Faglie attive nel Centro Italia, lo studio rivoluziona la ricostruzione: “Delocalizzare tutti gli edifici a rischio”

Ricostruzione Centro Italia: concluso lo studio sulle Faglie Attive e Capaci. Dove si può ricostruire? Dove servirà delocalizzare gli edifici? Gianni Anastasio: “Delocalizzare tutti gli edifici a ridosso della faglia, non solo quelli inagibili”.
Svolta nel processo di ricostruzione post sisma del Centro Italia: concluso lo studio sulle Faglie Attive e Capaci. Dove si può ricostruire? Dove servirà delocalizzare gli edifici? Norcia, Pizzoli e Rieti sono la aree giudicate di maggior rischio. Gianni Anastasio, Coordinatore dei sindaci del Cratere e sindaco di Pizzoli: “Delocalizzare tutti gli edifici a ridosso della faglia, non solo quelli resi inagibili dal sisma. Evitiamo allarmismi e lavoriamo: servirà una legge con contributi dello Stato per le spese di delocalizzazione”.
È stato ufficialmente concluso lo studio sulle Faglie Attive e Capaci, un assoluto primato in Italia per l’estensione territoriale considerata e per la sua natura pubblica che fornisce un’approfondita conoscenza delle aree presi in analisi per indicare chiaramente ai Comuni e cittadini dove si può ricostruire e dove, al contrario, occorre delocalizzare gli edifici per motivi di sicurezza.
Una geografia urbana che sarà ridisegnata dal rischio terremoto, in nome, proprio, della pubblica incolumità. Le nuove linee guida, come ha sottolineato il neo Commissario alla Ricostruzione post Sisma 2016, Guido Castelli, permetteranno di individuare le cosiddette “zone di rispetto” e le distanze minime che gli edifici devono rispettare per evitare pericoli.
Gli approfondimenti realizzati – partiti sotto l’input e il coordinamento dell’ex Commissario alla Ricostruzione Giovanni Legnini – hanno interessato le Faglie Attive e Capaci, indicate dalla sigla FAC, di Norcia, Preci, Macerata, Ussita, Capitignano, Montereale, Barete, Pizzoli, Leonessa, Cittaducale, Rieti, Cantalice, Rivodutri e Ortolano di Campotosto.
Sul fronte ricostruzione, allora, arriva quella che potremmo definire “Carta dei rischi”, mutuando una terminologia che rimbomba direttamente dalle aule del Tribunale di Pescara, dove si sta svolgendo il processo sulla tragedia di Rigopiano: qui, a pochi giorni dalla sentenza, la difesa degli imputati ha puntato l’attenzione proprio sull’assenza di una Carta Valanghe. Vale a dire la mancata consapevolezza dei rischi a determinare le azioni degli enti rispettivamente comunale e provinciale.
Il processo di Ricostruzione, invece, ora vede arrivare l’approfondita analisi delle FAC, che rappresentano una pericolosità sismica aggiuntiva: poiché in caso di terremoto possono causare un dislocamento della superficie topografica, danneggiando qualsiasi costruzione realizzata su quella determinata area.
Per questo, lo studio delle Faglie Attive permette di definire zone di rispetto e distanze minime. Nella prima fase dello studio è stata esclusa la presenza di FAC a Macerata e Frontignano di Ussita: nel corso, invece, della seconda e terza fase dello studio ci si è concentrati sulle restanti località, aggiornando le microzonazioni. E la conclusione dell’analisi ha portato il Commissario Castelli a sottolineare: “Siamo consapevoliche ora dobbiamo occuparci delle criticità che sono emerse nelle zone di rispetto, in particolare a Norcia, Pizzoli e Rieti, dove gli edifici danneggiati dal sisma saranno delocalizzati in zone sicure. Come Struttura commissariale possiamo occuparci degli edifici danneggiati, in prospettiva ci dobbiamo porre il problema di come gestire quegli edifici che, pur essendo agibili, si trovano comunque in queste aree pericolose”.
Proprio su questo punto risulta ferma la posizione del Coordinatore del Cratere 2009 Gianni Anastasio, il quale, a differenza di quanto affermato dal Commissario Castelli, sostiene la necessità di“delocalizzare tutti gli edifici che si trovano a cavallo delle faglie attive e capaci, non soltanto quelli che hanno subito danni e che, per questo, risultano inagibili. Gli edifici agibili ricadenti sulle faglie attive non possono essere esclusi dalle misure previste per quelli classificati come inagibili, poiché per questi edifici sussiste una situazione di potenziale pericolo”. Sono circa 50 i casi di edifici non danneggiatidal sisma, ma costruiti in sede pericolosa, nel solo Comune diPizzoli (L’Aquila).
“Non possiamo lasciare – continua Anastasio – che i cittadini vivano in edifici che, sebbene oggi siano integri, sono in una posizione rischiosa. Lo studio sulle fac è stato completato la scorsa estate e da subito ci siamo confrontati con l’ex Commissario Legnini sulla necessità di intervenire in questi casi di potenziale pericolo. Oggi rinnovo lo l’appello al nuovo Commissario per la parificazione del trattamento per ogniabitazione sulle fac. Si deve pianificare un percorso di prevenzione con tutti gli enti locali”.
“Ora dovremo recepire i vincoli che porterà questo studio ed agire di conseguenza. Sarà rivisto – nel caso specifico di Pizzoli – anche il Piano Regolatore, alla luce dello studio fatto”, precisa Gianni Anastasio ascoltato dalla nostra redazione.
