La Festa del papà tra storia, leggenda e attualità

Origine e storia della Festa del papà nel contributo di Nando Giammarini.
Origine e storia della Festa del papà nel contributo di Nando Giammarini.
In tempi come gli attuali in uno scenario di incertezza globale assume un valore di particolare importanza, per la sua grande valenza di rispetto ed umanità, la Festa del papà. Essa ricorre il 19 marzo, nata per celebrare tutti i padri ed il loro importante ruolo nella famiglia e nella società. Quella paterna è una figura di riferimento nella vita di ogni figlio in quanto motore ed autorità del contesto famigliare, quindi un preciso punto fermo nel processo di formazione dei bambini e degli adolescenti. Egli è un baluardo per quel che concerne il rispetto delle regole ed al contempo maestro che porta a conoscere la realtà di primaria importanza per il percorso formativo dei figli. È, inoltre, capace di abbracci, carezze e sorrisi che – insieme ai rimproveri, quando necessario – concorrono alla crescita ed alla sicurezza dei bambini. È una tradizione che in Italia la festa sia arrivata dall’America dove nei primi anni del 1900 una ragazza, come regalo per il compleanno di suo padre, gli dedicò un’intera giornata. Da allora venne festeggiata in quasi tutti i paesi del mondo, ma in date diverse nel pieno rispetto delle loro tradizioni e culture. In America la ricorrenza del papà veniva festeggiata a giugno, mentre in Italia si ritenne opportuno farla coincidere con il giorno della morte di San Giuseppe, padre putativo di Gesù. Essa è fortemente influenzata dalla religione cattolica per la quale San Giuseppe, protettore dei padri di famiglia e patrono della chiesa universale, è una figura paterna, amorevole e positiva. Da prendere come esempio. Una giornata dal sapore particolare, in cui si pone in bella evidenza la famosa frase di Democrito secondo cui “La saggezza del padre è il più grande ammaestramento per i figli” Questo frammento del filosofo greco descrive il simbolo della giornata: ovvero, San Giuseppe.
Ma c’è una cosa che lega dolcemente sia l’aspetto religioso che quello civile e sono le famose zeppole (oppure bignè). Secondo un’antica leggenda, fu proprio San Giuseppe che, dopo la fuga con la Sacra Famiglia in Egitto, per sbarcare il lunario, oltre la falegnameria si dedicò alla cucina, creando questo dolce. La zeppola fu realizzata a Napoli, dove nel ‘700 le monache del monastero di San Gregorio Armeno – noto anche per i suoi bellissimi presepi – realizzarono questo delizioso dolce, amato anche dai sovrani. Codesta ricorrenza è ricordata anche con l’appellativo di “San Giuseppe frittellaro” poiché uno dei momenti qualificanti della festa erano i famosi bignè alla crema tradizione che viene ancora mantenuta. Purtoppo siamo immersi e travolti da un mondo in continua evoluzione dal tenore di vita altamente frenetico, votato al consumismo più sfrenato, in cui stanno scomparendo, piano piano, le poche certezze cui aggrapparci. Unica cosa di cui possiamo essere almeno sicuri è il fatto che nella nostra vita ci sono delle strutture portanti, dei baluardi, ai quali far costantemente riferimento anche a livello ideale: sono i nostri genitori. In loro scorgiamo sovente i più bei ricordi di vita trascorsa costellati da un immenso amore, quel sentimento forte ed intenso che si trasmette di generazione in generazione e ci accompagna quotidianamente. Tanti momenti unici nella loro semplicità, per celebrare i papà, il loro amore e affetto. Come quando si alzano gli occhi al cielo cercando qualcosa di rassicurante e scorgiamo che dall’azzurro immenso ed infinito sorgerà il sole pronto ad allietare i giorni futuri. Giova ricordare che fino al 1977 il 19 marzo era festivo a tutti gli effetti poi con la legge N. 54 del 5 marzo 1977 fu abolita quindi ridotta ad un normale giorno feriale.
In questo giorno, appena poco prima dell’arrivo ufficiale della primavera, molteplici e simpatiche sono le iniziative che i bambini, coadiuvati dalle insegnati, prendono un po’ in tutte le città per festeggiare i loro papà. Anche se essendo cambiata la condizione sociale dell’essere genitore oggi, anche alla luce delle tante separazioni, la situazione è estremamente delicata e bisogna intraprendere, soprattutto nella scuola primaria, tutti quegli accorgimenti atti ad evitare di far sentire i bambini in difficoltà. A questo fine molte polemiche ha scaturito la cancellazione, da parte della dirigente scolastica di una scuola dell’infanzia di Viareggio, di un laboratorio per la festa del papà per evitare discriminazione di alcuni bambini che non lo hanno. Una saggia decisione, a mio modesto parere poiché la scuola, prima forma di organizzazione sociale volta all’educazione dei bambini, non può e non deve produrre disparità tra di loro. In conclusione di questo articolo desidero rivolgere un saluto, affettuoso, commosso e riverente, alla memoria di mio padre, di tutti gli altri che sono andati avanti e guardano i loro cari, proteggendoli, dal cielo. Analogo saluto rivolgo ai papà di tutto il globo terrestre che hanno lasciato a malincuore i loro paesi d origine per sfuggire alla fame, alla guerra e dare un, futuro dignitoso ai loro figli. La traversata di questa povera gente, con le carrette del mare, si è conclusa a Cutro sulle coste calabresi con un bilancio di oltre 80 morti tra uomini, donne e bambini. A tutti i miei sentimenti di dolore e di umana pietà.