Salute, benessere e alimentazione

Eritritolo, il dolcificante sotto accusa

Eritritolo, sempre più spesso leggiamo titoli allarmanti su questo o quel prodotto alimentare. Uno degli ultimi studi pubblicati su Nature riguarda presunti rischi legati proprio al dolcificante. Ma lo studio è attendibile? La rubrica dell'esperta, Simona Di Pirro

Eritritolo, il dolcificante sotto accusa

Sempre più spesso leggiamo titoli allarmanti su questo o quel prodotto alimentare che provocano una preoccupazione spesso ingiustificata. In questi giorni non si fa che parlare sul web dell’eritritolo e dell’articolo scientifico che lo mette sotto accusa. Lo studio pubblicato su Nature, una delle più antiche ed importanti riviste scientifiche esistenti, è rimbalzato su vari giornali mettendo in evidenza la sua presunta pericolosità sul cuore ed un maggior rischio cardiovascolare nei consumatori, ma lo studio originale davvero dice questo? Cerchiamo di capire meglio.

Cos’è chimicamente l’eritritolo?

L’eritritolo è un polialcol, identificato tra gli additivi alimentari con la sigla E968, naturalmente presente nei cibi fermentati e nella frutta e ottenuto a livello industriale dalla fermentazione microbica di substrati zuccherini. Il suo valore energetico è pari a 0 Kcal/gr, con un indice glicemico ed insulinemico praticamente nullo ed ha un potere dolcificante pari a circa il 70%. Per questo motivo viene spesso consigliato dai nutrizionisti in sostituzione dello zucchero anche nei pazienti diabetici. Data la sua struttura chimica, con uno scheletro costituito da soli 4 atomi di carbonio, ed il suo basso peso molecolare, l’eritritolo a livello intestinale è tollerato molto meglio di altri dolcificanti, come l’aspartame e l’acesulfame k. L’eritritolo inoltre non è cariogeno, perché non viene convertito in acidi dai batteri residenti nella bocca e sembra avere anche un’attività protettiva per le membrane cellulari, grazie alle sue caratteristiche antiossidanti.

E allora perché tanto clamore? Perché gli studi scientifici devono saper essere letti ed interpretati! Rispondiamo ora ai dubbi dei nostri lettori:

  1. Questo studio, così com’è stato strutturato, è attendibile?
    No, questo non è uno studio controllato, ma di tipo osservazionale, quindi i ricercatori si sono limitati ad osservare, appunto, cosa accade in un campione di soggetti di una popolazione più grande, ma senza selezionarli in base a dei criteri di studio ben definiti a priori. È stato osservato, quindi, che persone che presentavano alti livelli di eritritolo nel sangue mostravano anche un maggior rischio di andare incontro a problemi cardiovascolari. Il problema è che non si tiene conto delle altre variabili che possono essere intervenute nel provocare queste patologie. Un altro problema è legato proprio al fatto che il campione di persone osservate non è stato selezionato e quindi non si aveva a disposizione un gruppo di persone sane che seguono uno stile di vita corretto e che utilizzano eritritolo, ma un gruppo di soggetti eterogeneo, di età diverse, una parte della quale presentava già patologie importanti come il diabete o l’ipertensione, o fattori di rischio cardiovascolare come il fumo, il sovrappeso o la sedentarietà.
  1. È vero che l’eritritolo causa malattie cardiovascolari?
    No, lo stesso direttore esecutivo del consiglio afferma che “I risultati non dovrebbero essere estrapolati alla popolazione generale”, proprio perché nel campione osservato erano già presenti vari fattori predisponenti allo sviluppo di malattie cardiovascolari.
  1. Qual è allora la conclusione dello studio?
    Gli stessi autori nelle loro conclusioni sottolineano l’importanza degli studi di follow-up per confermare i loro risultati nella popolazione generale, riconoscendo che lo studio aveva diversi limiti tra cui il fatto di dimostrare l’associazione e non la casualità! Mi capita spesso, in qualità di nutrizionista, di consigliare ai miei pazienti l’utilizzo di eritritolo che, in base agli studi ad oggi conosciuti, può essere considerato sicuro, con lo scopo di accompagnarli verso un sempre minor consumo dello zucchero sia per tornare ad assaporare il gusto vero dei cibi, sia per mantenere in salute l’organismo, unendo una sana alimentazione ad un corretto stile di vita, una buona cura del sonno, un’adeguata attività fisica ed un’efficace gestione dello stress.
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La Dottoressa Simona Di Pirro, Biologa Nutrizionista, è ospite de “Il Capoluogo” con una sua rubrica quindicinale. Potete suggerire temi o fare delle domande scrivendo alla redazione del Capoluogo. La dottoressa Di Pirro è laureata presso l’Università degli Studi dell’Aquila in Biologia della Salute e Nutrizione con lode, ha frequentato la scuola di alta formazione in Micoterapia (utilizzo dei funghi medicinali) presso l’Università di Padova e la scuola di alta formazione in Microbiota umano in collaborazione con l’Università di Pavia. È inoltre consulente per l’igiene degli alimenti e gestione del sistema HACCP.
La dottoressa propone ai suoi pazienti un approccio nutrizionale basato sulla medicina funzionale presso i suoi studi dell’Aquila e di Avezzano.
Questi invece i suoi riferimenti social:
pagina facebook: Dott.ssa Simona Di Pirro Biologa Nutrizionista
-instagram: simonadipirronutrizionista

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