Memoria

Giornata della Memoria, Ruth Dureghello a L’Aquila “Social, stadi: oggi l’antisemitismo è ancora normalità”

Verso la Giornata della Memoria l'incontro a L'Aquila con la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello.

“Ricordo Storia Futuro”, all’Auditorium del Parco l’evento per commemorare le vittime della Shoah verso la Giornata della Memoria. Presenti le scuole abruzzesi. Sul palco letture e interpretazioni, sottolineate dalla colonna sonora della violoncellista Flavia Massimo, e il messaggio di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma: “Sulla Shoah c’è stato tanto silenzio. Era il silenzio della vergogna. Oggi sono convinta che si continuerà a parlare di noi, anche oltre il dovere delle Memoria. Lo vedo negli occhi e nell’impegno della società civile, delle istituzioni e dei giovani: ma c’è tanto da fare per combattere l’antisemitismo”.

L’Auditorium del Parco cornice dell’incontro “Ricordo Storia Futuro”, organizzato e promosso dalla Regione Abruzzo e dal Comune dell’Aquila in occasione della Giornata della Memoria, per commemorare le vittime della Shoah. Incontro aperto alle scuole abruzzesi e 25 allievi Marescialli della Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza dell’Aquila.
Letture toccanti di testimonianze e ricordi dal teatro dello sterminio, interpretate dai ragazzi del centro di produzione culturale “Spazio rimediato” dell’Aquila, a cura di Giuseppe Tomei, Roberto Ianni e Luca Centi Pizzutillo: momenti ai quali ha fatto da sfondo la musica al violoncello di Flavia Massimo.

“Io chiedo quando saràChe l’uomo potrà imparareA vivere senza ammazzareE il vento si poseràE il vento si poseràE il vento si poserà…”

I versi del brano Auschwitz di Francesco Guccini, letti dal giovane studente Lorenzo Marra, hanno introdotto l’incontro di oggi, moderato da Gianni Scipione Rossi, giornalista e consigliere dell’Istituto abruzzese per la storia della resistenza e dell’Italia contemporanea (IASRIC).
C’è stato storicamente qualche problema con il riconoscimento della ‘Memoria’, di ciò che era accaduto, prima e dopo la Shoah. Il brano di Guccini risale al 1966, molto tardi rispetto ai fatti accaduti. Perché i problemi con la Memoria ci sono stati nel mondo, Italia compresa – ha introdotto così gli interventi Scipione Rossi – Perché questo ritardo? Una domanda complessa…’Oggi’, ha detto pochi giorni fa la senatrice Liliana Segre, tra i sopravvissuti ai campi di sterminio – la gente si è stancata di sentir parlare della Memoria. Finiremo per avere, prima o poi, una sola riga sui libri di storia sul tema. L’incontri di oggi parla proprio di questo, ‘Ricordo Storia Futuro: la storia serve per conoscere i fatti passati e il futuro senza storia non può esistere. La politica cosa può fare in proposito?”. 

L’intervento del presidente Marco Marsilio: “La politica può fare tanto e cerca di attivarsi puntualmente per coltivare buone pratiche. Penso ai viaggi della memoria, da promuovere tra i giovani, tra gli studenti: quelle esperienze che portano fisicamente i nostri giovani nei luoghi che sono testimonianza di ciò che è stato. Perché ciò che è stato è tutto vero. E vedere quei luoghi con i propri occhi, rende ancor più concreta la consapevolezza storica”, sottolinea. “Oggi, vorrei sottolineare un concetto importante e spesso non considerato. Perché si deve parlare degli Ebrei solo per la memoria della Shoah, associando la vita e la storia del popolo ebraico solo limitatamente alla loro lotta per la sopravvivenza? Naturalmente, tutto ciò va assolutamente ricordato, affinché non accada più, ma il popolo merita di essere conosciuto e riconosciuto nella sua immagine più ampia, per ciò che ha rappresentato nel tempo. Quindi, va promossa la cultura del rispetto, della civile convivenza, della scoperta di culture altre. E quella ebraica è una cultura che fa parte del nostro mondo: io posso dirlo bene, essendo nato e cresciuto a Roma. Gli ebrei sono a Roma da 70 generazioni, eppure ci sono ancora troppi stereotipi, anche nel linguaggio comune, nella vita di tutti i giorni. Basta crescere in mezzo ai pregiudizi”. 

