Cronaca

Rapina alla gioielleria Ranieri, sotto esame i cellulari degli indagati

L'AQUILA - Primi interrogatori di garanzia per gli indagati per la rapina alla gioielleria Ranieri. La settimana prossima l'incarico al perito per l'analisi dei telefoni.

L’AQUILA – Primi interrogatori di garanzia per gli indagati per la rapina alla gioielleria Ranieri. La settimana prossima l’incarico al perito per l’analisi dei telefoni.

La settimana prossima la Procura dell’Aquila affiderà l’incarico a un perito per l’analisi dei cellulari degli indagati nell’ambito della rapina avvenuta ai danni della gioielleria Ranieri dell’Aquila, per la quale sono state arrestate quattro persone, di cui una ai domiciliari. All’alba di ieri il blitz della Squadra Mobile, diretta dal vicequestore Danilo Di Laura, che ha portato all’arresto di C. D. L e R. S., rispettivamente di Latina e Roma, considerati dall’accusa gli esecutori materiali della rapina. In carcere anche il 55enne S. M., originario della Sicilia, ma da anni residente a L’Aquila, considerato il basista. Ai domiciliari, invece, M. A., 42enne del posto ritenuto un “fiancheggiatore”, in quanto avrebbe fornito le targhe rubate per i mezzi usati per il colpo. I quattro sono difesi dagli avvocati Sonia Giallonardo, Massimo Manieri, Sandro Marcheselli e Franco Condoleo.
Oggi i primi interrogatori di garanzia, anche se in questa prima fase, come nel caso del 55enne originario della Sicilia ristretto nel carcere di Lanciano, la linea difensiva ha previsto la facoltà di non rispondere ai magistrati, in attesa di un quadro più chiaro rispetto alle accuse mosse.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, sarebbero stati i due provenienti dalla zona della Capitale ad effettuare materialmente la rapina lo scorso 27 gennaio, quando appunto due persone si sono introdotte nella gioielleria Ranieri in pieno orario di “struscio”, riuscendo a rubare, sotto la minaccia delle armi, orologi di marca per circa 100mila euro, refurtiva non ancora recuperata. Un colpo che secondo gli inquirenti sarebbe stato preparato con il necessario aiuto di un basista, individuato nel 55enne originario della Sicilia, che avrebbe aiutato i due nell’organizzazione logistica della rapina. Per il quarantaduenne aquilano, invece, un ruolo ritenuto più “marginale”, relativo alla fornitura di targhe rubate, e per questo lo stesso è stato ristretto ai domiciliari. Per ricostruire la composizione della banda, la Polizia ha fatto ricorso ai metodi più “tradizionali”, riuscendo ad ottenere delle confidenze negli ambienti più difficili della città, poi confermate dai successivi accertamenti tecnici. Quindi, secondo l’impianto accusatorio, i due romani avrebbero commesso materialmente la rapina, mentre i due aquilani (uno d’origine, l’altro “acquisito”), avrebbero dato supporto all’azione criminale, uno come basista e l’altro fornendo targhe rubate.
Prossimo passo, invece, l’analisi dei telefonini degli indagati, dalla quale gli inquirenti contano di trovare altre conferme per arrivare all’udienza preliminare che deciderà sull’eventuale rinvio a giudizio dei quattro con ulteriori elementi. L’affidamento dell’incarico al perito è previsto per la settimana prossima.

La ricostruzione della Polizia.

C’erano le immagini delle telecamere, ma con i volti travisati e un’attenta preparazione che ha subito lasciato intuire che ci fosse lo zampino di un “basista” del posto nella rapina avvenuta lo scorso 27 gennaio, le indagini sembravano in salita. Ma gli uomini e le donne della Squadra Mobile, guidata dal vicequestore Danilo Di Laura, non si sono fatti scoraggiare e hanno ricominciato dai “metodi tradizionali”. Nella convinzione che un biltz con quelle modalità doveva necessariamente essere stato organizzato con l’aiuto di qualcuno del posto, dopo aver ricostruito la via di fuga dei due malviventi entrati a mano armata nella gioielleria Ranieri e poi fuggiti verso Piazza IX Martiri, dove un furgone bianco li attendeva per la fuga, gli investigatori hanno iniziato a battere gli ambienti criminali del posto riuscendo ad ottenere confidenze sull’identità dei presunti rapinatori. A quel punto sono scattate le indagini tecniche che hanno confermato l’impianto accusatorio, permettendo al Gip di accogliere le richieste del pm e procedere con le misure cautelari a carico di quattro persone tra i 40 e i 50 anni, compreso il basista aquilano. Gli altri risultano di nazionalità italiana e comunque persone che frequentavano il capoluogo abruzzese. In tre sono finiti in carcere, mentre un fiancheggiatore è stato posto ai domiciliari.
La refurtiva non è stata ancora rinvenuta, ma le indagini della Polizia proseguono.

Le interviste al Questore, dottor Enrico De Simone, e al capo della Squadra Mobile, il dottor Danilo Di Laura.

“Un risultato molto rapido – ha sottolineato il Questore Enrico De Simone al microfono del Capoluogo.it – per il quale dobbiamo ringraziare anche i magistrati della Procura della Repubblica che hanno lavorato in tempi rapidi, perché la celerità nello svolgimento degli accertamenti in questo tipo di reato è fondamentale, innanzitutto per dare una risposta concreta ai cittadini, ma anche perché con il passare del tempo le tracce e le percezioni investigative tendono a sparire”.
“La risposta – ha aggiunto il dottor Danilo Di Laura – è stata rapida e decisa, grazie all’attività delle donne e degli uomini della Squadra Mobile, coordinati dalla Procura, partendo da canoniche ma spesso non utilizzate tecniche di indagine, da confidenti e piccolissimi elementi e frammenti di immagini che hanno permesso di individuare i presunti autori della rapina”.

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