Rigopiano, i legali del sindaco di Farindola: “Con la Carta Valanghe la tragedia si sarebbe evitata”

Ieri la seconda giornata di udienze al Tribunale di Pescara nel processo per il crollo dell’hotel Rigopiano di Farindola. I legali del sindaco Lacchetta: “La Regione avrebbe dovuto notificare al Comune la Carta Valanghe”.
Rigopiano: proseguono le udienze. I legali del sindaco Lacchetta: “Il territorio non aveva assoluta contezza del rischio valanghe in quell’area. La Regione avrebbe dovuto notificare al Comune la Carta Valanghe: la tragedia non si sarebbe consumata”.
Ieri, 19 gennaio, seconda giornata di udienze al Tribunale di Pescara nel processo per il crollo dell’hotelRigopiano di Farindola (Pescara), travolto da una valanga il 18 gennaio 2017. Giornata tutta incentrata sull’arringa degli avvocati difensori del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, tra i 30 imputati, per il quale la pubblica accusa ha chiesto 11 anni e 4 mesi di reclusione.
Arringa particolarmente articolata, composta da oltre 200 slide, quella curata dagli avvocati Giovanni Manieri, Cristiana Valentini e Goffredo Tatozzi, legali anche di un alto imputato, il tecnico comunale Enrico Colangeli per il quale è stata chiesta la stessa condanna.
“Se la Regione avesse notificato la Carta Valanghe al Comune di Farindola, questa tragedia non si sarebbe consumata“. Le responsabilità per la morte di 29 persone sotto le macerie dell’Hotel Rigopiano vanno ricercate altrove, secondo gli avvocati difensori del sindaco di Farindola e del tecnico comunale Enrico Colangeli.
Dopo un’introduzione di natura giurisprudenziale di Valentini sul concetto di Reato Omissivo Improprio, si è giunti all’analisi della Legge Regionale 47 di Protezione Civile, secondo la quale in uno stato di emergenza si sarebbe dovuto creare un flusso continuo di informazioni tra i gradi più alti (Prefettura e Regione) e quelli più bassi (Comune di Farindola) che, al contrario, non avrebbe avuto gli strumenti per poter intervenire.
L’avvocato Manieri si è soffermato sull’inconsapevolezza sociale di un intero territorio che, dagli anni ’50 alla fine degli anni ’60 del secolo scorso – quando è stato costruito l’albergo – fino ai giorni nostri, non aveva assoluta contezza del rischio valanghe in quell’area.
Nella zona di Rigopiano “non esiste memoria storica di un reale rischio valanghe”: hanno sostenuto gli avvocati difensori del sindaco Lacchetta e del tecnico comunale Enrico Colangeli. Inoltre gli avvocati hanno sostenuto che l’unico strumento idoneo a rivelare il potenziale rischio di valanghe di ciascun sito montano, compreso quello di Rigopiano, era e rimane la Carta di Localizzazione dei Pericolidi Valanga (CLPV): carta vincolistica di previsione e prevenzione la cui elaborazione è affidata dalla normativa alla Regione Abruzzo e che non è stata mai realizzata.
Durante l’arringa difensiva è stato inoltre dimostrato che durante l’emergenza il sindaco, oltre ad aver fatto preparare tutti i presidi necessari a consentire la viabilità in caso di intemperie, all’interno di uno specifico Piano Neve, laddove i mezzi si sono rivelati insufficienti, ha richiesto soccorso in più occasioni per le 850 persone rimaste isolate nella sua zona di competenza, ma senza che arrivasse alcun aiuto.