Cronaca

Matteo Messina Denaro, dall’Aquila parole da boss: “Ero incensurato, poi non so cos’è successo”

Le prime parole del boss mafioso Matteo Messina Denaro alla polizia penitenziaria del carcere dell'Aquila. Così si è presentato all'anagrafica: "Fino a stanotte ero incensurato, poi non so cos'è successo".

L’AQUILA – Trapelano le prime indiscrezioni sull’ingresso del boss mafioso Matteo Messina Denaro al carcere delle Costarelle. Così si è presentato all’anagrafica: “Fino a stanotte ero incensurato, poi non so cos’è successo”.

Se nel covo del boss latitante da trent’anno gli investigatori non hanno ancora trovato la “pistola fumante”, rappresentata dalla famigerata cassaforte di Totò Riina, dal carcere dell’Aquila Matteo Messina Denaro lascia trapelare atteggiamenti di chiaro stampo mafioso, forse un “segnale” ad inquirenti e non che non è disposto a collaborare. All’ingresso alle Costarelle, infatti, nel momento di riempire la sua anagrafica, alla domanda sui precedenti penali ha risposto: “Fino a stanotte ero incensurato, poi non so cos’è successo“. Stesso atteggiamento sulla residenza: “Non ne ho mai avuta una”, ha risposto con un sorriso. D’altra parte aveva già anticipato la volontà di non collaborare al procuratore Maurizio De Lucia e all’aggiunto Paolo Guido.
All’interno del penitenziario di massima sicurezza de L’Aquila, intanto, Matteo Messina Denaro ha già fatto la sua prima ora d’aria, si è organizzato la cella ed è molto attivo, mostrandosi sempre sorridente con il personale che incrocia nel carcere, secondo quanto trapela da indiscrezioni che aggiungono: “il suo sarebbe un comportamento anomalo rispetto a come si comportano di solito i detenuti al 41 bis”. A quanto si apprende da fonti informate, le sedute di chemioterapia potrebbero essere disposte in massima sicurezza in una struttura all’esterno del carcere.

Questo raccontano le prime cronache dall’Aquila per il superlatitante arrestato dopo 30 anni, mentre dal covo siciliano emerge un altro quadro. Preservativi, pillole, scontrini di ristoranti, quello di Campobello racconta un’altra storia, forse scritta apposta per gli investigatori che cercavano ben altro, soprattutto la famigerata cassaforte di Totò Riina, sparita dopo l’arresto dell’altro boss di Cosa Nostra.
Tra le carte, anche un’agenda, in cui sono segnati appunti “personali”: “Perché mia figlia è arrabbiata con me?”.
Due scene diverse che fanno parte dello stesso quadro: da una parte, il boss irridente e sferzante, dall’altro un covo anonimo, lontano dai grandi misteri di Cosa Nostra. I “cacciatori”, quindi, avranno ancora da lavorare per chiudere questo capitolo. Un altro covo è stato scoperto sempre a Campobello, una sorta di bunker nella stessa area dell’appartamento dove Matteo Messina Denaro ha vissuto nell’ultimo periodo.
Intanto, il superboss di Castelvetrano ha passato i primi giorni nel carcere dell’Aquila, in una cella di 4 metri per 3.  Un’altra cella è stata preparata per la chemioterapia, che saranno gestite dal primario del reparto carcerario. Naturalmente non sono previste visite all’esterno, anche se come precisa Open potrà ricevere visite, in considerazione del suo precario stato di salute: “Riceverà lo stesso trattamento dei detenuti con patologie sanitarie. Garantiremo il suo diritto alla salute”, ha assicurato il Garante dei detenuti Gianmarco Cifaldi.

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