Ambiente - la crisi

Acqua, l’Italia in cima alla classifica UE dei consumi: ogni persona “mangia” 5mila litri al giorno

In Italia si mangia più acqua di quella che si beve. Arrivano dati Istat preoccupanti in occasione della Giornata mondiale dell'Acqua: l'Italia in cima alla classifica europea sul consumo

Acqua, quanta ne consumiamo ogni giorno?

Non una semplice “Giornata mondiale” quella che ricorre oggi, ma un’occasione per riflettere e per invertire la rotta, prima che sia troppo tardi. 22 marzo, Giornata mondiale dell’Acqua: l‘Italia resta in cima alla classifica per i consumi d’acqua: come intervenire? 

Mai come quest’anno, alle porte di un’estate durissima in quanto a crisi idrica, la Giornata mondiale dell’Acqua, che ricorre oggi, 22 marzo, assume un significato importante, molto più che simbolico. La crisi climatica in atto, infatti, non fa altro che acuire una crisi idrica ormai universale.
Per tentare di migliorare le cose, bisognerebbe allora innanzitutto capire dove sbagliamo e, soprattutto, dove si può e si deve intervenire per limitare gli sprechi e il consumo d’acqua. In occasione di questa Giornata, il WWF ha evidenziato che “Gli italiani mangiano più acqua di quanta ne bevano: 6.300 litri a persona al giorno“. Un dato tutto fuorché rassicurante considerando che i problemi legati all’acqua – da un lato la siccità, con il relativo aumento degli incendi, dall’altro alluvioni e inondazioni – sono destinati a peggiorare in tutto il mondo con la crisi climatica contemporanea.
Ma cosa significa mangiare più acqua di quella che si beve? 
“Quando si pensa all’azione sull’acqua da parte della popolazione – illustra il WWF – spesso ci si limita ai consigli elementari, come quello di chiudere i rubinetti. Per il WWF, invece, si può fare molto di più. Proprio per questo l’associazione, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, fornisce dati e strumenti per conoscere meglio la quantità d’acqua reale che consumiamo, non solo dunque quella che esce dai rubinetti delle case, ma quella presente nel cibo e negli oggetti della nostra vita quotidiana, e quindi come ridurre il suo consumo“.

Ricorda l’Istat che l’Italia si conferma, ormai da più di un ventennio, “al primo posto tra i Paesi Ue per la quantità, in valore assoluto, di acqua dolce complessivamente prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei. In termini pro capite, l’Italia (155 metri cubi annui per abitante) si colloca in seconda posizione, preceduta solo dalla Grecia (158) e seguita a netta distanza da Bulgaria (118) e Croazia (113)”. Dati che rende noti l’Istat nelle statistiche 2020-2022. “Il volume di acqua per uso potabile prelevato per impieghi domestici, pubblici, commerciali, artigianali, industriali e agricoli che rientrano nella rete comunale è di 9,19 miliardi di metri cubi nel 2020. Il prelievo giornaliero di 25,1 milioni di metri cubi, pari a 422 litri per abitante, è reso possibile da una capillare rete di approvvigionamento“.

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L’ACQUA NASCOSTA
L’acqua che beviamo è solo una piccola parte di quella che consumiamo ogni giorno.
Al consumo diretto (per lavarsi, cucinare, pulire o innaffiare le nostre piante) – che in Italia è di 236 litri al giorno a persona contro una media europea di 165 litri – va aggiunto quello indiretto, legato all’ ”acqua nascosta”, ossia quell’acqua necessaria per produrre i beni e i servizi che utilizziamo e il cibo che mangiamo. Se compriamo una t-shirt in cotone, mangiamo una bistecca o beviamo una birra stiamo consumando acqua. Ogni fase produttiva per realizzare un prodotto finito può consumare acqua. La somma di tutti questi consumi rappresenta l’impronta idrica quotidiana.
In Italia consumiamo in media circa 130 miliardi di m³ all’anno – una delle impronte idriche più alte d’Europa, con una media di 6.300 litri a persona al giorno. Consumi non più sostenibili e allarmanti, considerando che secondo il World Resources Institute nel 2040 l’Italia sarà in un serio stress idrico. Sarebbe importante che sui prodotti venisse indicata la loro impronta idrica (e altrettanto per la CO2), in modo da indirizzare il consumatore verso scelte più sostenibili, premiando le aziende che maggiormente si impegnano in una gestione sostenibile delle risorse idriche.
Il 90% dell’impronta idrica di ciascuno di noi è determinato dal cibo che porta in tavola. È stato stimato che ogni persona “mangi” in media 5.000 litri di acqua al giorno: mangiamo assai più acqua di quella che beviamo, quindi, da 1.500 a 10.000 litri al giorno, a seconda di dove si vive e di cosa si mangia. La carne è l’alimento maggiormente “idrovoro”. La sua impronta idrica è legata principalmente all’acqua necessaria per l’alimentazione del bestiame ed è influenzata da diversi fattori, che vanno dal sistema di produzione impiegato alla composizione e origine del mangime utilizzato.

