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Rigopiano, 18 gennaio: il processo riparte a 6 anni dalla tragedia

A 6 anni dalla tragedia si torna in Aula per il processo Rigopiano: il 18 gennaio la prima arringa difensiva. Tutte le tappe.

Processo Rigopiano, si riparte dalle arringhe difensive. Si torna in Aula il 18 gennaio, a 6 anni esatti dalla tragedia.

Ventinove persone più una società imputate, per le quali la pubblica accusa richiede complessivamente oltre 151 anni di carcere per le 29 vittime della tragedia di Rigopiano. Questi i numeri del processo che riprenderà a Pescara il prossimo 18 gennaio, a sei anni esatti dalla tragedia che sconvolse l’Abruzzo. Con la regione alle prese con abbondanti nevicate e forti scosse di terremoto nell’aquilano, dopo le 17 di quel giorno una valanga di neve, ghiaccio e terra da circa 120 tonnellate si è abbattuta sull’Hotel Rigopiano; 29 le vittime di quella terribile giornata, per cui sono sotto processo altrettante persone, più una società. Tra loro, appartenenti a varie istituzioni come Regione, Provincia, Prefettura, Comune di Farindola, tutti sottoposti a rito abbreviato. Per loro, la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo, Giuseppe Bellelli, e dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni, ha richiesto 26 condanne per oltre 151 anni di carcere complessivi. In particolare, sono stati chiesti 12 anni per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo; 11 anni e 4 mesi per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta; 6 anni per l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. Inoltre, chiesti  11 e 4 mesi anche per il tecnico comunale Enrico Colangeli, 10 anni per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, 9 anni per i dirigenti della Prefettura Ida De Cesaris e 8 anni per Leonardo Bianco. A decidere, sarà il Gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ma non prima di febbraio.

Le prossime udienze e la sentenza.

La sentenza per la tragedia di Rigopiano, salvo imprevisti e ulteriori slittamenti, dovrebbe giungere il 17 febbraio prossimo, quando è stata calendarizzata l’ultima udienza. Intanto il prossimo 18 gennaio, a sei anni esatti dalla tragedia, si torna in Aula per la prima delle sei udienze riservate alle arringhe difensive. I famigliari delle vittime come sempre parteciperanno all’udienza, ma naturalmente alle 12 lasceranno l’Aula per recarsi a Rigopiano per le celebrazioni in memoria delle vittime.
A febbraio, poi, previste altre tre udienze riservate alle eventuali repliche e l’ultima appunto quella del 17, nella quale è attesa la sentenza del Gup Sarandrea.

La tragedia di Rigopiano.

Erano circa le 17,40 del 18 gennaio 2017 quando partì il primo allarme per la valanga che aveva travolto l’hotel Rigopiano, nell’omonima frazione di Farindola. Un mix letale di abbondanti nevicate e ripetute scosse di terremoto avevano lanciato un micidiale ammasso di neve, ghiaccio e detriti (un intero bosco, diranno poi i soccorritori) contro l’hotel che ospitava 40 persone, 28 ospiti e 12 membri del personale. Una “trappola” che non ha lasciato scampo a 29 persone; gli 11 sopravvissuti, a parte 2 che in quel momento si trovavano fuori dalla struttura, erano tutti al piano terra.

“Si è trattata di un’operazione anomala fin dall’inizio” raccontava a LaPresse Walter Milan, portavoce del Soccorso Alpino. “L’Italia centrale era sotto una nevicata eccezionale da diversi giorni e gli uomini del Soccorso Alpino erano al lavoro, un po’ da tutte le regioni appenniniche, per cercare di raggiungere e portare aiuto ai villaggi isolati. Nel tardo pomeriggio del 18 gennaio, o meglio verso sera, sono arrivate le prime segnalazioni che qualcosa di grave poteva essere accaduto a Rigopiano. Ci siamo messi in marcia, con i fuoristrada, diretti verso l’hotel. Poco dopo Farindola ci siamo trovati incolonnati in un lungo corteo di mezzi che faticosamente tentavano di progredire lungo la strada innevata. Quando è apparso evidente che era impossibile procedere – troppe le auto e la fresa purtroppo ferma e impotente – abbiamo preso una decisione apparentemente ‘folle’. Mettere gli sci e le pelli di foca e proseguire a piedi: noi e alcuni altri soccorritori-alpinisti, coraggiosi, della guardia di finanza […]. È stata una tragedia eccezionale, al di là di ogni immaginazione. Nessuno si immaginava che potesse essere scesa una valanga talmente grande da sradicare un bosco intero e far crollare un hotel di cemento armato come fosse una semplice capanna in legno. Ricordo ancora l’attimo di smarrimento che ci ha percorso quando, nel centro di Penne, abbiamo sentito dalla voce dei nostri ragazzi appena arrivati lassù la frase: ‘È crollato tutto, questa è una tragedia immane’. Abbiamo avuto comunque poco tempo per concentrarci sulle emozioni: la corsa contro il tempo era iniziata: le emozioni sono state messe in secondo piano, concentrati sul lavoro di soccorso in atto, difficile e con molte insidie”. Un lavoro di soccorso difficile e delicato che è riuscito a salvare la vita di 9 persone. Terminate le complicate operazioni di soccorso e la tragica conta delle vittime, è scattata l’inchiesta della Procura di Pescara per accertare le responsabilità per una tragedia di dimensioni enormi. Come se non bastasse, alla prima inchiesta si aggiunse anche quella per depistaggio. Da capire, come prima cosa, come sia stato possibile attivare la macchina dei soccorsi con circa un’ora e mezzo di ritardo rispetto ai primi allarmi. Tra le presunte concause di questi ritardi, emerse subito la vicenda grottesca legata a uno dei tentativi effettuati per lanciare l’allarme e finita in una telefonata assurda con una funzionaria della Prefettura di Pescara che prese l’allarme per uno scherzo: “La mamma degli imbecilli è sempre incinta”. La donna è uscita dall’indagine principale (ma non da quella del Rigopiano bis sul depistaggio) a dicembre 2019. Archiviazione per lei e altri 21 indagati, tra cui gli ex governatori Chiodi, D’Alfonso e Del Turco, vari assessori che si sono succeduti alla Protezione Civile, dirigenti e funzionari. Restano gli altri 29 imputati, per cui l’accusa ha chiesto complessivamente oltre 151 anni di carcere.

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