Il documentario rai

41 bis, la vita nel carcere dell’Aquila

Non sono detenuti come gli altri quelli del 41 bis, sono quelli del carcere duro, i 'ristretti'. Il documentario che ci porta nel carcere duro aquilano

41 bis L’Aquila, la vita nelle stanze dei “ristretti”. Questa la vita all’interno del Carcere duro più grande d’Italia: dove è stato rinchiuso il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Lo speciale Rainews 24.

“Non sono detenuti come gli altri quelli del 41 bis, sono quelli del carcere duro, i cosiddetti ‘ristretti’ “.  Inizia così il documentario realizzato da Rainews24 nel 2019 che, proprio in questi giorni, è tornato a circolare sui social. Giorni in cui si parla e si discute tanto proprio del regime del 41 bis, dopo l’arresto – arrivato in seguito a 30 anni di latitanza – del boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Il carcere in località Costarelle a L’Aquila è il più grande carcere di massima sicurezza italiano ed ospita il più alto numero di detenuti in 41 bis. Non solo, si tratta anche dell’unico penitenziario italiano ad ospitare una sezione femminile.
“I controlli sono maggiori rispetto alle altre sezioni” spiega Salvatore Prudente, responsabile del Gruppo operativo Mobile ai microfono di Rainews 24, poi viene controllato anche lui, che entra per accompagnare la giornalista.
Il regime del 41 bis è una forma di carcerazione speciale, istituita nel 1992, in risposta alle stragi di Capaci e via d’Amelio.

Nella Sala Regia interna avviene “il controllo totale di ciò che avviene negli spazi interni della struttura. Ogni angolo delle diverse stanze è coperto dalle telecamere, tranne i servizi igienici per una questione di privacy”, spiega ancora Prudente.
Il regime differenziato del 41 bis “comporta una cesura sulla corrispondenza, sia in entrata che in uscita, nel tentativo di spezzare quel sodalizio che c’è con l’esterno”, precisa Barbara Lenzini, Direttrice del carcere aquilano.
Il controllo del 41 Bis è affidato agli Agenti del GOM, Gruppo non speciale ma specializzato a gestire la detenzione e dei boss.
Vigilanza h24 e controlli a sorpresa nelle celle, anche chiamate camere di pernottamento: si svolgono più volte al giorno. Inoltre, ogni qualvolta che un detenuto lascia la struttura per qualche esigenza speciale, al rientro perquisizione fisica totale
L’ambiente è asettico: tutto è ridotto all’essenziale. Qualsiasi oggetto potrebbe diventare una potenziale arma per i ristretti.

Nelle stanze i letti ben saldati a terra per evitarne usi impropri, la televisione con il telecomando punzonato, per evitare che vi si possano nascondere oggetti pericolosi, quali lame. Inoltre in tv sono visibili solo i canali nazionali: censurate le tv locali, preziose fonti di informazione  sui territori d’origine dei reclusi. Quindi la “finestra – non finestra” con le cosiddette “gelosie” per evitare contatti con gli altri detenuti appartenenti ad altri clan. Sulle porte dei bagni lo spioncino che consente sempre un controllo visivo da parte degli operatori di polizia penitenziaria. Consentita la lettura, ma solo con i libri messi a disposizione dall’Istituto penitenziario. I detenuti possono svolgere anche attività motoria: naturalmente anche gli attrezzi sono ben saldati a terra, per evitare che possano essere utilizzati per offendere le guardie. Un’ora al giorno per socializzare in gruppi di 3 massimo 4 persone: un’ora d’aria in un passeggio di 3 metri per 10.

Qui lo speciale della Rai.

https://www.rainews.it/archivio-rainews/media/Oltre-quel-muro-a5fb1bb8-d121-45f7-a9c8-9abaea4b7b62.html

 

 

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