come visto per ogni ambito analizzato, la verità sta nel mezzo. E per ogni dato c’è un rovescio della medaglia. Sicuramente, in questo momento, l’importante è ritrovare la forma e ritornare alla vittoria, perché nulla è perduto; c’è bisogno di calma, di concentrazione e di coesione dell’ambiente, sempre nel rispetto delle opinioni altrui. Perché, lo ricordiamo, la libertà di espressione è tutto. Lo è per i tifosi, così come per la stampa. Perché la stampa che dà risalto mediatico ad una società e alle sue iniziative è la stessa stampa che ha sempre e comunque il diritto e il dovere, ma soprattutto la libertà di esaltare e di criticare, di fare domande e riportare i dati e le notizie in modo obiettivo, senza avere pressioni da parte di nessuno, senza sentirsi sempre sotto osservazione, senza pensare di poter essere attaccata alla prima parola ritenuta fuori posto. Perché chi chiede coesione deve essere il primo a darne dimostrazione.

[Foto: Luca Pitone]

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