Calcio

L’Aquila 1927 dalla A alla Z: l’alfabeto rossoblù per la vittoria del campionato

Riavvolgiamo il nastro e ripassiamo l'alfabeto: tutti gli ingredienti della stagione rossoblù, dalla A alla Z, che hanno portato L'Aquila 1927 alla vittoria del campionato.

Due lettere: D, come la categoria raggiunta, E, come Eccellenza, il campionato vinto. Ma il cammino de L’Aquila 1927 è stato fatto di tutto l’alfabeto: ogni lettera si è andata a legare alle altre, formando una catena indissolubile, un cerchio che si è chiuso con quel goal all’ultimo respiro, ma che si è aperto quest’estate, prima dell’inizio di una stagione che ha regalato ai tifosi rossoblù una grande festa.

Forse è limitante scegliere una parola, un nome, un aggettivo, un verbo, per ogni lettera; alcune di quelle parole potevano, poi, sembrare troppo scontate; di sicuro non è stato semplice selezionarle, perché ognuna di esse può raccontare molto su questo campionato. Ce ne sono alcune, però, più rappresentative e più significative: alcune che riportano alla memoria momenti, emozioni, sensazioni di un campionato dal lieto fine. E, allora, facciamo insieme questo ripasso dell’alfabeto, lettera per lettera. E riavvolgiamo il nastro della stagione.

A come Alessandro: è suo il goal della rimonta contro il Capistrello, il goal della vittoria, il goal che permette a L’Aquila di aggiudicarsi il campionato. Diventa simbolo non solo di un goal pesante, pesantissimo, ma di un giocatore che, da ottobre, è costretto a combattere con un problema fisico che lo ha tenuto lontano dal campo per mesi e che non gli ha permesso di essere in forma, ma che, chiamato in causa, ha risposto ‘presente’, ed è stato più che incisivo. E’ simbolo non solo di se stesso, ma di un intero gruppo che ha sempre dato tutto per la causa, senza mai tirarsi indietro.

B come Black: immancabile, ineguagliabile, fondamentale per la buona riuscita di un campionato. Ogni anno promette che sarà l’ultimo, ma alla fine è sempre lì, perché, senza di lui, non è calcio. Senza di lui, non è L’Aquila. E, quindi, “Quando un giorno sarò grande, voglio assomigliare a Black”!

C come Capistrello: la partita decisiva, quella che ha restituito a L’Aquila una categoria che mancava da cinque lunghi anni. Ma anche come Cuore: quello che serve per scendere in campo, oltre la qualità, oltre ogni tattica; quello che la squadra ha sempre messo, quello che non ha mai fatto mancare.

D come Difesa: alcuni dicono che la miglior difesa sia l’attacco, altri che il miglior attacco sia la difesa. Sarà, ma in ogni caso noi abbiamo una certezza: la miglior difesa del campionato è quella de L’Aquila. Ha terrorizzato gli attaccanti di tutta l’Eccellenza abruzzese, abituati a farsi strada come un coltello nel burro nelle altre linee difensive, ma consapevoli che quei pilastri rossoblù rappresentavano le Colonne d’Ercole: al di là non era possibile andare.

E come “E’ l’anno nostro”: lo striscione della società dice tutto: dopo anni appartenuti ad altri, dopo problemi e difficoltà che hanno minato il suo percorso nei vari anni di Eccellenza, è arrivato quello buono. Quello de L’Aquila. Ed entrerà nella memoria degli aquilani, e sarà storia rossoblù.

F come Festa: un anno di festeggiamenti: che siano per il Novantacinquennale della società o per la vittoria del campionato, in casa L’Aquila, per tutto l’anno, la festa c’è stata, e si è sentita. Perché, nonostante i momenti di sconforto in cui qualcuno pensava che tutto fosse perduto, ancora una volta, la verità è che tutti aspettavano questa grande festa. E, alla fine, è arrivata.

G come Goal: il primo del campionato è stato di Marchionni, tra le mura amiche, contro il Nereto; quello che ha fatto gridare di liberazione è stato di Sarritzu a Città Sant’Angelo; quello che ha regalato la Serie D è stato di Alessandro a San Benedetto dei Marsi. I goal non sono mancati, anzi: sono stati tanti, al punto da rendere i rossoblù il miglior attacco del campionato e potremmo citarli tutti, ognuno con una motivazione più che valida. In più, a segnarli, sono stati praticamente tutti i giocatori de L’Aquila, e non solo gli attaccanti. In alcune partite sono arrivati subito e sono stati abbondanti, in altre hanno fatto sudare un po’ di più. Alcuni sono stati la chiave per aprire una porta, per sbloccare qualcosa. Ma tutti, sempre, sono stati accompagnati dalla voce dei tifosi, che sapevano che ognuno di essi sarebbe stato un mattoncino indispensabile per costruire il muro rossoblù.

H come Happy Ending: sì, il lieto fine è arrivato per chi lo aspettava da tempo, per chi lo meritava, per gli sforzi fatti in questi anni. Per chi sapeva che l’Eccellenza era poco per L’Aquila, e forse anche la Serie D, ma, un passo alla volta, si può raggiungere tutto. Intanto, per questa stagione, come nelle migliori favole, “E vissero tutti felici e contenti”.

