Camere con vista

Politica e/è comunicazione: il governo Meloni e le parole sbagliate dei Ministri

L'editoriale di Giuseppe Sanzotta: politica e comunicazione, il governo Meloni e le parole sbagliate dei Ministri.

Da qualche giorno si è insediato a Palazzo Chigi Mario Sechi, un giornalista di grande valore ed esperienza, con l’incarico di guidare la comunicazione della presidenza del Consiglio.  Un compito importante per un governo che ha vissuto momenti difficili non tanto per decisioni controverse (normale che l’opposizione svolga il proprio ruolo contestando la maggioranza) quanto per alcune scivolate dialettiche dei ministri. Basti citare tre casi che riguardano tre ministri, Nordio, Piantedosi e Valditara. Tre tecnici, tre personaggi estremamente competenti. Eppure entrati nel tritacarne mediatico non per delle scelte, ma per delle parole che hanno provocato tempestose reazioni nella politica e nella società.

Partiamo dal ministro Nordio. E’ stato un magistrato di valore, editorialista de Il Tempo, del Gazzettino e de Il Messaggero. Eppure subito dopo l’arresto di Messina Denaro, un successo facilitato dall’uso di intercettazioni telefoniche, il ministro in Parlamento ipotizzò una revisione dell’uso delle intercettazioni (mai un momento fu così sbagliato) e soprattutto si lasciò sfuggire una affermazione sul Parlamento che non deve essere supino alle volontà dei magistrati antimafia. L’attacco delle opposizioni, soprattutto dei 5Stelle, fu durissimo. Velenose le reazioni anche fuori dalla politica. Giorgia Meloni sostenne il ministro anche se c’è chi ipotizzò l’irritazione di Giorgia Meloni per quella uscita (ma si tratta di indiscrezioni non confermate).
Passiamo al ministro della scuola Valditara che intervenendo in seguito ai fatti di Firenze, una rissa o una aggressione davanti a un liceo (a seconda delle versioni) se la prese con una preside per un suo scritto antifascista. Scontata la reazione polemica a sinistra che ha portato a una grande manifestazione a Firenze. Non poteva essere tutto evitato dicendo semplicemente (come del resto ha affermato il ministro Lollobrigida vicinissimo alla premier) che il ministero condanna tutte le violenze? Del resto successivamente in altri istituti e in altre città ad essere aggrediti sono stati studenti di destra. Semplici parole di condanna avrebbero chiuso il caso. Invece i casi si stanno moltiplicando.
Arriviamo a Piantedosi. Il ministro dell’Interno, è un prefetto di grande esperienza, conosce il proprio mestiere. Accorre a Cutro, in Calabria, subito dopo il drammatico naufragio che ha causato decine di morti. Se ci sono state carenze nei soccorsi lo stabilirà la magistratura, di certo non c’è stato un ordine ministeriale che ha favorito il naufragio. Il ministro invece di limitarsi ad esprimere cordoglio e orrore per quelle vite stroncate. Invece di scagliarsi esclusivamente contro i trafficanti di uomini o denunciare l’assenza dell’Europa, oppure il presunto mancato allarme di Frontex, si è imbarcato in un ragionamento sull’incoscienza di chi mette a repentaglio la propria vita e quella dei figli in questi viaggi. Voleva essere un invito ai migranti a non mettersi in viaggio che sono state trasformate, non senza strumentalizzazioni faziose, in accuse agli stessi migranti. Anche in questo caso è partita la corsa a richiedere le dimissioni.
Se il ministro avesse scelto la via del silenzio sul tema immigrazione facendo parlare le decisioni, come quella, in discussione nel consiglio dei ministri convocato a Cutro, di aprire dei varchi per una immigrazione regolare e controllata, avrebbe spuntato l’arma polemica dell’opposizione, ponendo la discussione su un tema esclusivamente politico. Lo sanno tutti che la questione è complessa, in questi ultimi mesi gli arrivi si sono moltiplicati e non certo in virtù di scelte politiche nazionali, ma per il moltiplicarsi delle crisi locali e per l’assenza di una politica europea sull’immigrazione tanto che un esponente del Pd come Misiani ha accusato la Ue di limitarsi, nei confronti dell’Italia, alle parole e alle pacche sulle spalle.
Anche Piantedosi ha ricevuto il pieno sostegno del governo, almeno esternamente si è lanciato questo messaggio per circoscrivere le polemiche. Comunicare, piaccia o meno, non è una questione secondaria. Farlo bene è indispensabile per il consenso in un tempo in cui conta molto di più realtà percepita rispetto alla realtà oggettiva. Una lezione che il governo Meloni deve far propria.

Il PD svolta a sinistra, il centro non è più di moda

 

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