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Diete chetogeniche e protocollo VLCKD

24 febbraio 2023 | 17:58
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Diete chetogeniche e protocollo VLCKD

Diete chetogeniche, valide non solo per la perdita di peso, ma anche in caso di patologie molto diffuse, come l’insulino-resistenza. L’approfondimento

Il protocollo VLCKD, una delle possibili diete chetogeniche

Nel vasto mondo della nutrizione spesso si sente parlare di protocolli particolari come le ormai famose diete chetogeniche. Non tutti sanno però che le diete chetogeniche sono uno strumento molto valido non solo per la perdita di peso, ma anche in caso di patologie molto diffuse come insulino-resistenza, sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e soprattutto nelle patologie neurologiche come alcune emicranie, cefalee ed epilessia farmacoresistente. Queste tipologie di diete sono caratterizzate da una forte restrizione calorica dove i carboidrati vengono ridotti in maniera drastica, mentre viene aumentata la quota di grassi (70-80%) e mantenuta una moderata percentuale di proteine. Ci sono diversi tipi di diete chetogeniche, ma tutte innescano il processo di chetogenesi,costringendo l’organismo a consumare le riserve di grasso e utilizzarle come fonte energetica. Cerchiamo di capire meglio.

Normalmente la fonte di energia preferita dal nostro organismo è il glucosio, ma nelle diete chetogeniche i carboidrati sono ridotti a meno di 25-50 grammi al giorno, costringendo l’organismo ad entrare in uno stato di chetosi fisiologica. I tessuti che ne sono capaci iniziano ad utilizzare i grassi ed i chetoni come carburante.
Una particolare dieta chetogenica è la cosiddetta VLCKD(Very Low Calorie Ketogenic Diet) o dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico. La VLCKD è una dieta che mima il digiuno attraverso una riduzione importante dei carboidrati giornalieri ed un aumento delle proporzioni dei grassi, con un totale energetico di circa 800 Kcal.

Questo tipo di approccio dietetico può essere seguito utilizzando dei pasti già pronti che sono preparati con un corretto bilanciamento dei macronutrienti, a cui aggiungere alimenti specifici ed integratori mirati indicati in maniera puntuale e specifica dal nutrizionista.
La VLCKD non è una singola dieta, ma una delle fasi di un percorso di dimagrimento più lungo e strutturato in modo da riportare la quota calorica intorno a 1500-2000 Kcal, reintroducendo sequenzialmente tutti gli alimenti e stabilizzando il peso ottenuto.

Rispondiamo ora ai dubbi dei nostri lettori:

  1. È consigliabile aumentare la quota proteica per migliorare i risultati della dieta chetogenica?

No, è compito del nutrizionista decidere la composizione dei macronutrienti della dieta. Infatti, non si deve dimenticare che le proteine sono composte da aminoacidi ed alcuni di essi possono essere convertiti in glucosio rendendo più difficile l’entrata in chetosi.

  1. Le diete chetogeniche sono iperproteiche e sono dannose per i reni?

No, le diete chetogeniche sono bilanciate sulle necessità del paziente e la quota di proteine è calcolata dal nutrizionista sulla base del peso corporeo. La fonte di energia deriva dai grassi e non dalle proteine. Non ci sono evidenze che questo tipo di diete danneggino i reni se ben eseguite. Anzi, recenti studi scientifici (Bruci et altri, Nutrients 2020) hanno dimostrato che le diete VLCKD sono state utilizzate anche in pazienti obesi con lieve insufficienza renale, senza riportare variazioni clinicamente apprezzabili della funzionalità renale. Inoltre, sempre nello stesso studio, il 27,7% dei pazienti ha riportato una normalizzazione del filtrato glomerulare.

  1. Anche i pazienti diabetici possono seguire le diete chetogeniche?

Una delle conseguenze dell’obesità è il presentarsi del temutissimo diabete. È noto che l’obesità induce uno stato infiammatorio cronico di basso grado e un aumento dello stress ossidativo che sono alla base di numerose patologie che coinvolgono il sistema immunitario. Le diete chetogeniche ed in particolare le VLCKD possono migliorare in maniera significativa i parametri metabolici, e la qualità della vita dei pazienti affetti da diabete di tipo 2, al punto tale da poter ridurre la terapia farmacologica se lo specialista diabetologo lo ritiene opportuno

  1. Qual è la migliore dieta da seguire in presenza di un’obesità grave?

Non esiste una sola strategia dietetica, è sempre il nutrizionista che deve valutare qual è il miglior approccio dietetico da proporre caso per caso, ma di certo una VLCKD può essere raccomandata come trattamento per soggetti con obesità grave che necessitano di perdere velocemente molto peso, sia come preparazione ad interventi chirurgici bariatrici o no, sia per la presenza di comorbilità gravi.

  1. Una volta finita una dieta chetogenica, soprattutto se molto stringente, spesso si riprendono tutti i chili persi, cosa si deve fare per evitare questo fenomeno?

I programmi di perdita di peso non si esauriscono con il termine della dieta inteso come raggiungimento del peso desiderato, ma necessitano di una fase successiva di reinserimento dei carboidrati e di tutti i nutrienti ed una fase di mantenimento che mira ad un’educazione alimentare che, con l’aiuto del nutrizionista, possa accompagnare il paziente verso uno stile di vita più sano, così da non ricadere nelle vecchie abitudini sbagliate che lo hanno condotto ad una situazione patologica.
Molti studi hanno evidenziato che le diete chetogeniche ed in particolare la VLCKD sono associate a riduzione importante del grasso viscerale, ad un abbassamento dell’infiammazione, ad una riduzione dell’epatomegalia, ad un miglioramento dell’ipertensione, della dislipidemia, del diabete di tipo 2 e della steatosi epatica non alcolica. Ovviamente il cambio di stile di vita è fondamentale nel mantenere un peso ideale, quindi, va reintrodotta anche un’attività fisica regolare e se necessario, un percorso psicologico di supporto.

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La Dott.ssa Simona Di Pirro, Biologa Nutrizionista, è ospite de “Il Capoluogo” con una sua rubrica quindicinale. Potete suggerire temi o fare delle domande scrivendo alla redazione del Capoluogo. La dottoressa Di Pirro è laureata presso l’Università degli Studi dell’Aquila in Biologia della Salute e Nutrizione con lode, ha frequentato la scuola di alta formazione in Micoterapia (utilizzo dei funghi medicinali) presso l’Università di Padova e la scuola di alta formazione in Microbiota umano in collaborazione con l’Università di Pavia. È inoltre consulente per l’igiene degli alimenti e gestione del sistema HACCP.
La dottoressa propone ai suoi pazienti un approccio nutrizionale basato sulla medicina funzionale presso i suoi studi dell’Aquila e di Avezzano.
Questi invece i suoi riferimenti social:
-pagina facebook: Dott.ssa Simona Di Pirro Biologa Nutrizionista
-instagram: simonadipirronutrizionista

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Foto di: Fondazione Umberto Veronesi