Sant’Antonio a Marruci di Pizzoli: asta, benedizione degli animali e tradizioni in famiglia

La festa di Sant’Antonio a Marruci di Pizzoli, nel racconto di Laura Sette. Dalla benedizione degli animali, all’asta: una tradizione che si rinnova
Cani, gatti, cavalli, galline e asini in piazza a Marruci di Pizzoli per la benedizione: parte ufficialmente una settimana di festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate. Asta, celebrazioni liturgiche, pranzi e cene in famiglia.
Il racconto di Laura Sette, da 23 anni presente, ogni 17 gennaio, per la benedizione degli animali.
Dal 17 al 22 gennaio Marruci di Pizzoli si riunisce per i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate. Proprio il 22 gennaio sarà la giornata conclusiva, durante la quale si concentreranno diversi eventi, dalla mattina alla sera. Quella di Sant’Antonio Abate a Marruci è una celebrazione antica e sentita, condivisa dalla comunità che ne ha fatto una tradizione tramandata nel tempo, come racconta Laura Sette ai microfoni del Capoluogo.it. “Sono nata il 3 gennaio 1997 e il 17 gennaio, solo qualche giorno dopo, ero già in braccio ai miei che partecipavano a questa festa. È una ricorrenza che porto nel cuore e ogni anno non c’è niente – a parte la pandemia mondiale, che ha interrotto tutto per due anni – che mi impedisca di essere presente”.
“Il vero e proprio giorno di festa cade la prima domenica dopo il 17 gennaio (giorno del Santo) e quest’anno sarà il 22.
Il programma di giornata inizia con i fuochi pirotecnici la mattina alle 8.00 e prosegue con la Banda musicale che, tra tamburi e trombe, sveglierà l’intero paese. Il giro che i musici fanno per Marruci è abbastanza lungo, prima di arrivare alla Chiesa di Sant’Antonio intorno alle 12.30. Nel mentre, verso le 11.00, davanti la Chiesa del Santo avviene la benedizione degli animali. C’è Patrizio che porta il suo asino e altri paesani (e non) che arrivano con i propri animali domestici, come cani e gatti, ma anche oche, galline e cavalli.”
La Chiesa di Sant’Antonio ha una particolarità. Si trova a ridosso della montagna di Marruci, quasi a saldarsi con essa, se non fosse per un percorso pedonale retrostante che ne consente il passaggio perimetrale. La facciata presenta un ingresso rialzato da terra, al quale si giunge tramite due scalinate che vi convergono, creando una sorta di ballatoio. Da questa posizione il prete benedice gli animali che sono stati radunati nello spiazzo antistante la Chiesa. Si crea una sorta di scenografia naturale: una visione ascensionale parte dagli sguardi devoti delle persone e degli animali che, rivolti verso l’alto, attendono la benedizione.
Dopo la celebrazione liturgica partirà la Processione, nella quale i Marrucini porteranno la statua di Sant’Antonio e la statua della Madonna della Neve per le strade del paese, accompagnati dalla Banda con sonate tipiche delle feste padronali. Al rientro, i rituali fuochi pirotecnici.
“In questo giorno di festa noi paesani siamo soliti riunirci a pranzo con i parenti. Io, fino a due anni fa, rimanevo a Vallicella (una località nella frazione di Marruci) dove c’era mia zia Uliana che preparava un magnifico pranzo a base di cannelloni e fettine panate. Ancora ne sento il profumo. Purtroppo, di questo, mi resta solo un bellissimo ricordo, in quanto mia zia è venuta a mancare e da due anni a questa parte. Per questo mi sembra di sentire meno quella magia.”
La festa continua anche nel pomeriggio: a partire dalle 15.30 ci sarà l’asta tradizionale.
A tal proposito, spiega Laura: “A quest’asta rispondono tutti i marrucini; si inizia con “ji zampitti” di maiale e si continua con vari cesti offerti dalle Aziende agricole locali. Durante l’asta, a rallegrare tutti la musica dal vivo dei ragazzi del paese che cantano, suonando gli organetti. Verso le 18.00 inizierà l’estrazione della lotteria, durante la quale i bimbi pescheranno i numeretti da un sacchetto. Alle 19 è prevista la conclusione della festa con un fuoco pirotecnico a dir poco spettacolare – sottolinea Laura – che farà uscire anche i pochi rimasti in casa. Uno spettacolo bellissimo sia per la lunga durata di circa 15 minuti, sia per la spettacolarità, riconosciuta anche dai paesi vicini.”
“A questo punto – ricorda ancora Laura Sette – io tornavo a Vallicella, dove la mia amata zia preparava la cena e rimanevo lì fino a tardi, ci scaldavamo tutti insieme davanti al camino e chiacchieravamo, parlando della giornata di festa appena trascorsa.
Anche se negli ultimi due anni sento forte la nostalgia di quella convivialità familiare, fatta di un calore che ancora sento dentro di me, la Festa di Sant’Antonio resta la più bella che ci sia”.