Cronaca

Migranti, nave ONG sbarca in Abruzzo

Approderà al porto di Ortona venerdì la 'Aita Mari', nave della ong spagnola Salvamento Marítimo Humanitario, che ieri ha soccorso 40 persone al largo di Lampedusa.

Sbarcherà il prossimo 24 febbraio al porto di Ortona la nave Aita Mari, della ONG spagnola Smh. Saranno 38 i migranti che giungeranno a bordo dell’imbarcazione.

Approderà al porto di Ortona (Chieti) venerdì la ‘Aita Mari’, nave della ong Salvamento Marítimo Humanitario (Smh), originaria dei Paesi Baschi (Spagna), che ieri ha soccorso 40 persone al largo di Lampedusa. Lo scalo abruzzese è stato assegnato alla Ong dalle autorità italiane. Noi siamo pronti perché siamo una città vocata all’accoglienza, da sempre, un po’ per tradizione
marinara, di città di mare, un po’ perché negli anni abbiamo costruito delle politiche di accoglienza sugli immigrati, abbiamo delle comunità molto integrate. E siamo pronti anche da un punto di vista di supporto con il nostro Centro Operativo Comunale“. Lo ha detto il sindaco di Ortona, Leo Castiglione, a proposito dell’arrivo, previsto per il pomeriggio del 24 febbraio nel porto di Ortona, della nave Aita Mari, con 38 migranti, che per la maggior parte dovrebbero essere donne e bambini, soccorsi al largo di Lampedusa.
Questa mattina lo stesso Castiglione ha  preso parte a un sopralluogo operativo effettuato nel porto e diretto dalla Prefettura di Chieti, con il Comando della Capitaneria di Porto e tutti i soggetti interessati per preparare l’accoglienza dei migranti.
Erano presenti anche la Croce Rossa e il Cnab Protezione Civile che poi, insieme a CB Protezione Civile, saranno parte del dispositivo del Centro Operativo Comunale. 

Negli ultimi trent’anni il Porto di Ortona è stato punto di riferimento anche per sbarchi clandestini.
Il 12 agosto 1993 undici cittadini albanesi furono fermati durante controlli congiunti di Carabinieri, Finanza e Polizia. Risultò poi che erano arrivati nascosti nel sottofondo di un autocarro che trasportava balle di fieno, sbarcato a Ortona dalla motonave ‘Casablanca’ proveniente da Durazzo. Nei loro confronti fu emesso provvedimento di espulsione dall’Italia e per il loro rimpatrio.
Pochi giorni dopo, a 300 metri circa dal molo ortonese, altri sette albanesi – espulsi dopo circa dieci mesi di permanenza a Chieti – si gettarono in mare da una motonave che li stava riportando a Durazzo. Cinque furono subito recuperati da una motovedetta della Capitaneria di porto e da alcuni pescatori, due risultarono introvabili, ma secondo testimoni potevano aver raggiunto la spiaggia a nuoto. Il successivo 20 agosto il comandante croato della ‘‘Casablanca”, indagato per agevolazione dell’immigrazione clandestina, fu ascoltato in
Procura. Era stato lui stesso a recarsi dal magistrato sostenendo di non sapere della presenza di clandestini a bordo.
Fu aperta un’inchiesta per accertare se, per entrare in Italia, vi fosse stato pagamento di denaro.

Dieci anni dopo, il 2 aprile 2003, il comandante di una nave greca battente bandiera di Tonga fu arrestato a Ortona dai
Carabinieri, con l’accusa di aver favorito l’immigrazione illegale di cinque pakistani. La nave fu posta sotto sequestro, il comandante, processato con rito direttissimo, condannato a un anno e sei mesi di reclusione e 6.000 euro di multa.
Nello stesso anno, il 29 agosto, il Comandante e il supervisore di una motonave battente bandiera Cipro, attraccata a Ortona per operazioni commerciali, furono arrestati per concorso in favoreggiamento all’ingresso illegale di cittadini stranieri. Nascosti nei locali caldaie, Carabinieri e Finanzieri avevano trovato tre ventenni pachistani. Il giorno dopo il magistrato non convalidò l’arresto, riconoscendo l’extraterritorialità della nave; i due ufficiali furono scarcerati per non avere commesso reati e la motonave fu dissequestrata.

Nel 2015 tre ghanesi e due ivoriani arrivarono al porto di Ortona su un convoglio della Micoperi battente bandiera panamense. Sembra si fossero nascosti una settimana prima nella stiva durante lo scalo in Costa d’Avorio, ma finiti i viveri si fecero scoprire e il comandante segnalò la situazione alle autorità. Una volta in porto, i cinque furono sottoposti a visita medica obbligatoria, poi su disposizione della Prefettura accompagnati in un centro di accoglienza a Schiavi di Abruzzo (Chieti) dove poi chiesero asilo politico.

 

 

Foto di Wikipedia

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