La Shoah fu il frutto unico di un atteggiamento filosifico. Hitler decise che bisognava sterminare un popolo. Non è una guerra come tante. La storia è piena di stragi e battaglie, ma nel caso della Shoah c’è un progetto scientifico: dietro vi è una filosofia materialista. Gli ebrei venivano prelevati nelle proprie case. Ci sono stragi che hanno motivazioni di origine geo-politica, si pensi a quella del popolo armeno ad esempio. Mentre gli ebrei sono stati storicamente perseguitati. C’erano alla base motivazioni profonde e pericolose. A sorprende è che ci sia stato tanto silenzio, protrattosi per anni e anni”, ha evidenziato ancora il giornalista Gianni Scipione Rossi. 

L’intervento di Ruth Dureghello: Perché tanto silenzio? Era il silenzio della vergogna. Alla fine della guerra, del resto, non si era fatto alcun intervento, neanche per ripristinare la giustizia: ognuno si era tenuto stretto il proprio posto. Chi aveva firmato il Manifesto della Razza non mancò di presiedere alla Corte costituzionale del dopoguerra. Molti, giunti ai più disparati livelli, continuarono nell’esercizio di un diritto – inconcepibilmente chiamato tale – senza pagare per quanto commesso.
In Italia, ad esempio, ci furono pochi e sommari processi: poi fu molto più semplice intraprendere la strada della damnatio memoriae, invece che assumersi delle responsabilità.

Arriviamo così al 1967, quando non solo era una vergogna, ma anche una colpa dover dire che i fascisti ci avevano portato a simili tragedie. Era una colpa dire che chi era tornato dai campi di sterminio voleva raccontarlo. Come lo si poteva raccontare a chi ne era stato complice? I sopravvissuti da un lato si vergognavano, dall’altro si sentivano dire di essere bugiardi. Ci è voluta una legge per dire: parliamo della storia. Di ciò che è stato. Facciamone un monito affinché non accada più.
E nel frattempo era già accaduto, come in Cambogia, o in Ruanda. C’è voluta una legge, che in Italia fortunatamente arriva prima di quella del Parlamento europeo, grazie alla lungimiranza di alcuni”,
ricostruisce Ruth Dureghello.

Qui la diretta dell’incontro

Oggi dispiace parlare degli Ebrei soltanto nella Giornata della Memoria, dispiace che si conosca soltanto il piano per sterminare questo popolo: penso che, in questo modo, si manca di rispetto alla grande storia che ci appartiene. Sembra che se non si parla di questo non ci siano altri motivi per discutere di violenza e antisemitismo: quando al giorno d’oggi, purtroppo, violenza e antisemitismo  pervadono la società. Basti pensare ai social, che sono sommersi di messaggi antisemiti, di rievocazioni nazifasciste. O ancora si pensi agli stadi, quindi agli slogan di alcune tifoserie che offendono tutti noi, valori su cui la Costituzione è stata costruita e scritta. E noi assistiamo indifferenti, silenziosi, senza un intervento puntuale della Magistratura, senza che neanche le società si dissocino. È normale questo? È civiltà? È questo il lavoro che abbiamo fatto per la memoria? Bisogna costruire i giusti anticorpi rispetto a fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo che si palesano sempre più nella società di oggi”.
“Non possiamo permettere – ha aggiunto – che atteggiamenti di intolleranza divengano quasi ‘normali’, che assumano connotati
di un’abitudine di fatto tollerata. I nostri ragazzi devono invece conoscere a cosa può portare quell’odio e quell’indifferenza perché a loro spetterà di guidare il Paese“.

“Quando Liliana Segre dice i fatti della Shoah diventeranno una riga sui libri di storia, io riesco invece ancora a sperare: grazie alla partecipazione e all’impegno che ho visto da parte delle istituzioni, della società civile, grazie al dialogo con la chiesa. Quella di Liliana è una preoccupazione che è giusto lei passi a noi, ma se guardo a tutti quei ragazzi che ho accompagnato nei Viaggi della memoria, in questi anni, rivedo occhi, lacrime, intelligenza e, proprio per questo, sono convinta che potrà esserci anche mezza riga – d’altronde poco meno di quanto c’è stato finora – ma sicuramente si continuerà a parlare di noi”.

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