41 bis, le regole del carcere duro

23 gennaio 2023 | 08:48
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41 bis, le regole del carcere duro

Cos’è e come funziona il 41 bis, il regime carcerario previsto anche nel penitenziario aquilano.

Nato per gestire le rivolte in carcere, è stato adottato per la criminalità organizzata e poi allargato al terrorismo. Cos’è e come funziona il 41 bis, il regime carcerario previsto anche nel carcere aquilano delle Costarelle che dal suo arresto ospita anche il superboss Matteo Messina Denaro.

Cos’è e come funziona il 41 bis? Con l’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra, attualmente detenuto nel carcere “Le Costarelle” dell’Aquila, si riaccende l’attenzione sul regime carcerario duro, di cui il penitenziario aquilano rappresenta una roccaforte, con il numero più alto di detenuti ristretti e l’unica sezione femminile d’Italia.
Si tratta di un articolo dell’ordinamento penitenziario, introdotto nel 1986, che prevede un regime carcerario “duro” per particolari tipi di detenuti. Inizialmente prevista come norma temporanea per situazioni straordinarie, come le rivolte carcerarie, il 41 bis è stato poi prorogata per le stragi di mafia e allargata al terrorismo, fino al 2022, quando è stata abrogato il carattere di temporaneità, diventando parte integrante dello stesso ordinamento. Oggi sono diversi i reati che prevedono l’applicazione del 41 bis, che viene stabilita dal Ministero della Giustizia, sentito anche il Ministero dell’interno.
Il carcere duro è applicabile per delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, terrorismo, induzione alla schiavitù, induzione alla prostituzione minorile, contrabbando di tabacchi e traffico di stupefacenti. La norma è applicabile anche a delitti di violenza sessuale di gruppo e sequestri a scopo di rapina ed estorsione.

Cosa prevede il carcere duro.

La detenzione in regime di 41 bis prevede il totale isolamento del detenuto, che viene ospitato in una cella singola e non ha accesso ai luoghi comuni, a parte l’ora d’aria, concessa solo per alcuni tipi di reati, per due ore al giorno e comunque in isolamento. È prevista una sorveglianza continuata da parte di uno speciale corpo di polizia penitenziaria, che non ha contatti con gli altri operatori. I controlli vengono effettuati anche sulla posta, in entrata e in uscita, che viene aperta e autorizzata, prima di arrivare al detenuto. Un solo colloquio al mese è previsto con i famigliari, comunque in un ambiente protetto e diviso da un vetro che impedisce ogni contatto fisico. In alternativa è concesso un colloquio telefonico, sempre a cadenza mensile. Nessuna limitazione, invece, per i colloqui con gli avvocati.
Forti restrizioni sono previste anche per il denaro e gli oggetti (dai libri ai quaderni e penne) che il detenuto può tenere in cella, dov’è prevista una tv, ma a canali bloccati. Oltre a quanto stabilito dall’articolo 41 bis, su quanto ammesso in cella c’è anche il parere della direzione carceraria, che può decidere di escludere anche alimenti o vestiti. A L’Aquila, per esempio, d’inverno è consentito l’utilizzo di giacche imbottite, considerate le temperature, mentre in altri penitenziari no. Limiti anche per il numero di foto che si possono appendere in cella.

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