Cinema e spettacolo

La seconda via, c’è l’attore abruzzese Manuel Amicucci nel film sulla ritirata degli Alpini in Russia

È uscito "La seconda via", film girato a Castel di Sangro che racconta gesta del battaglione L'Aquila durante la ritirata in Russia. Nel cast anche Manuel Amicucci, attore di origini marsicane.

“La seconda via”, è il film di Alessandro Grilli che vuole ricordare una delle pagine più importanti della storia italiana, la ritirata di Russia degli Alpini nel 1943, da molti rimossa. Nel cast della pellicola, girata in parte in Abruzzo, a Castel di Sangro, c’è anche l’attore e dialog coach di origini marsicane, Manuel Amicucci.

Manuel Amicucci interpreta nel film il Comandante Vlad: a capo di uno squadrone di Cosacchi a cavallo è costantemente alla ricerca di tracce che possano condurlo a scovare il nemico, nascosto tra le nevi delle gelide steppe Russe. “La seconda via”, uscito nelle sale italiane il 26 gennaio, si pone questo obiettivo: conservare quella memoria, raccontare quell’eroismo, promuovere quei valori. L’attore marsicano ha curato inoltre il dialog coach, ovvero la pronuncia del dialetto abruzzese per alcuni attori. Le riprese, iniziate il 24 gennaio scorso a Castel di Sangro, in provincia dell’Aquila, si sono poi spostate a Valeggio sul Mincio, nel veronese. Del cast fanno parte giovani volti come Ugo Piva, Nicola Adobati, Sebastiano Bronzato, Simone Coppo, Giusto Cucchiarini e Stefano Zanelli, a cui si aggiunge la partecipazione straordinaria di Neri Marcorè. Per la splendida fotografia, Garilli si è invece avvalso del lavoro di Claudio Zamarion, che ha iniziato la sua formazione sui set di autori come Bernardo Bertolucci, Martin Scorsese, Giuseppe Tornatore, Dario Argento e Anthony Minghella.

la seconda via

Per il giovane, ma talentuoso Amicucci, “Interpretare questo, stando molte ore a cavallo, è stata un’esperienza straordinaria e davvero, con temperature gelide, vento e neve. Mi ha fatto comprendere quanto fosse importante e vitale il benessere del cavallo, perché concepito come salvezza della propria vita. E quanto fosse importante quel lungo e spesso mantello che indossavo e che condividevo con l’animale, al quale donavo e dal quale, a mia volta, ricevevo calore”Capoluogo“Il momento più bello delle riprese era al tramonto, quando finito di lavorare siamo partiti alla volta del campo base, attraversando tutta la Piana delle Cinque Miglia di Roccaraso. Quel silenzio fatto di respiri, di neve che si fa sempre più dura ed i caldi raggi del sole che scomparivano piano, ha reso quei momenti meravigliosi e spietati allo stesso tempo”.

La trama del film

Siamo catapultati sul Fronte russo nel gennaio del 1943. La Compagnia 604 si trova costretta ad attraversare la steppa per sfuggire all’accerchiamento nemico. Quando sopraggiunge la notte, però, dell’intera Compagnia rimangono solo sei alpini più un mulo. Avanzano in silenzio, sotto una neve incessante, mentre la temperatura tocca i 40 gradi sotto zero. Il cammino diventa un viaggio esasperante, compiuto in un deserto bianco, che spinge gli uomini a perdere la percezione del tempo e, passo dopo passo, li porta a rifugiarsi fuori dalla durissima realtà, in una dimensione onirica dove esiste, appunto, una “seconda via”. Un altro cammino, fatto di sogni, ricordi, e anche incubi dolorosissimi. Il viaggio è dunque, prima di tutto, dentro l’essere umano.

“L’urgenza narrativa di questo film nasce anche da ragioni più intime, che hanno a che vedere con la sofferenza di chi ha compiuto questo surreale cammino e che mi hanno portato a scrivere, come amo pensare, più che un film di guerra, un film di uomini nella guerra. Per questo la sceneggiatura sposa il tema della ‘perdita della concezione del tempo’. Attraversando la steppa, gli Alpini si trovarono a battere due via: una prima via fatta di passi veri nella neve; e una seconda via, mentale, dove sogni, ricordi e realtà si confondevano, dilatando la percezione del tempo. Ma non fu solo la lotta contro la natura che spinse i nostri soldati a cercare riparo in una zona interna, personale. Dovettero anche attraversare il terribile ‘paesaggio’ della guerra, e l’esigenza di rifugiarsi in sé stessi fu rafforzata dal bisogno innato di preservare un punto di luce: l’amore per una donna, per un figlio, per i genitori, per la propria terra. L’amore, in generale, per la vita”, ha spiegato il regista in un’intervista rilasciata al giornale Rolling Stones.

Castel di Sangro set del film La seconda via, le gesta del battaglione L’Aquila rivivono all’Aremogna

 

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