NON SOLO CIBO 
I vestiti che indossiamo, quindi i tessili che abbiamo e utilizziamo in casa hanno una lunga filiera alle spalle che inizia dai campi dove si coltiva il cotone e dalle piattaforme dove si estrae il petrolio per le fibre sintetiche. Ogni passaggio del processo di produzione dei tessili comporta un enorme utilizzo di acqua, dalla tinteggiatura al trattamento delle fibre. Questo fa sì che l’industria tessile sia la seconda industria ad alta intensità di consumo idrico al mondo, con circa 93 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, pari al 4% di tutta l’acqua dolce estratta a livello globale. Per produrre tutti i tessili acquistati dalle famiglie europee sono necessari ogni anno circa 24.000 milioni di m³ di acqua.

COSA FARE
È imperativo abbattere le emissioni climalteranti, onde evitare gli scenari più preoccupanti e ingestibili della crisi climatica, affrancandosi dall’uso dei combustibili fossili, fermando la deforestazione e la cementificazione, proteggendo la salute degli ecosistemi. Ma è altrettanto indifferibile l’adattamento, vale a dire cercare un nuovo modello di benessere che affronti con lungimiranza i cambiamenti già in atto: per l’acqua, vuol dire anche abbatterne lo spreco, ridurne e razionalizzarne l’uso, assicurare la salute della natura e ripristinare il territorio, garantire un’equa distribuzione della risorsa. Le persone possono essere parte attiva in questo cambiamento di paradigma, generando un beneficio evidente all’ambiente e costringendo governi e aziende ad agire subito.

Intanto sale la bolletta nel 2022: 487 euro a famiglia

Bolletta dell’acqua sempre più caraè arrivata a 487 euro la spesa media a famiglia nel 2022 con un aumento del 5,5% rispetto al 2021 e in crescita in tutti i capoluoghi di provincia, ad eccezione di Forlì-Cesena, dove cala dello 0,6%. Lo afferma l’Osservatorio Prezzi e Tariffe di
Cittadinanzattiva in occasione della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, rilevando che l’incremento supera il 20% a Bolzano (+26,3%), Savona (+25,5%) e Trento (+21%); oltre il 10% in altri dodici capoluoghi da Milano a Pescara a Messina e Catania.
La Toscana è la regione più costosa, il Molise la più economica, in Trentino Alto Adige c’è stato l’aumento più consistente. Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale di 883 euro (+4,2% rispetto al 2021), mentre Isernia conquista la palma di capoluogo più economico con 174 euro.

La dispersione idrica nei capoluoghi di provincia è pari in media al 36,2% e raggiunge il 42,2% come territorio complessivo italiano. In alcune aree del Paese (soprattutto Sud e Isole) si disperde più della metà dei volumi d’acqua immessi in rete. In particolare, in Basilicata va disperso il 62% di acqua, mentre la Valle d’Aosta si ferma al 26,9%. Fra i capoluoghi di provincia spicca in negativo il dato di Latina, dove la dispersione assume dimensioni anche superiori al 70%; in positivo Macerata con appena il 9,8%, afferma l’Osservatorio. Aumentano i Comuni con razionamento dell’acqua per uso domestico: nel 2021, i capoluoghi di provincia sono passati da 11 a 15. A Palermo si sono registrati 183 giorni di sospensione del servizio, 182 a Trapani e Agrigento.
Su tutto il territorio di Cosenza l’acqua è stata razionata, con precise fasce orarie, tutti i giorni dell’anno; ad Enna solo in alcuni quartieri.

Le perdite rappresentano uno dei principali problemi per una gestione efficiente e sostenibile dei sistemi di approvvigionamento idrico e la quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno, rende noto l’Istat nelle sue statistiche sull’acqua 2020-2022.
Nel 2020, il volume delle perdite idriche totali nella fase di distribuzione dell’acqua, calcolato come differenza tra i volumi immessi in rete e i volumi erogati, è pari a 3,4 miliardi di metri cubi, il 42,2% dell’acqua immessa in rete. In riferimento all’acqua prelevata dalle fonti di approvvigionamento, le
perdite idriche totali in distribuzione rappresentano una quota pari al 37,2%.
A causa delle dispersioni in distribuzione, agli utenti finali sono erogati complessivamente 4,7 miliardi di metri cubi di acqua per usi autorizzati (215 litri per abitante al giorno), comprendenti sia i volumi fatturati agli utenti finali sia quelli forniti a uso gratuito. Complessivamente, nel 2020, il volume erogato è il 51,0% del volume prelevato.

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