Cronaca

L’Aquila non è un paese per rapinatori

Rapina preparata nei minimi dettagli, ma pronta risposta dalla Questura: "Chi viene a L'Aquila, deve sapere che se commette reati troverà sempre la risposta dello Stato".

Rapina preparata nei minimi dettagli, ma pronta risposta dalla Questura: “Chi viene a L’Aquila, deve sapere che se commette reati troverà sempre la risposta dello Stato”.

“Non è un paese per vecchi”, recitava il titolo di un bel film dei fratelli Coen che, parafrasato per la realtà locale potrebbe tradursi in “L’Aquila non è un paese per rapinatori”. È la sostanza del messaggio lanciato dal Questore Enrico De Simone, a margine della conferenza stampa per gli arresti dei presunti responsabili alla rapina ai danni della gioielleria Ranieri, in pieno centro storico. “Un risultato molto rapido – ha sottolineato il Questore al microfono del Capoluogo.it – per il quale dobbiamo ringraziare anche i magistrati della Procura della Repubblica che hanno lavorato in tempi rapidi, perché la celerità nello svolgimento degli accertamenti in questo tipo di reato è fondamentale, innanzitutto per dare una risposta concreta ai cittadini che vengono pervasi da un senso di paura a seguito di questi avvenimenti, ma anche perché con il passare del tempo le tracce e le percezioni investigative tendono a sparire. Il sistema sicurezza qui a L’Aquila, anche grazie a tutti i piani di controllo del territorio predisposti dal Signor Prefetto e dal Comitato Ordine e Sicurezza pubblica, in coordinamento con tutte le altre forze di polizia, consentono di elevare il muro di impermeabilità di questa città. Chi viene qui a L’Aquila deve sapere che se commette reati non se ne uscirà in maniera tranquilla, senza una determinata risposta da parte dello Stato“.

“Un fatto allarmante per la realtà aquilana – ha aggiunto il dottor Danilo Di Laura, vicequestore a capo della Squadra Mobile – che fortunatamente non avviene spesso. La risposta è stata rapida e decisa, grazie all’attività delle donne e degli uomini della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura, che è partita da canoniche ma spesso non utilizzate tecniche di indagine, partendo dai confidenti e piccolissimi elementi e frammenti di immagini che hanno permesso di individuare i presunti autori della rapina”. Si tratta di quattro persone, non tutte dell’Aquila, ma “italiani, pregiudicati per reati anche specifici, che presumibilmente hanno partecipato a questa rapina per la quale sono poi scattate le misure cautelari”. Almeno un aquilano, però, secondo l’ipotesi investigativa, ha partecipato alla rapina: “È inevitabile in una realtà come questa avere basisti del posto per organizzare un’azione criminale del genere”.

Le interviste.

La rapina e le indagini che hanno portato agli arresti.

Era il tardo pomeriggio del 27 gennaio scorso, quando due malviventi, sfruttando la scia di due clienti, si sono introdotti armati nella gioielleria Ranieri, in pieno centro storico. Minuti di paura a seguito dei quali le due persone sono riuscite a trafugare, sotto minaccia armata, diversi orologi di marca Rolex, Omega e Tudor per un valore di circa 100mila euro. Quindi la fuga a piedi, verso piazza IX martiri, dove un complice attendeva a bordo di un furgone bianco per la fuga.
Immediatamente sul posto gli operatori della Squadra Mobile, che hanno verificato la presenza di telecamere, ricostruendo la via di fuga dei rapinatori. Pochi indizi, però, sulla loro identità, anche se era evidente che l’azione fosse stata studiata almeno con un basista del posto. Così sono iniziate indagini di tipo “tradizionale”, ma “spesso non utilizzate”, come la ricerca di contatti e confidenze negli ambienti più “difficili” della città. I risultati non si sono fatti attendere e, individuati i sospetti, sono scattate le indagini tecniche dai quali sono arrivati i riscontri che hanno permesso al Gip di accogliere le richieste del pm del Tribunale dell’Aquila, per le misure cautelari che la stessa Squadra Mobile ha applicato nella giornata di ieri.

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