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Il Pretuziano: Orgoglio made in Abruzzo, Sono sempre stato un buffone e non me ne vergogno

"Ti piace il mare? La montagna? La collina? T vù stà a la cas? Vieni in Abruzzo, abbiamo tutto". L'intervista a Il Pretuziano, 'ambasciatore' in Inghilterra di rustelle e Abruzzo agricolo.

"Sono sempre stato un buffone e non me ne vergogno, neanche adesso a 40 anni suonati. Forse è vero quello che dicono riguardo all’ironia, che è come uno scudo, una corazza per distrarre l’attenzione dalle fragilità interiori". Ironia pungente e un cuore tenero: lui è Marino Cardelli, archeologo teramano, conosciuto sui social come 'Il Pretuziano', fenomeno del momento che ha portato sul web una veracità 'agricola' tutta abruzzese che sta facendo impazzire i suoi followers.

Il Pretuziano in questi giorni sta riscuotendo un grande successo su Instagram con le sue parodie legate a Sanremo: c'è la canzone dei Mäneskin "The Loneliest" che al al ritornello è diventata l'iconico 'lu porc non arevè', c'è il monologo di Chiara Ferragni che in abruzzese... è tutta un'altra cosa! Marino Cardelli vive in Inghilterra; da lì, anche per non sentire la nostalgia di casa, pubblica quasi ogni giorno, cover, parodie e fotografie che ricordano tanto il suo amato Abruzzo, la terra da cui è partito per andare a stalkerizzare la Royal family con i suoi divertentissimi doppiaggi in dialetto nostrano della compianta Regina Elisabetta II. 

In poco tempo ha costruito intorno al "Pretuziano" un personaggio straordinario e unico, irriverente, ma non banale, senza essere mai volgare. Amante degli arrosticini, molto più che delle 'mazzarelle' teramane, Il Pretuziano si candida a diventare il testimonial del nostro territorio. "Ti piace il mare? la montagna? Ti piace la collina? T vù stà a la cas? Vieni in Abruzzo, abbiamo tutto".

Ma come è arrivato in Inghilterra, da dove è partito, ma soprattutto a chi è lu figl'?

"Durante gli anni della scuola - racconta Il Pretuziano ai microfoni del Capoluogo.it - al Liceo Classico Melchiorre Delfico di Teramo ero tormentato da tante insicurezze. Temevo il giudizio degli altri. Questa timidezza è stata un pò la mia forza, infatti ho cominciato a fare podcast e video per gioco, non mi aspettavo di certo questo risvolto". Ai tempi del liceo con lui c'era un altro teramano che avrebbe poi dato lustro all'Abruzzo in tutto il mondo: tra i suoi compagni infatti c'era un giovane Enrico, che sarebbe diventato poi quel direttore d'orchestra, quel Melozzi che adesso, in questi giorni, si trova a Sanremo e che due anni fa ha diretto i Mäneskin nell'edizione che ne ha decretato il trionfo.  "Enrico era un mio modello di riferimento: alto, intelligente, affascinante, musicista bello e dannato, faceva parte della band della scuola, ed era l’idolo di tutte le ragazzine (dai Enri’, te so fatte nu cumblemende). E dall’altra parte c’ero io: bassino (ho sviluppato più tardi), svogliato (quello sembre fatto), con i brufoli, suonavo male la chitarra nel coro della parrocchia. Il paragone non reggeva. Però un giorno imitai Diego Abatantuono mettendomi una parrucca e feci ridere tutta la classe. Da quel momento Melozzi me lo misi in saccoccia. Ovviamente si scherza, è solo un modo per farmi il fregno: io e il maestro Enrico Melozzi abbiamo frequentato la stessa scuola, come anche l’attrice Elisa D’Eusanio, entrambi orgoglio teramano nel mondo".

