LE NUOVE STANZE DELLA POESIA |
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Le nuove stanze della poesia, La lingua inaudita – Marco Guzzi

9 febbraio 2023 | 10:01
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Le nuove stanze della poesia, La lingua inaudita – Marco Guzzi

Il poeta e filosofo Marco Guzzi, fondatore dei Gruppi Darsi per l’appuntamento con la rubrica a cura di Valter Marcone.

Quando un intero ciclo storico si compie e un altro fatica ad iniziare, il compito primario consiste nel ridare un significato vivo alle parole, sottraendo il pensiero umano all’usura e all’insignificanza.
Oggi più che mai, perciò, nel frastuono di un passaggio antropologico senza precedenti, urge elaborare un linguaggio che sia la lingua madre dell’umanità in procinto di nascere in questo vortice dei tempi. E’ come se un bambino in noi stesse imparando a parlare per la prima volta, balbettando e sbagliando spesso verbi e sostantivi.

Ecco perché è necessario iniziare a formulare un nuovo Dizionario della lingua inaudita, che non può che essere poetico, aforistico e frammentario, in quanto il nuovo linguaggio si va formando in noi giorno dopo giorno, quasi parola per parola, e fuori da ogni controllo sistematico o pretesa enciclopedica”
E’ questo l’affondo già a partire dalla quarta di copertina del libro di Marco Guzzi , Dizionario della lingua inaudita, ed Paoline, il 20° della Collana Crocevia, che venne pubblicato nel 2019 proprio in occasione dei 20 anni dei Gruppi Darsi Pace.
Del resto, anche a livello politico l’appello a un cambiamento del linguaggio sta diventando sempre più pressante e ineludibile, in perfetta sintonia con gli sforzi per una piena realizzazione della democrazia nel nostro paese attraverso l’attuazione della Carta costituzionale. Una carta di cui ricorre proprio quest’anno il 75°anniversario dell’entrata in vigore in quel primo gennaio 1948.
Una Costituzione che i padri e le madri costituenti con formulazioni a volte profetiche hanno scritto pensando non al tempo passato o al loro presente ma al nostro tempo , il loro futuro. Una dimensione di “ sogno” perchè nella formulazione, per esempio dell’articolo 21 “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. “, cancellavano di netto e di botto un ventennio, azzeravano una Storia di violenza e di coercizione per aprire un orizzonte evocativo .
Dunque una democrazia che deve diventare vera democrazia con l’attuazione della prima parte dell’articolato costituzionale che impegna appunto questo futuro, quello in cui viviamo, per esempio a “ ripudiare la guerra “. Ripudiare è termine forte , impellente, decisivo e non solo. Ripudiare significa bandire anche nei pensieri e in ogni forma , compresa quella verbale , un’azione di offesa che arreca distruzioni , macereie , lutti , sofferenze non solo materiali ma anche morali. Quante volte non si pensa alla “ guerra delle paroole” per esempio nella disputa politica e nel contrasto degli avversari. Una guerra che lascia il segno e marca profondamente non solo chi viene offeso ma anche chi offende .
E l’elenco dei diritti e dei doveri che la costituzione propone non è lungo ma essenziale perchè i padri e le madri costituenti hanno saputo formulare quei principi quasi in modo “ poetico”, e non è una esagerazione e ci tengo a dirlo in una rubrica che si occupa di poesia .Una formulazione comunque rilevante anche dal punto di vista della semplicità della forma usando parole non solo di buon senso ma di comune accoglimento nella vita delle persone e di riflesso di intere comunità.
La vera democrazia infatti non è solo un sistema di regole formali, sottoposte in definitiva alle stringenti regole economiche di un mercato controllato da ristrette cerchie oligarchiche: piuttosto essa è una perenne conquista che richiede il dialogo, il confronto di idee e culture, e soprattutto l’autocoscienza degli esclusi e degli emarginati. Come detto nell’art 3 :“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. “
Da qui , se parliamo di democrazia, di linguaggio e quindi di dizionario dunque l’invito a una rivoluzione moderata, non violenta e trasversale che sostenga la lotta contro tutti i poteri che opprimono l’uomo, contro ogni omologazione a quel sistema dominante, che i maggiori pensatori del nostro tempo hanno definito suicidario. Marco Guzzi con le sue poesie anzi con il suo Dizionario ci aiuta a capire

