Luca Fattore e la vita da Content Creator, da Ripa di Fagnano Alto a Copenaghen

Luca Fattore: da Fagnano in giro per il mondo per rincorrere i suoi sogni. Uno dei tanti testimoni di come vivere la propria scia possa risultare decisivo e terapeutico.
Luca Fattore, disegnatore e animatore, classe ‘72 è originario di Ripa di Fagnano Alto: ed è qui che nasce la sua passione per il disegno e l’animazione a soli 13 anni.
Una passione che lo porterà in giro per il mondo: parte per Urbino e non si ferma più. A Londra lavora 5 anni, poi l’offerta di uno studio locale a Copenaghen, dove si trova al momento. Warner Bros Animation, MGM Studios, Nice Ninja, Nickelodeon sono solo alcuni dei grandi studios per cui Luca ha disegnato i suoi straordinari personaggi.
Luca Fattore vive la propria infanzia a Ripa di Fagnano Alto, ma ha già le idee chiare: prosegue i suoi studi, affina la tecnica e si lascia influenzare dal mondo estero. Uno dei tanti testimoni di come vivere la propria scia possa risultare decisivo e terapeutico.

“L’interesse è diventato passione quasi da subito – racconta l’artista al Capoluogo – sapevo che volevo farlo come professione. Ricordo come fosse ieri il primo episodio di Goldrake, coincideva con il mio primo giorno di scuola. La scuola elementare negli anni ‘70 era a Vallecupa. Alle elementari disegnavo soprattutto da alcune riviste della National Geographic e simili. Il film d’animazione che mi ha fatto decidere la mia professione fu “Red & Toby”, un lungometraggio della Walt Disney. La storia dell’ amicizia di due cuccioli (cane e volpe) che le vicissitudini avrebbero portato ad essere antagonisti. Ho lavorato a Londra per 5 anni, poi ho conosciuto delle persone che mi hanno offerto un lavoro qui a Copenaghen. Cominciando a lavorare con disegnatori che venivano da Inghilterra, Stati Uniti, ho imparato molto”.

Un percorso colmo di influenze, quello di Fattore, che però non si tira indietro e vive il cambiamento sulla propria pelle. Eppure c’è da chiedersi: come fa un artista appassionato a lavorare e adeguarsi senza essere geloso del proprio stile?
“Spostandoti nelle varie città e nelle varie produzioni sviluppi ulteriormente la conoscenza tecnica, le basi. Ovviamente ognuno ha il proprio stile: se chiedo a 10 persone di disegnare una mela, avrò probabilmente 10 mele con stili diversi. Però con il lavoro bisogna imparare ad essere malleabili”.

Fattore ci racconta la mai banale storia dell’influenza artistica, la crescita che si può percepire con qualche sacrificio e una buona dose di zelo. L’artista non sembra in alcun modo contrariato quando ci racconta dei suoi cambiamenti, ma sottolinea le ordinarie difficoltà di lavorare per studi che esibiscono stili differenti.
“Ogni produzione ha uno stile diverso e quando cambi squadra devi abituarti a lavorare con un nuovo gruppo. La cosa è diventata un po’ più semplice una quindicina di anni fa, quando il mondo si è digitalizzato”. E con la tecnologia a fare capolino, le difficoltà in gioco possono diventare altre; per Luca, “metà della strada oggi è imparare il programma; è più semplice e complicato allo stesso tempo. Una volta era tutto concentrato sul disegno”. Un percorso lungo e fruttuoso, in barba all’impossibilità di vivere la propria passione nella realtà di un piccolo borgo delle aree interne come Ripa di Fagnano, all’insegna della propria consapevolezza artistica.

Non può che essere proprio Luca Fattore, carico di modestia, a lasciare un consiglio agli aspiranti disegnatori: “La prima cosa è non avere come scopo ultimo di essere, che so, il più bravo disegnatore… ma vivere la passione per un fine, come raccontare delle storie, creare sistemi per insegnare o semplicemente condividere un messaggio. La mia realtà da bambino era la realtà del paesino abruzzese: poi tutto comincia con il coetaneo o la maestra che ti fanno i complimenti per come disegni. L’entusiasmo viene portato avanti anche da questo. Per me è stato semplice, sapevo cosa volevo fare. Convincere i genitori che il mio sogno potesse diventare un lavoro vero, ecco, quello era un altro paio di maniche. La difficoltà è stata soprattutto quella”.

