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Ortona, sbarcati i 161 migranti soccorsi: la metà resta in Abruzzo

30 marzo 2023 | 10:06
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Ortona, sbarcati i 161 migranti soccorsi: la metà resta in Abruzzo

Emergency ha concluso nel porto di Ortona lo sbarco dei 161 naufraghi soccorsi nella notte del 25 marzo dalla nave Life Support in tre operazioni di salvataggio

Ortona, arrivata la Life Support con a bordo 161 naufraghi soccorsi: la metà resta in Abruzzo.

Emergency ha concluso nel porto di Ortona lo sbarco dei 161 naufraghi soccorsi nella notte del25 marzo dalla nave Life Support in tre diverse operazioni disalvataggio. La scelta del porto abruzzese invece di uno siciliano ha comportato due giorni ulteriori di navigazione. “Rispetto a quanto sarebbe servito per raggiungere porti piùvicini, arrivare ad Ortona ha implicato due giorni ulteriori dinavigazione rispetto ad un porto siciliano. Questo vuol dire chela Life Support sarebbe potuta essere già in viaggio verso acqueinternazionali per salvare altre vite umane”, ha commentato Emanuele Nannini, capo della missione Life Support. Per raggiungere il porto abbiamo affrontato condizioni meteomarittime avverse e particolarmente impegnative: nella scorsanotte le onde erano di quattro metri e le condizioni sono statedifficili sia per l’equipaggio che per i naufraghi a bordo, chehanno sofferto molto, mentre la legge internazionale prevede chesarebbero dovuti essere portati in un luogo sicuro il primapossibile”, ha aggiunto.

Oltre un terzo minori, 26 le donne: di cui tre incinte

Sono state tre le operazioni compiute dalla Life Support. La prima nella notte tra il 24 e il 25 marzo, davanti alla Libia, dove sono state recuperate 78 persone a bordo di un gommone in stato critico. Altre due operazioni nella mattinata del 25, quando sono stati avvistati due barchini in ferro in difficoltà per problemi ai motori, uno con 38 e un altro con 45 persone a bordo.
Lo sbarco a Ortona è avvenuto il 28 marzo. Le 161 persone sbarcate provengono da Burkina Faso, Camerun, Ciad, Congo, Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sud Sudan, Sudan.
Tra di loro molte giovani famiglie con bambini piccoli e molti minori non accompagnati, anche tra i 6 e gli 8 anni. Oltre un terzo dei superstiti infatti è rappresentato da minori (61),di cui sette accompagnati e 54 non accompagnati. Presenti anche 26 donne, di cui tre incinte.
Dopo una sosta al palasport di Villa Caldari ad Ortona, i migranti sono saliti a bordo delle navette provenienti dai vari Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) di Abruzzo, Marche eMolise. Metà di loro sono rimasti in regione, equamente distribuiti in tutte e 4 le province, l’altra metà tra alcuni centri marchigiani e molisani.

‘La Tunisia sta diventando la nuova Libia’

Vogliamo tornare quanto prima nel Mediterraneo, mettendoci a disposizione delle autorità competenti presenti in mare. Durantequest’ultima missione, abbiamo ricevuto moltissime segnalazionidi imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo e soprattuttosulla rotta tunisina, ha affermato ancora Nannini. Di fatto, siamo stati testimoni degli effetti delle recenti politichetunisine verso gli stranieri presenti sul proprio territorio edella grave crisi economica che sta affliggendo il Paese. Abordo, i superstiti ci hanno raccontato come la Tunisia rischiadi diventare la nuova Libia: arresti arbitrari e violenze daparte della polizia, rapine armate senza che nessuno intervenga,case incendiate perché abitate da stranieri”, ha continuato.

I racconti di alcuni sopravvissuti

I naufraghi che Emergency ha soccorso erano partiti da Zwara, in Libia, nel primo caso, e da Sfax, in Tunisia, nel secondo e nelterzo. In questi due ultimi casi, le persone hanno passato più di tre giorni in mare navigando alla deriva. “Ho 45 anni esoffro di ipertensione. Ho passato tre giorni in mare, senzabere né mangiare, senza avere la possibilità di usare un bagno,sotto il sole cocente e nel freddo notturno. Quando ci avetesoccorsi, avevo ovunque sul corpo la benzina che si erarovesciata dalle taniche. Non riuscivo a camminare, né a reggermiin piedi. Mi hanno dovuta portare di peso”, ha detto una donna della Costa d’Avorio, tra i superstiti.
Appena ho visto peggiorare la situazione in Tunisia ho decisodi far partire subito mia moglie con la nostra bimba. Non vedol’ora di ristringerle tra le mie braccia. Io sono rimasto inmare tre giorni. Abbiamo incontrato tanti pescherecci, ma ipescatori ci dicevano che non potevano farci imbarcare sulleloro navi, perché rischiavano denunce penali. Avrebbero chiamatoi soccorsi. Quando abbiamo visto la vostra nave abbiamo capitoche non ci avreste lasciato morire“, ha raccontato un uomo, anche lui della Costa d’Avorio.
I naufraghi che hanno vissuto o transitato in Libia riportano di episodi di violenza: Io e la mia nipotina di 4 anni, che accudivo all’epoca, siamo rimaste inprigione in Libia per un anno. Mi hanno picchiata in qualsiasiparte del corpo. Ho ancora le cicatrici.Ogni sera sceglievanouna donna da violentare. Per fortuna a me non è mai toccato.Mentre ci picchiavano, fumavano come se fosse un gioco”, ha ricordato una donna.

Fonte: ANSA/UFFICIO STAMPA EMERGENCY) (ANSAmed).
Foto di: Ansa