La Ciambella di San Biagio dal 1703. Croccante fuori, morbida dentro e tante varianti nelle ricette Made in L’Aquila. Il dolce più antico della tradizione abruzzese: la ricetta di nonna Anaide proposta da Dolci Aveja.
A L’Aquila la ciambella di San Biagio, anche chiamata pizza o torta di San Biagio, nasce come dolce votivo che i sopravvissuti del tragico sisma del 2 febbraio 1703 fecero in devozione del Santo che li aveva protetti: San Biagio ricade infatti il giorno 3 febbraio.
Un dolce, quindi, legato a doppio filo con la tradizione e la storia aquilana, quella storia che un sisma ha storicamente cambiato, già nel ‘lontano’ 1700. Ogni famiglia aveva ed ha la sua ciambella di San Biagio, seguendo la propria ricetta: così capita di assaggiare una ciambella con una punta di brandy (o semplicemente di vino) a bagnare l’impasto, molti invece aggiungono l’anice.
Una tradizione custodita nel tempo al profumo soave delle ciambelle sfornate, puntualmente ogni anno, quando si avvicina il 3 febbraio.
Semplice e buono: tanto che molti ricercano la Ciambella di San Biagio anche in periodi distanti da febbraio, ma la ricetta viene messa nel cassetto, fino alla data in cui si ricorda il santo.
La ricetta di Dolci Aveja
“Noi dei Dolci Aveja – ci racconta Claudio Calvisi di Dolci Aveja – custodiamo la storica ricetta di Nonna Anaide e, da oltre 40 anni, la riproponiamo nella variante semplice, croccante fuori e tenera all’interno. Non usiamo conservanti né coloranti, sacrificando anche la guarnizione esterna in cui non aggiungiamo ciliegie candite, proprio perché contengono molte sostanze chimiche e coloranti. Resta solo la granella di zucchero, per la gioia di piccoli e grandi”.
Non c’è, tuttavia, soltanto la ciambella semplice, nella sua versione classica. “Ne produciamo anche una versione più gustosa, con uvetta candita selezionata, oltre alla variante – per i più golosi – con gocce di cioccolato fondente puro monorigine”, aggiunge Calvisi. “Da due anni – conclude – abbiamo introdotto una versione realizzata con farina di solina 100% coltivata nella provincia di L’Aquila. Una versione, questa, che vede la tradizione sposare il territorio a 360 gradi. Infine, realizziamo la variante senza lattosio, per permettere anche agli intolleranti di assaggiarla: una versione che mantiene comunque tutti gli ingredienti della ricetta tradizionale”.
Questo il procedimento spiegato da Maria Teresa Spagnoli di Dolci Aveja: “Mescolate con le fruste della planetaria, lo zucchero, l’olio e il sale, aggiungete le uova lentamente, ora al composto cremoso aggiungete latte e lievito. Successivamente integrate nell’impasto la farina. Una volta raggiunto un impasto uniforme, potete tirarlo fuori e farne dei pezzi da circa 500g ognuno: quindi, stendete creando dei rotolini da circa 4 cm di diametro. Unite i rotolini dando una forma di ciambella, spennellate la superficie con dell’uovo e fate cadere della granella di zucchero sulla superficie. A questo punto ponete su una carta forno le ciambelle e infornatele a 200 gradi per circa 17/20 minuti in un forno ventilato. Attenzione alla cottura che può variare in base al forno: ricordate che l’interno della ciambella deve rimanere umido e non crudo, mentre la crosta dovrà risultare dorata. Una volta tirate fuori, l’ideale è farle raffreddare bene prima di mangiarle”.
Le Ciambelle di San Biagio sono ideali a colazione, ma anche per una merenda sana e golosa. Abbinata, a fine pasto, con la Genziana diventa protagonista di un’apprezzata tradizione, 100% abruzzese.
