L'aquila

Binge Eating Disorder, il più subdolo dei disturbi del comportamento alimentare (DCA)

Binge Eating Disorder come riconoscerlo e perchè è importante intervenire subito. L'appuntamento del venerdì con la nutrizionista Simona Di Pirro: rispondiamo alle domande dei lettori

Il BED (Binge Eating Disorder) o disturbo da alimentazione incontrollata è un disturbo alimentare ben preciso da non confondere con la più nota bulimia, in quanto non sono presenti strategie di compenso come il vomito, il digiuno, l’utilizzo di medicinali e/o lassativi. Chi ne è affetto riesce ad assumere una enorme quantità di cibo in un breve lasso di tempo che invece di saziare, lascia un grande vuoto emotivo riempito da un enorme senso di colpa che porterà la persona a reiterare questo comportamento distruttivo di nascosto. C’è una vera e propria perdita di controllo su cosa e quanto si sta mangiando.

Cerchiamo di capire meglio con la biologa nutrizionista, la dottoressa Simona Di Pirro, nell’appuntamento sul Capoluogo con la rubrica dedicata al benessere… che passa anche dal cibo.

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Non tutti coloro che di tanto in tanto commettono un “peccato di gola” si devono riconoscere in questo tipo di disturbo. La diagnosi infatti, arriva quando gli episodi ricorrono almeno una volta a settimana regolarmente per un periodo di almeno tre mesi. Quindi sono salvi gli spropositi natalizi e gli strascichi della Pasqua. Le donne sono più colpite dai disturbi del comportamento alimentare, ma anche gli uomini sempre più frequentemente si trovano intrappolati in una rete di meccanismi psicologici che spesso parte dallo stato di obesità. Come riconoscere il Binge eating?

Ci sono dei campanelli di allarme che possono indirizzarci verso questo disturbo come, ad esempio, un peggioramento dell’umore unito ad una visione distorta del proprio corpo, la consapevolezza di non riuscire a fermarsi nonostante ci si senta sazi, non trovare più piacere nel gustare un buon piatto in compagnia e iniziare ad associare il momento del pasto al giudizio degli altri.
E’ importante intervenire prima possibile per evitare di sviluppare patologie gravi.
Il nutrizionista può essere il primo, tra i professionisti della salute, ad essere interpellato nel tentativo di controllare un peso che tende ad aumentare e diminuire in modo repentino, ma non sembra mai arrivare a soddisfare il paziente. Ciò, con il passare del tempo, può trasformarsi in una difficoltà a socializzare e portare ad un progressivo isolamento che verrà compensato ancora una volta con il cibo. In questi casi il nutrizionista invierà il paziente ad un centro specialistico per una corretta diagnosi e con la collaborazione di tutte le figure professionali necessarie (psicoterapeuta, diabetologo, endocrinologo, personal trainer, ecc.) proporrà un percorso specifico di controllo del peso e soprattutto di educazione alimentare.

Rispondiamo ora ai dubbi dei nostri lettori:

1) Una stessa persona può soffrire di diversi tipi di DCA?
Sì. Può capitare che un paziente che soffra di un disturbo alimentare migri verso un altro disturbo come bulimia o anoressia nervosa. Spesso è la necessità di controllo che non si può avere sul resto degli aspetti della propria vita che porta ad esercitarne uno eccessivo sulla sfera alimentare.

2) Come si può affrontare?
Il punto di partenza è una corretta diagnosi che differenzi un paziente obeso da uno con un disturbo da alimentazione incontrollata. In seguito, si deve rendere consapevole il paziente della sua condizione e lavorare da un lato sulla corretta alimentazione per riportare il peso in un range di normalità e da un altro anche sulla sfera emotiva con il supporto dello psicoterapeuta.

3) Ma se nonostante la psicoterapia e la dieta si ripresentano le abbuffate?
Tutti i percorsi di cambiamento mettono in conto delle cadute, degli imprevisti, degli ostacoli, ma questi possono essere momenti di riflessione che sono preziosi per andare avanti e riconoscere i segnali che ci anticipano il reiterarsi di un comportamento non corretto. Se impariamo a ascoltare il nostro corpo, possiamo limitare gli episodi di abbuffate ed il conseguente senso di colpa. Non ci si deve abbattere davanti a momenti di debolezza perché fanno parte di noi. È necessario però continuare il percorso nutrizionale e di terapia cognitivo-comportamentale senza aver paura del giudizio del professionista. Ai miei pazienti dico sempre che io sono solo uno strumento, ma sta a loro decidere di utilizzarlo oppure no.

4) Da cosa dipende questo disturbo?
Non esiste una sola causa, piuttosto si tratta di una serie di fattori che si incastrano tra loro. Dinamiche familiari, obesità di altri membri della famiglia, storia personale di sovrappeso sin dall’ infanzia, episodi di bullismo subiti a causa della propria forma fisica. Tutto ciò può trovare terreno fertile in una persona che presenta caratteristiche personali di fragilità, una scarsa autostima, mancanza di fiducia, eccesso di precisione o che presenta una tendenza ad estremizzare i propri comportamenti fino ad arrivare a manifestare atteggiamenti compulsivi o ossessivi riguardo il cibo e la forma fisica.

5) Quali sono le conseguenze se non si corregge il disturbo da alimentazione incontrollata?
Se protratto a lungo, il disturbo da alimentazione incontrollata può portare a patologie più serie che sono spesso collegate allo stato di obesità anche grave che affligge questa tipologia di pazienti. Dietro l’angolo c’è il diabete con tutte le sue conseguenze, le malattie cardiovascolari fino ad arrivare ad alcuni tipi di tumori. Da non trascurare ovviamente tutte le conseguenze a livello psicologico e relazionale che abbassano di molto la qualità della vita. Il disturbo da alimentazione incontrollata può trovare una soluzione affidandosi ad un nutrizionista esperto del problema che, con l’aiuto di tutte le figure professionali necessarie, accompagnerà il paziente nella perdita di peso e nel ritrovare il piacere di una alimentazione gustosa, sana e appagante.

La Dott.ssa Simona Di Pirro, Biologa Nutrizionista, è ospite de “Il Capoluogo” con una sua rubrica quindicinale. Potete suggerire temi o fare delle domande scrivendo alla redazione del Capoluogo. La dottoressa Di Pirro è laureata presso l’Università degli Studi dell’Aquila in Biologia della Salute e Nutrizione con lode, ha frequentato la scuola di alta formazione in Micoterapia (utilizzo dei funghi medicinali) presso l’Università di Padova e la scuola di alta formazione in Microbiota umano in collaborazione con l’Università di Pavia. È inoltre consulente per l’igiene degli alimenti e gestione del sistema HACCP.
La dottoressa propone ai suoi pazienti un approccio nutrizionale basato sulla medicina funzionale presso i suoi studi dell’Aquila e di Avezzano.

Questi invece i suoi riferimenti social:
-pagina facebook: Dott.ssa Simona Di Pirro Biologa Nutrizionista
-instagram: simonadipirronutrizionista

 

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