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Meloni – Schlein, due donne a confronto nella nuova stagione politica

20 marzo 2023 | 09:30
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Meloni – Schlein, due donne a confronto nella nuova stagione politica

Due donne a confronto, Meloni contro Schlein: se dove c’è protesta c’è Schlein, la premier Meloni partecipa al Congresso CGIL senza cedere di un passo. Aspettando le elezioni europee, futuro termometro della situazione politica italiana. 

È nata una nuova stagione politica italiana, quella di una politica che si è riscoperta al femminile. Due donne a confronto, Meloni contro Schlein: se dove c’è protesta c’è Schlein, la premier Meloni partecipa al Congresso CGIL senza cedere di un passo. Aspettando le elezioni europee, vero termometro della situazione politica italiana.

C’era una volta Enrico Letta, un professore alla guida del Pd. Ha provato ad allearsi con Calenda, poi coni 5Stelle. Alla fine è rimasto solo. Ora c’è la Schlein alla guida di quel partito, non cerca alleanze (per ora), cerca la piazza. Dove si protesta lei c’è. A Firenze come a Milano. È difficile per un leader passare dal governo all’opposizione, difficile per Letta, non per Schlein che, platicamente, nel primo confronto parlamentare ha avvertito Giorgia Meloni, “Ora all’opposizione ci sono io”. Un ruolo dove si trova a suo agio e che le consentirà di sfruttare tutte le occasioni, cavalcherà tutte le proteste, sarà presente in tutte le piazze. Un Pd di lotta.
La risposta della Meloni non si è fatta attendere. Con coraggio è andata nella tana del lupo, al Congresso della Cgil. Ha messo in conto i fischi (che non ci sono stati), i cori antifascisti e quel ‘Bella ciao’ cantato da avversari irriducibili,non haceduto di un millimetro. Ha detto quel che pensava con franchezza e si è congedata con un applauso, perché sincera è parsa la sua condanna dell’attacco alla sede della Cgil.

Meloni e Schlein sono due donne diverse, opposte: difendono valori opposti. Ma hanno due identità visibili. Sono i punti di riferimento della politica italiana che improvvisamente si è scoperta al femminile. Un leader donna alla guida di una coalizione e di ungoverno, una leader donna alla guida dell’opposizione. E Salvini, Conte, Berlusconi sono diventati comprimari.Sul ring della politica ci sono loro due.
In un angolo Renzi e Calenda sperano di raccoglieree accogliere pezzi di moderatismo espulso dalla radicalizzazione in atto della politica italiana. Ma i sondaggi, termometro virtuale delle intenzioni di voto degli italiani, non concedono molte speranze. Sinistra e destra radicali sì, ma fino a uncerto punto. Meloni parla ai delegati della Cgil, Schlein non rinnega la vicinanza agli Usa e alla Nato.A destra come a sinistra sembrano chiudere gli spazi al centro. Ma quale centro poi? Renzi e Calenda sperano in fughe da Forza Italia o degli esponenti moderati del Pd. In realtà hanno catturato degli esponenti di spicco, ma non i voti. Le elezioni europee del prossimo anno saranno il vero termometro della situazione politica italiana.

Andare al congresso della Cgil e parlare rivendicando le proprie posizioni senza concedere nulla alla platea, se non la scontata condanna dell’attacco alla sede romana, è una prova di coraggio, ma sicuramente la consacrazione visibile e mediatica di una leadershipindiscutibile e incontrastata. Giorgia Meloni ha fatto sua una riforma fiscale, contestata a sinistra, che, nello spirito, potrebbe avere radicinella Lega, ma adesso è la sua. Del resto è lei che la difende davanti a una platea non amica, platea dove il suo alleato-rivale Salvini non sarebbe potuto andare. Certamente siamo agli annunci, così come realisticamente è tale anche il progetto del ponte sullo Stretto. Sul salario minimo la posizione ferma segna la contrapposizione con tutto lo schieramento avverso. Non soltanto per effetto deirisultati elettorali del 25 settembre, ma questo sempre più è il governo Meloni. La battaglie identitarie, anche se soltanto ipotizzate, sono le sue.

Del resto anche nell’opposizione la vittoria di Schlein ha portato a una radicalizzazione dello scontro, ma contemporaneamente a una personalizzazione del confronto. In poche settimane la giovane neo segretaria non solo ha conquistato e rivitalizzato un partito dormiente, ma si è imposta come riferimento dell’opposizione nel paese,togliendo quel ruolo soprattutto al leader dei 5Stelle, Giuseppe Conte.Un leader ammaccato dall’inchiesta giudiziaria, indipendentemente dalla consistenza dalle accuse, ma che ha subito l’attivismo della Schlein, che è andata a Firenze per una manifestazione antifascista, affiancando l’ex premier e togliendogli di fatto la scena. A Milano, nella manifestazione delle coppie omosessuali, è statalei a presentarsi come l’interlocutore di riferimento. Ma pima ancora c’è stato il confronto parlamentare con la premier: se in piazza si è fatta portavoce di battaglie identitarie, come l’antifascismo e i diritti civici, a Montecitorio si è intestata la battaglia per il salario minimo, rivendicando l’impegno in favore del mondo del lavoro. Se fino a un mese fa per individuare il leader dell’opposizione lo sguardo andava verso Conte, ora non c’è dubbio che è lei, la Schlein, che si è presa quel ruolo. E non soltanto per i sondaggi che la premiano.

Certamente non basta l’immagine mediatica, servono alleanze. Quella con i 5Stelle è quasi obbligata, del resto le differenze, adesso,sono minime. Resta il problema aperto con il Terzo polo di Renzi e Calenda, che sono pronti a collaborare con le altre opposizioni su alcuni punti, ma che rifiutano qualsiasi alleanza con il Pd che apre ai 5Stelle. Ma fino a quando potranno tenere questa posizione?
Qui torniamo al test europeo del prossimo anno. Il sogno di Calenda e Renzi è quello di presentarsi con un partito unico, capace di aggregare i moderati e di conquistare un ruolo centrale nella politica italiana.Il sogno non tanto nascosto sarebbe quello, in una competizione dove ognuno corre per se stesso, di diventare il primo partito italiano. Al momento è un sogno senza alcun legame con il mondo reale. Se il risultato della competizione europea dovesse confermare quello delle politiche, si aprirebbe in modo concreto la questione delle alleanze e del futuro del nuovo partito. Possono Renzi e Calenda guidare una forza ininfluente, di pura testimonianza? Una forza centrista può essere determinante per spostare gli equilibri politici a destra o a sinistra. La splendida solitudine per una forza non ideologica non può funzionare. Porta inevitabilmente al declino. E tutto lascia pensare che per i prossimi mesi, o forse anni (ma le vicende politiche in questa fase cambiano drasticamente, in pochissimo tempo) inducono a pensare che la partita sarà tra le due donne leader. Una al governo e l’altra all’opposizione.
Agli altri il compito di scegliere se stare da una parte o all’altra. Di certo c’è solo l’apertura di una fase nuova. Dove porterà, lo vedremo nel tempo. Comunque la fase attuale è una logica conseguenza del voto dello scorso autunno: la fine delle grandi coalizioni di necessità e un ritorno al bipolarismo. Quel bipolarismo che doveva essere l’elemento forte della seconda Repubblica e che si è offuscato negli ultimi 12 anni.

Foto di: ANSA