C’è l’ombra della ‘Ndrangheta nell’omicidio avvenuto a Pescara l’1 agosto scorso, costato la vita all’architetto Walter Albi.
Nella sparatoria rimase gravemente ferito l’ex calciatore Luca Cavallitto. Sono stati arrestati il 14 febbraio il presunto mandante e il killer dell’agguato avvenuto in un bar del centro del capoluogo pescarese, davanti a tante persone. Alla base dell’omicidio ci sarebbe uno sgarbo fatto a persone vicine alla malavita calabrese. Affari poco puliti, investimenti immobiliari, il progetto di un hotel galleggiante nel porto turistico di Pescara. A distanza di sei mesi i Pm Giuseppe Bellelli, Anna Rita Mantini e Andrea Di Giovanni sono sicuri di aver ricostruito “un contesto probatorio solido, in grado di affrontare il processo”.
La vittima della sparatoria, Walter Albi, architetto 66enne, imprenditore ed ex dirigente pubblico era molto conosciuto in città. Dopo un dissesto economico si sarebbe avvicinato a persone legate alla ‘Ndrangheta. Luca Cavallito, vivo per miracolo, 49 anni, ex calciatore, figlio di una vecchia gloria juventina, è stato il tramite tra la vittime e alcune persone legate alla criminalità. Come riporta Il Messaggero, l’omicidio è maturato in questo ambiente, in un giro di soldi prestati e mai riavuti. Il mandante avrebbe commissionato il crimine per vendicarsi di un viaggio per “affari” non portato a termine da Albi che grazie alla sua patente nautica avrebbe dovuto trasportare cocaina dal Sudamerica all’Europa. Cavallito, invece, era il suo “gancio”. I due però, pagati dal “boss”, non sarebbero riusciti a portare a termine la missione. Dovevano incontrarsi l’1 agosto per avere un chiarimento. Invece, al bar dove si erano dati appuntamento si è presentato il killer.