Anni bellissimi, di quelli che non si scordano facilmente: poi, la scelta di studiare Archeologia. Ma come sei finito in Inghilterra, tu che ami tanto l'Abruzzo? "Le mie esperienze più belle le ho fatte con i miei compagni di classe con i quali tutt’ora, a distanza di secoli, ho un ottimo rapporto di amicizia. Poi, dal Liceo all’Università è  stato un attimo. Ancora oggi non lo so chi caspita m’ha cecato a capà archeologia. Eppure i nonni avevano le terre, ma io nn so mai vulute zappà! Ho studiato a Perugia, città  meravigliosa dove ho lasciato il cuore. Tra Umbria Jazz e Eurochocolate ho riscoperto l’amore per la musica e pe lu magnà. Infatti, lu pacche dall’Abruzzo non mancava mai. Ogni volta era una festa, si invitavano amici a fare le spaghettate nghe lu suche di pummadore, o a fa nu sdijune nghe na fetta di pane e l’uje gnove. Anni intensi in cui mi sono appassionato allo studio del passato ed all’archeologia. Ho avuto la fortuna ed il privilegio di studiare con professori di un’altra categoria e questo mi ha permesso di fare carriera qui in Inghilterra da dove ci guardano sempre con un occhio di riguardo".

Dopo l’università in ogni caso il richiamo 'della casa' è stato forte e Il Pretuziano è tornato per un periodo in Abruzzo prima di arrivare oltre Manica. "Ho lavorato come libero professionista in alcuni cantieri archeologici prima a Teramo e poi nell’ascolano. L’esperienza sul campo mi ha sicuramente formato a dovere, ma la partita iva mi ha costretto anche lunghi periodi di inattività. Nel frattempo ho cercato di investire nella formazione ed ho avuto la possibilita’ di fare tirocinio a L’Aquila per la ricostruzione. Ho prestato servizio con la protezione civile C.I.V.E.S. di Teramo sia durante le prime operazioni di soccorso sia per la gestione della tendopoli di Coppito ed avevo comunque intenzione di tornare a L’Aquila perchè... beh solo un abruzzese lo può capire. Nel frattempo la musica aveva preso il sopravvento, con degli amici avevamo messo su una band. Io non ero il cantante, ero 'quello che canta' c’è una bella differenza. Non ero bravo ma, modestamente, sapevo intrattenere. Volevamo essere come gli Stones ma alla fine eravamo più tipo i Beehive. Con i ragazzi allestimmo un concerto nella tendopoli: luci, casse e mixer tutti attaccati ad un generatore. Regalare un sorriso, un attimo di svago a chi aveva perso tutto fu una delle esperienze piu’ indimenticabili della nostra vita. Anni dopo, durante un concerto a S.Egidio alla Vibrata ho conosciuto mia moglie...".  

Ma questa è un’altra storia e il Pretuziano svelerà tutti i dettagli in un libro attualmente in lavorazione ed in collaborazione con altri talentuosi artisti teramani. "Non posso dire altro sennò lu libbre nu combre nisciune!". Oltre "a fare il buffone su Instagram", (cit.) fa parte della squadra di Biancorossi, l’unica trasmissione web sul Teramo calcio, "dove faccio doppiaggi comici a calciatori, presidenti, personaggi dello sport, non risparmio nessuno".

Tornando al Festival... Qual'è il tuo Fanta Sanremo Pretuzià? "Secondo me vince Frechetez con N SA FA LI BUTTIJE un pezzo dell’amico Alessandro La Froscia, 'natoecresciutoinabruzzo' con il quale collaboro per la rubrica satirica STA PARLATE in onda in diretta su Rete8 durante le partite del Pescara calcio. Con Alessandro abbiamo grandi progetti per il futuro, vedremo dove ci porta l’esaurimento.  Premio della critica ai Maneskin di Morro D’oro con LA FURNACELLE, un brano di denuncia contro chi cucina gli arrosticini abruzzesi sopra la padella. Una battaglia questa che Damiano ha molto a cuore.  Mo’ se non vi dispiace, avessa je a zappa’ la terre. Ciave". 

"Aspetta Aspetta Pretuzià, senti una cosa: ma in Italia, in Abruzzo ci tornerai a vivere? "Scine, ma non per fare l'archeologo, sarà solo per fare Il Pretuziano".

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