I come Insieme: perché solo insieme si possono raggiungere degli obiettivi. Insieme, tutti. Società, staff, squadra e pubblico: avere un ambiente compatto è la base per la riuscita di un progetto. Ma anche I come Invasione: l’invasione del popolo aquilano a San Benedetto dei Marsi. In tutti i sensi (sì, anche di campo).

L come L’Aquila: al centro di tutto, c’è questo; al centro di tutto, c’è lei: la squadra del capoluogo abruzzese, fiera come l’animale che rappresenta, ferita da chi, in passato, le ha fatto del male, ma curata da chi voleva solo il suo bene. Ora, L’Aquila ha ritrovato la sua corona, e la porta con orgoglio sul capo, osservando tutti dall’alto, stagliandosi alta ed austera nel cielo.

M come Montesilvano: può sembrare una partita come le altre, un’avversaria come le altre, ma quella lontana partita del girone di andata, disputata il 2 ottobre 2022 in trasferta, è stata la partita della svolta tattica, con la novità del 4-2-3-1, modulo destinato ad essere la miglior soluzione. Nella conferenza prepartita, il vice allenatore Gigi Durastante parlò al posto dello squalificato Epifani, e con estrema spontaneità disse: “Domani andiamo a giocare, la vinciamo e torniamo a casa”. Se da lì in poi qualcosa si è sbloccato, più profetico di così non avrebbe potuto essere.

N come Numeri: importanti e, si è sempre detto, invidiabili. Fino a questo momento, con tre partite ancora da giocare, questi sono i numeri de L’Aquila: 75 punti in classifica con 23 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte ed un totale di 65 goal fatti e 15 goal subiti, dati che la rendono miglior attacco e miglior difesa del campionato. Beh, sarebbe bello anche ricordare i diciassette risultati utili consecutivi inanellati dalla partita casalinga contro la Torrese del 25 settembre 2022 a quella esterna, proprio contro la Torrese, del 15 gennaio 2023. Un girone da imbattuti non è per tutti. E lo stesso si sta ripetendo adesso. Proprio da quel match con la Torrese, L’Aquila ha ripreso la propria marcia: dieci risultati utili consecutivi, con la possibilità di arrivare a tredici.

O come Oltre: gettare il cuore oltre l’ostacolo, andare oltre le apparenze, spingersi con lo sguardo oltre: è una parola importante, una parola che, a seconda del contesto nel quale viene inserita, indica perseveranza, ambizione, consapevolezza delle proprie forze e volontà di andare avanti.

P come Passione: quella di coloro che hanno creduto nel progetto, che lo hanno fondato, che lo hanno sostenuto, che lo hanno sposato; quella di coloro che hanno sempre seguito e supportato la squadra, non facendole mancare nulla.

Q come Qualità: innegabile nella compagine aquilana; tanta, e si sapeva dall’inizio del campionato. Qualità iniziata con il mercato estivo ed incrementata con il mercato invernale. Qualità non solo tecnica, ma anche e soprattutto umana.

R come Renato Curi Angolana: una delle partite chiave: la trasferta, ma soprattutto la vittoria che ha dato una conferma importante, l’ennesima, e che ha fatto scattare una scintilla, facendo comprendere che, sì, questa volta era quasi fatta. Quella scintilla l’hanno sentita tutti: l’allenatore, che l’ha riportata più volte alla memoria; i giocatori, che con grinta e quasi con ferocia sono corsi ad esultare sotto i propri tifosi; e loro, i tifosi stessi, che si sono stretti in un grande abbraccio pensando che, sì, forse era la volta buona. Forse, era l’anno giusto.

S come Società: bastano aggettivi con la lettera S per descriverla. Sana, Seria, Solida, Strutturata, anche un pizzico Scaramantica, e non serve altro.

T come Terzini: tutti i giocatori hanno avuto un ruolo importante, tutti hanno avuto un peso specifico nella squadra di quest’anno e, infatti, abbiamo ricordato la difesa e i goal realizzati non solo dall’attacco (menzioniamo anche i portieri, altrimenti il loro preparatore, Giancarlo Petrocco, potrebbe prendersela). Ma è sempre bene sottolineare alcune cose, perché avere dei terzini come quelli che i rossoblù hanno sfoggiato per tutto il campionato, giovanissimi e talentuosissimi, non è da tutti, anzi. E’ per pochi. Quasi per nessuno. Solo per L’Aquila. Ed è un altro ottimo segnale del lavoro che, ogni giorno, si svolge.

U come Uomini: era il diktat di questo campionato: non solo giocatori forti, ma uomini veri. Perché solo chi ha dei valori può lottare ogni giorno.

V come Vittoria: la parola chiave della stagione, la parola più bella; l’obiettivo da centrare ogni settimana, per poter arrivare a tagliare il traguardo per primi. Ma anche V come Valorosa: è lei, è L’Aquila, con il nome che le è stato attribuito tempo fa e che continua a rappresentarla.

Z come Zittire: non solo zittire gli avversari, perché sarebbe troppo semplice e basterebbero i risultati e il campo a farlo; zittire soprattutto coloro che non ci credevano, non solo quest’anno: coloro che, nel 2018, pensavano che il progetto sarebbe naufragato dopo poco tempo, che non avrebbe portato da nessuna parte, che sarebbe stato la distruzione del calcio aquilano, quando, in realtà, quella era la soluzione: la più pura e genuina rinascita, l’unica.

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