L'approfondimento

Cicatrici francesi, l’ultima pericolosa “moda” autolesionista: “Serve educare all’uso dei social”

Tik Tok, prima la blue whale, ora le cicatrici francesi. Una 'challenge' discutibile. Etichettarla solo come "l'ultima moda" che corre tra i giovani è sbagliato, "Facciamo attenzione. Servirebbe educazione all'uso dei social".

Cicatrici francesi, la nuova challenge Tik Tok: sempre più adolescenti si procurano lividi sul volto facendo pressione con le proprie dita contro lo zigomo.
“È sbagliato farla passare semplicemente come la moda del momento: si tratta di una quasi forma di autolesionismo. Bisogna educare i giovani alla comunicazione e all’uso dei social, altrimenti ci sarà sempre maggiore spazio per simili atteggiamenti pericolosi”.

Prima la blue whale, ora le cicatrici francesi. Sono spesso discutibili le “mode” lanciate da Tik Tok e seguite da moltissimi adolescenti in tutto il mondo. Eppure limitarsi a definire le cicatrici francesi come la “nuova moda” è sbagliato e porta a sottovalutare un comportamento disfunzionale che nasce dalla mancata comunicazione di un disagio. Disagio che si dovrebbe prima riconoscere, poi affrontare.
Ad offrirci una lettura a 360 gradi del fenomeno che sta, purtroppo, diffondendosi via social è la psicologa ed analista aquilana Chiara Gioia.
“Siamo dinanzi ad uno dei più recenti fenomeni esplosi su Tik Tok, possiamo dire, quindi, che queste cicatrici francesi rappresentano l’ennesimo volto di ciò che i social, in generale, possono generare. Il tema da trattare, a questo punto, sarebbe soprattutto uno: cioè la necessità di un’educazione e di formazione all’uso dei social”.

“I social del resto amplificano alcuni comportamenti negativi. Possiamo pensare, ad esempio, a Cyberbullismo ed hate speech. Atteggiamenti che, ancora una volta, ci portano a sottolineare l’importanza di un’educazione al corretto uso delle tecnologie. A cosa serve, del resto, demonizzare Tik Tok senza agire di conseguenza? Sarebbe un attacco astratto, fine a sé stesso, quando in realtà c’è bisogno di prendere provvedimenti concreti, di natura educativa e formativa appunto. L’uomo come essere umano è in costante evoluzione, è dinamicità, di conseguenza anche la natura formativa deve essere al passo con i tempi, deve seguire la dinamicità dell’uomo e della società. Non si può fare finta che i giovani di oggi non abbiano bisogno di essere formati al corretto uso di strumenti ormai utilizzati ore ed ore, ogni giorno. Strumenti che, tra l’altro, offrono infinite potenzialità e, per questo, possono indurre ad usi errati”. 

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Attenzione, quindi, a interpretare ed etichettare le cicatrici francesi “semplicemente” come moda del momento. E, ancora, attenzione a non parlare di segni di riconoscimento o di appartenenza. Gli antichi popoli avevano i propri segni o simboli di appartenenza, ma in quel caso specifico si trattava di simboli culturali e culturalmente riconosciuti: cosa che non può essere affatto rappresentata da una cicatrice francese. Il problema è che l’uso eccessivo dei social genera spesso atteggiamenti disfunzionali ed oggi ci ritroviamo a fare i conti con queste cicatrici francesi. Bisogna, tuttavia, cercare di capire perché si arriva a questo. Perché un adolescente arriva a procurarsi questo segno sul volto?
È come se determinati contenuti psichici della persona non venissero identificati: contenuti che non svaniscono da soli, ma trovano – in qualche modo – una via d’uscita, spesso sotto una forma sbagliata. Se ci sono problemi non affrontati nell’età adolescenziale, questi comunque si ripresenteranno nel tempo
.

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LA NECESSITÀ DI FAR PARTE DI UN GRUPPO  
“Già nella fase dell’adolescenza i giovani manifestano il bisogno di appartenere ad un gruppo, che fa il paio con quello di distaccarsi dalla famiglia per trovare una propria identità. Si tratta della cosiddetta fase di omologazione al gruppo: considerata normale, naturalmente, ma capita anche che per omologarsi si assumano atteggiamenti come quelli che portano a gesti disfunzionali. È in questo momento, allora, che bisogna fare delle riflessioni molto profonde, poiché evidentemente c’è un contenuto psichico inespresso che si manifesta attraverso questa o quell’altra “moda”. Ma decodificare simili fenomeni come ‘moda del momento’ significherebbe non voler vedere i problemi alla radice. Come si può definire moda una forma di autolesionismo, o vicina a configurarsi come tale? Per questo è importante andare ad indagare il senso di queste condotte.
Questo segno orizzontale sullo zigomo, interpretato dai giovani come segno di riconoscimento, implica sì il discorso dell’identità, ma se i ragazzi arrivano a tanto c’è qualche ulteriore motivo, che va oltre la necessità di appartenere ad un gruppo. In un certo modo, secondo il mio punto di vista e d’analisi, è come se questa condotta dovesse essere intesa quale
modalità per creare una sorta di traccia di una sofferenza, di un disagio, di un “qualcosa” che non va. Quindi è come se si creasse una forma di assenza di comunicazione tra il vissuto che si ha dentro e l’incapacità di esprimerlo. Non perché non si è capaci, ma perché, in quel momento, evidentemente non si è attivata quella forma di comunicazione necessaria a far capire cosa si prova. E genitori, formatori o analisti hanno proprio il ruolo anche di educare ad una sana comunicazione, perché i giovani vanno formati a 360 gradi”, conclude Chiara Gioia.

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