Una tematica, questa, “delicata e complessa, sulla quale è già iniziato un lavoro di comunicazione rivolto alla popolazione. Ci siamo concentrati e ci stiamo concentrando su un’informazione precisa, che eviti di creare allarmismi anche laddove non sia necessario”.
“È evidente – sottolinea in conclusione Anastasio – che al momento non ci sia una norma che preveda la delocalizzazione con i contributi dello stato, per quegli edifici che si trovano in zone classificate come pericolose. È chiaro, quindi, che bisognerà lavorare proprio in questa direzione”.
Il Capoluogo ha ascoltato anche il primo cittadino di Montereale Massimiliano Giorgi, il quale ha dichiarato: “Noi stiamo attenzionando da tempo la questione: in questo periodo siamo stati costantemente informati ed aggiornati nel merito dello studio sulle Faglie da parte della struttura commissariale. Fortunatamente, il territorio comunale di Montereale non è interessato da rischi concreti, in quanto le abitazioni sono distanti dalla faglia di San Giovanni, quella cioè esaminata approfonditamente nello studio portato avanti. Potrebbero sussistere condizioni di rischi per due sole abitazioni, ma qualora venisse confermato il dato si adotterebbero le misure di sicurezza necessarie. Intanto – annuncia il primo cittadino – il nuovo Commissario Guido Castelli sarà a Montereale lunedì 20 alle ore 17, per una visita nel nostro centro e per fare il punto sul fronte ricostruzione”.
Qui le schede relative alle analisi svolte nell’ambito dello studio sulle FAC.
In riferimento alle conclusioni raggiunte per quattro riguarda il territorio di Pizzoli

Dall’analisi delle banche dati, della letteratura scientifica specialistica e delle indagini svolte nel presente lavoro, la Faglia Attiva e Capace di interesse per le finalità del presente studio è la Faglia del Monte Marine, nota anche come Faglia dell’Alta Valle dell’Aterno, Faglia di Pizzoli o Faglia di Arischia. Si tratta di una faglia diretta, organizzata in un sistema di splay più o meno paralleli, ad immersione sud-occidentale che si sviluppano con continuità al piede del versante di Monte Marine ed interessano la porzione orientale-nordorientale delle aree urbane di Barete, Pizzoli ed Arischia.
Le indagini svolte hanno portato alla definizione di segmenti di Faglia Attiva e Capace certi e definiti (FAC_a) ed incerti (FAC_b) e relative Zone di Rispetto e Suscettibilità, sintetizzate nella ‘Carta delle Faglie Attive e Capaci e delle zone di Rispetto e Suscettibilità del Comune di Pizzoli (aggiornamento di Fase 3)’. Tutte le FAC_a investigate hanno mostrato ripetuti eventi di fagliazione in superficie in epoca storica e preistorica. […]
Intorno alla traccia delle FAC_a, sono state tracciate Zone di Rispetto (ZR) di ampiezza totale pari a 30 m, sia simmetriche che asimmetriche, in funzione del contesto geologico. Negli elaborati informatizzati della microzonazione sismica, ogni ZR è caratterizzata da un valore di dislocazione massima attesa lungo la traccia della FAC (DISL). Introno alla traccia delle FAC_b di raccordo tra segmenti adiacenti di FAC_a, sono state tracciate Zone di Suscettibilità (ZS) di ampiezza complessiva pari a 60 m.
Le ZS sono state tracciate anche nelle aree dove la precedente Zona di Attenzione non è stata esplorata sistematicamente con indagini geofisiche, essendo lontana dalle aree urbanizzate (tra Pizzoli e Barete e tra Pizzoli e Arischia). In tali aree le Zone di Suscettibilità hanno una geometria asimmetrica, con un’ampiezza di 32 m nel blocco di letto dello splay più orientale e 128 m nel blocco di tetto dello splay più occidentale. La ZS copre anche l’area tra splay paralleli, al di fuori delle ZR. In altri contesti, le ZS possono avere ampiezza variabile, in funzione delle conoscenze acquisite. […]
Si raccomanda di utilizzare le Zone di Rispetto e Suscettibilità ai fini di una ottimale gestione del territorio, come suggerito dalla “Linee guida per la gestione del territorio in aree interessate da Faglie Attive e Capaci (FAC)”.
Le Zone di Rispetto e Suscettibilità definite in questo lavoro sono coerenti con le sopracitate Linee Guida FAC e si ritiene che perimetrino adeguatamente la pericolosità da fagliazione superficiale della Faglia di Monte Marine. Tuttavia, la letteratura esistente in quest’area, la letteratura specialistica (es. Boncio et al., 2012, 2018; Baize et al., 2019; Ferrario e Livio, 2021) e gli studi eseguiti hanno evidenziato chiaramente che la fagliazione superficiale può avvenire anche a maggiori distanze dalla faglia principale, sotto forma di rotture su strutture secondarie, non identificabili in assenza di scavi geognostici o addirittura non prevedibili (cosiddette “rotture distribuite”; es. Youngs et al., 2003). Quindi, non è possibile escludere che in occasione di un forte terremoto originato dalla Faglia di Monte Marine si possano originare rotture superficiali cosismiche, sebbene con dislocazioni modeste, anche al di fuori delle Zone di Rispetto e Suscettibilità. Pertanto, si raccomanda ai professionisti geologi di tenere in adeguata considerazione la peculiarità di tale pericolosità geologica, soprattutto nelle vicinanze del versante di Monte Marine, e di prestare attenzione, in tutte le fasi progettuali, a tutte quelle operazioni (es. esecuzione di scavi, trincee) che possano svelare evidenze di dislocazioni della superficie topografica e la presenza di una faglia attiva e capace.