Il ringraziamento

Pietro, guarito dal tremore alla mano: “Sono tornato a vivere, grazie alla Neurologia del San Salvatore”

Una nuova storia di buona sanità dal San Salvatore, questa volta il grazie arriva da Pietro, un paziente di Viterbo che ha superato il tremore ad una mano grazie ad un innovativo trattamento. "Grazie a tutto il personale del San Salvatore, gentile, accogliente, umano e professionale".

Una nuova storia di buona sanità dal San Salvatore, questa volta il grazie arriva da Pietro, un paziente di Viterbo che ha superato il tremore ad una mano, sottoponendosi al trattamento MRgFUS, Ultrasuoni Focalizzati sotto guida di Risonanza Magnetica.
“Sono tornato finalmente a vivere. Grazie a tutto il personale del San Salvatore, gentile, accogliente, umano e professionale”. 

Da anni viveva con la spiacevole compagnia del tremore. Per questo cercava abitualmente cure, trattamenti o terapie che potessero risolvere il problema, per farlo tornare a riprendere saldamente in mano la sua vita.
“Quel problema era ormai diventato invalidante, non riuscivo più a controllarlo. Allora ho trovato un articolo su internet che mi ha portato a scoprire, per la prima volta, il trattamento MRgFUS.
Pietro Pacelli oggi ringrazia, in una lunga lettera, la professoressa Francesca Pistoia e la dottoressa Patrizia Sucapane, dell’Équipe Neurologica Procedura MRgFUS, insieme ai dottori Davide Cerone e Tommasina Russo e a tutto il personale che ha collaborato al trattamento a cui si è sottoposto per superare la sua patologia. Una lettera, la sua, piena di gratitudine, che ha commosso l’intera squadra che lavora, quotidianamente, per guarire i pazienti che arrivano al San Salvatore: tra i destinatari del “grazie” di Pietro, i dottori Federico Bruno e Alessia Catalucci, dell’Équipe di Neuroradiologia procedura MRgFUS, e i professori Carmine Marini e Carlo Masciocchi, rispettivamente Direttore U.O. Neurologia e Direttore U.O. Radiologia.

“Un articolo datato 15 maggio 2018 mi ha fatto scoprire ed approfondire questa tecnica, che – in base a ciò che vi era scritto – consentiva di ‘guarire il tremore essenziale in pochi minuti’. Il trattamento consisteva nell’inviare (focalizzare, per essere più precisi) ultrasuoni, mediante Risonanza Magnetica, in una zona ben precisa del cervello: quindi attraverso una modalità non invasiva. Ciò allo scopo di eliminare le cellule responsabili del tremore e risolvere così il problema”, ricostruisce Pietro nella sua lettera di ringraziamento al personale medico.
Da questo momento si impegna a documentarsi nel merito e decide di sottoporsi al trattamento “non senza qualche preoccupazione”. 

Va precisato che il trattamento MRgFUS – una metodica ad ultrasuoni ad alta intensità, sotto guida di Risonanza Magnetica, utilizzata per il trattamento del tremore refrattario alla terapia medica – non viene svolto in tutti gli ospedali. La procedura viene effettuata nei presidi ospedalieri di: L’Aquila, Verona, Messina, Palermo e Milano. L’Aquila, inoltre, è uno dei Centri che fa registrare il maggior numero di trattamenti in Italia. 
“All’epoca le opzioni erano solo 3, Milano, Verona e L’Aquila – continua il paziente nella sua lettera – io conoscevo appena l’Abruzzo, ma quel poco era bastato a conquistarmi. La cultura dei luoghi, il carattere spontaneo degli abitanti, le generosità di un intero territorio. Caratteristiche che mi portarono subito a scegliere L’Aquila ed è bastato il primo contatto con l’ospedale, per via telefonica, a rassicurarmi. Ho avuto modo, infatti, di fare una conoscenza che mi ha trasmesso nell’immediato serietà, professionalità e fiducia. Sono stato, comunque, subito edotto del fatto che l’utilizzo della tecnologia MRgFUS non era scontato, ‘esso sarebbe stato possibile soltanto se avessi superato alcune preventive verifiche’ “.

Due mesi dopo la prima telefonata Pietro sostiene una visita medica, poi seguono altri tre mesi e viene contattato per sottoporsi a Risonanza Magnetica.
“Da questo momento è iniziata una lunga attesa, quando finalmente un giorno ricevo la telefonata che aspettavo. C’era una data, il 23 agosto 2022. Avrei dovuto ricoverarmi il giorno precedente e sarei stato sottoposto al trattamento il 23. Quindi sarei stato dimesso già il 24.
In ospedale sono stato rasato, per poter essere sottoposto al trattamento. Mi sentivo tranquillo: intorno a me ho sempre sentito un’atmosfera di fiducia”, ricorda Pietro. “Mi è stato spiegato che avrei dovuto ricevere quattro iniezioni anestetizzanti agli angoli della testa. In quel momento mi sentivo pronto a superare ogni ostacolo o titubanza pur di vincere il tremore. Quindi, l’incontro con la professoressa Francesca Pistoia, la quale mi ha informato delle varie fasi da seguire per la Risonanza. La dottoressa mi ha rassicurato affinché non mi preoccupassi, sottolineando che lei e tutto il personale presente mi avrebbero accompagnato nel procedimento. Così è iniziato il trattamento. Intorno a me sentivo il lavoro preciso e meticoloso del personale, con la centratura delle cellule da sottoporre a trattamento. Cercavo di pensare ad altro rispetto al tipico fastidio dato dal frastuono del macchinario. A un certo punto la professoressa Pistoia mi comunica, ‘Stiamo per procedere. Segui con attenzione le mie indicazioni e resta tranquillo’ “.

Partito l’invio degli ultrasuoni, la riduzione del tremore avviene in maniera progressiva. “Pensavo quasi di essermi illuso. L’operazione è stata ripetuta sei volte e, finalmente, sentivo che il tremore non c’era più. Dentro di me sentivo solo gratitudine e riconoscenza verso quel gruppo di operatori medici e infermieristici che mi aveva accompagnato in quell’avventura, senza mai farmi sentire in dubbio o solo. Ero felice.
Sorridevo a me stesso e a tutti i presenti – anche subito fuori dal macchinario – come non accadeva da tempo. Mi sono complimentato subito con la professoressa Pistoia e con un altro neurologo presente. Poi sono stato trasferito al Reparto di Neurologia, dove ad attendermi c’era la dottoressa Patrizia Sucapane, la stessa che, due giorni prima, mi aveva accompagnato dall’Ambulatorio al Reparto, con disponibilità, gentilezza e spiegandomi tranquillamente e chiaramente informazioni e modalità sul trattamento che avrei dovuto ricevere. Un’avventura da raccontare, quella che ho vissuto nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Spero che tanti possano essere guidati nel loro percorso al trattamento, per ritrovare la gioia di vivere. Proprio come è successo a me”.

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