CONSAPEVOLEZZA

Se stamattina sei triste
riposa nella consapevolezza
della tua tristezza.
Se stamattina sei molto arrabbiato,
riposati nella consapevolezza
della tua rabbia.
Affinché tu possa riposare
la tua consapevolezza dovrà essere
coltivata, morbida, accogliente,
estremamente vasta, spaziosa,
e leggera.
Inizia col concentrarti
su questo inspiro
e abbandonati un po’
in questo espiro.
La consapevolezza che tutto accoglie
è l’annuncio di quella dolcezza,
piena di sapienza e di amore,
che chiamiamo
Spirito.
Se stamattina ti sembra di morire
riposati in questa luce
in cui perfino la morte
si scioglie,
come un calcolo renale, come
un antico dolore
sfuma nell’inaudito
sollievo.

Marco Guzzi (1955), poeta e filosofo, ,laureato in Giurisprudenza (1977) e in Filosofia (1980), ha proseguito i suoi studi a Freiburg e a Bonn.Ha sempre affiancato alla ricerca poetica e filosofica un’intensa attività di comunicazione culturale attraverso seminari e conferenze, ma anche lavorando a lungo nei mezzi della comunicazione di massa.Dal 1985 al 1998 ha infatti condotto alcune delle principali trasmissioni di dialogo col pubblico di Radio RAI, quali Dentro la sera, 3131, e Sognando il giorno. Dal 1985 al 2002 ha diretto i seminari poetici e filosofici del Centro Internazionale Eugenio Montale di Roma. Dal 2004 dirige presso le Edizioni Paoline la collana “Crocevia”.Dal 2005 tiene corsi presso il “Claretianum”, Istituto di Teologia della Vita Consacrata dell’Università Lateranense. Dal 2008 è Professore Invitato nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana.Nel 2009 Benedetto XVI lo ha nominato Membro della Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon.
Tutta questa esperienza di ricerca creativa, e di elaborazione di linguaggi comunicativi, è infine confluita nell’attuale sperimentazione di gruppi di liberazione interiore in cui si tenta di favorire il processo di trasformazione spirituale che il tempo collettivo richiede e sollecita in ciascuno di noi.
Marco Guzzi è il fondatore del Darsi pace un Movimento Culturale che si esprime attraverso Gruppi di liberazione interiore, in cui la fede cristiana viene rilanciata come esperienza concreta e costante di nuova nascita: scioglimento del nostro vecchio io ego-centrato, dominato dalla paura e dall’odio, ed emersione di un nuovo io spirituale, più libero e più felice.
Questo passaggio da una figura di umanità sostanzialmente bellica ad un’altra più pacificata e capace di relazioni pacifiche si sta manifestando come l’unica possibilità evolutiva per l’intero genere umano. L’io ego-centrico infatti si mostra di decennio in decennio come un principio incapace di governare la vita umana su questa terra, e anzi orientato alla sua distruzione.
I processi della globalizzazione stanno rivelando apocalittica-mente, e cioè in modo del tutto evidente, in diretta mondiale, l’insostenibilità di un governo egoico del pianeta, e la necessità di un capovolgimento innanzitutto interiore.
Dice Roberto Perotti a proposito di “ Una lingua inaudita “ in un breve testo pubblicato su Art a Part of Cult/ure . Net in aprile del 2020 .”È indubitabile che una profonda crisi antropologica ci chieda da anni di ridisegnare i tratti della nostra stessa umanità. Viviamo un travaglio senza precedenti e il mondo sembra capovolgersi ogni giorno di più: ci accorgiamo del suo disastro attraverso la visione degli spazi allagati della nostra esistenza. In questa liquidazione di riferimenti estetici, morali e antropologici appare indispensabile chiedersi quale spazio di senso possa ricoprire la lettura e la scrittura e soprattutto interrogarsi su quale forma di lettura e di scrittura. ”
Una considerazione che ci pone anche delle domande a cui sarebbe troppo lungo rispondere .Quale spazio di senso hanno la lettura e la scrittura nel mondo di oggi .Di cosa si dovrebbe per l’esattezza parlare, scrivere o leggere? Lungo articolare e ragionare su queste domande come dicevo. Basta qui racchiuderle in questa formulazione che forse può essere oscura ma che rende bene il valore della parola. Leggere scrivere parlare attraverso “ parole incendiarie : ricorrendo a quei presupposti poetici e spirituali e a quelle energie linguistiche, che sappiano nutrire la mente, attraverso parole incendiarie.”