Camere con vista

La lunga marcia del PD, la sfida del rinnovamento per sopravvivere

L'editoriale di Giuseppe Sanzotta sulla lunga marcia del PD verso il congresso nazionale. La sfida del rinnovamento.

Camere con vista, la rubrica di Giuseppe Sanzotta. La lunga marcia del PD verso il congresso nazionale: il nuovo segretario dovrà ricostruire il partito e cercare alleati.

Il nuovo segretario del Pd, che sarà eletto soltanto a fine febbraio, si troverà a gestire un partito che, stando ai sondaggi, è al livello più basso della sua storia. Con gli alleati di area che nel tempo sono diventati avversari elettorali. Il nuovo segretario, salvo sorprese, si troverà a gestire anche i postumi di due sconfitte nelle elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia. Due partite che quel “campo largo” sognato da Letta poteva affrontare con qualche possibilità di successo. In Lombardia il presidente Fontana appare un po’ ammaccato dopo la vicenda Covid. Le dimissioni di Letizia Moratti lo hanno ulteriormente indebolito. Ma il Pd , scegliendo di presentarsi alleato dei 5Stelle, che in Lombardia contano veramente poco e non con il Terzo Polo, appare avviato verso la sconfitta. Nel Lazio il candidato del Pd è sostenuto dal Terzo Polo, ma non dai 5Stelle, che presentano un proprio candidato. Anche qui la sconfitta appare inevitabile.
Indipendentemente dall’esito delle regionali, il Pd avrà un nuovo segretario dopo una interminabile campagna elettorale interna, con un segretario dimissionario da settembre e una sconfitta non metabolizzata. Così non sorprende che i sondaggi segnalino una perdita di consensi passati evidentemente ai 5Stelle, che, dopo aver provocato la fine del governo Draghi, hanno rinverdito lo spirito degli oppositori facendo dimenticare in parte quel partito che aveva governato con maggioranze diverse per quattro anni.

Più difficile per il Pd riprendere il piglio dell’opposizione. Quel partito è stato al governo in quasi tutte le regioni, ha guidato le maggiori città italiane, dal 2011, con la sola eccezione di un anno, è stato in maggioranza e al governo. Si è ritagliato il ruolo di partito di sistema perdendo progressivamente  la rappresentanza dei ceti popolari. Ora dall’opposizione dovrebbe rappresentare istanze popolari, il disagio. Dovrebbe fare proprie le battaglie per un sistema sanitario funzionante, per la lotta al precariato, contro i bassi salari, dovrebbe battersi per l’occupazione ecc… Ma chi ha avuto per tanti anni responsabilità di governo avrà la credibilità necessaria? Anche perché non si può certo dare la responsabilità a chi governa da pochi mesi del mali irrisolti del Paese. Passare da partito di sistema a partito di opposizione è la vera sfida del futuro segretario del Pd. Chiunque sarà dei 4 candidati avrà di fronte lo stesso problema: rivitalizzare un partito logorato dalle poltrone ministeriali. Il potere aiuta a conservare il potere, ma se si perde è difficile risalire la china. Questa la prima sfida del futuro gruppo dirigente, anche perché a sinistra c’è un movimento 5Stelle che si è fatto portavoce della protesta, soprattutto al sud, partendo dalla strenua difesa di quel reddito di cittadinanza che è riuscito a imporre. Così quel partito con cui Zingaretti prima e Letta poi sognavano di costruire una alleanza è ora un pericoloso rivale elettorale. Senza contare che nell’area moderata il duo Calenda-Renzi può attrarre quella parte del Pd che osteggia scivolate populistiche o demagogiche.

Il futuro segretario, inoltre, dovrà cercare di ricostruire quelle alleanze indispensabili per costruire una alternativa capace di sfidare un centrodestra che marcia con il vento in poppa e con una leader che, grazie ai risultati elettorali, non può essere messa in discussione da nessuno degli alleati drasticamente ridimensionati rispetto al passato. Alleati che non perdono occasione, dopo qualche fibrillazione a inizio legislatura, di garantire l’unità della coalizione.
Ce la farà il Pd a riformarsi? È questa la vera scommessa per il futuro gruppo dirigente. E, stavolta, in gioco c’è la sopravvivenza del partito erede delle due grandi forze popolari della prima Repubblica: Dc e Pci.

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