Il patrono di Ortucchio, Sant’Orante, per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 5 marzo.
Il 5 marzo si ricorda Sant’Orante. La figura storica di Sant’Orante è avvolta nel mistero: di lui non si conosce nemmeno il nome, essendo un anonimo pellegrino, si narra proveniente dalla Calabria. La tradizione popolare vuole che gli fu imposto il nome di Sant’Orante quando fu trovato morto, in ginocchio e con le mani giunte, appoggiato alle mura della chiesa dove viveva da eremita, la mattina del 5 marzo di un anno indefinito tra la fine del X e gli inizi XI secolo. Si ipotizza fosse un monaco della comunità basiliana che intorno al 976, per sfuggire alle incursioni turche, aveva trovato riparo nel castello di Prata sotto la protezione di Trasmondo I conte di Chieti, e che insieme ad alcuni confratelli era diretto in pellegrinaggio a Roma. Giunto nei pressi di Ortucchio era stato colto dalla febbre, e i suoi confratelli, lo lasciarono nella chiesa di Santa Maria in Ortucla sperando che là si potesse curare. Invece il povero pellegrino morì e presto gli ortucchiesi crearono attorno a questo personaggio numerose leggende e per tutti divenne Sant’Orante. Secondo un altro racconto, dopo una giornata di questua, tornando al luogo del suo riparo, l’avrebbe trovato chiuso e si sarebbe fermato a pregare all’esterno, su un cumulo di viti secche. Era il 5 marzo 1431: la mattina successiva il paese avrebbe sentito suonare le campane a festa; gli abitanti, recatisi presso la chiesa, lo avrebbero ritrovato in ginocchio sulle viti, che durante la notte si erano ricoperte di uva matura.
Venerato dalla pietà popolare come santo, nel 1431, quando Santa Maria passò alle competenze del vescovo dei Marsi, il corpo venne composto in una preziosa urna e nel 1578, anno in cui presumibilmente Ortucchio lo assunse a Santo patrono, fu esposto in una cappella a lui dedicata.
La tradizione iconografica lo raffigura in abiti da pellegrino con i consueti attributi della conchiglia jacopea, del bastone e della scarsella; in ginocchio e in preghiera. Il culto di Sant’Orante fu approvato solo nel 1898.
La chiesa più antica di Ortucchio, riportata negli antichi documenti come “Santa Maria in Ortucla” o “Santa Maria in Ortuchís”, è stata intitolata a Sant’Orante dopo la sua morte e nel 2018 il vescovo di Avezzano, Mons. Pietro Santoro ha elevato la chiesa a santuario. L’edificio, più volte rimaneggiato, venne edificato intorno alla fine dell’VIII secolo su una preesistente struttura a base poligonale risalente al III-II secolo a.C.
Un incendio e i danni della peste portarono all’abbandono della chiesa, che inoltre fu gravemente danneggiata dal terremoto della Marsica del 1915: crollò il tetto che rovinò sulle navate laterali pregevolmente affrescate; rimase integro il portale ad arco ogivale, con triplice strombatura, fasci di colonnine su cui poggiano capitelli romanici, e due protomi leonine. I lacerti dell’affresco absidale facevano parte di un più ampio ciclo pittorico databile al XV-XVI secolo e raffigurante, su due registri sovrapposti il Giudizio universale. Alla destra della controfacciata sono visibili affreschi devozionali, forse coevi, resto di una cappella scomparsa.
Curiosità: la festa di Sant’Orante si ripete ad Ortucchio anche il 28 settembre e si conclude con la distribuzione del vino benedetto, bevuto dai fedeli per devozione in ricordo del miracolo dell’uva verificatosi alla morte dello sconosciuto eremita pellegrino.
