L’artista del colore materico Nino Gagliardi in mostra alla Penthouse Private Gallery

1 aprile 2023 | 13:08
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L’artista del colore materico Nino Gagliardi in mostra alla Penthouse Private Gallery

Fino all’1 maggio aperta al pubblico la mostra omaggio a Nino Gagliardi, presso il nuovo spazio Penthouse Private Gallery in centro storico a L’Aquila.

Con l’omaggio a Nino Gagliardi, artista marsicano, “poeta del colore materico” conosciuto in tutto il mondo, è stato inaugurato giovedì 30 marzo il nuovo spazio culturale Penthouse Private Gallery a L’Aquila.

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La mostra omaggio a Nino Gagliardi è stata curata dal critico Antonio Gasbarrini e voluta da Marcello Di Giacomo, dal cui intuito nasce anche lo spazio “Penthouse Private Gallery”. All’inaugurazione erano presenti il vice sindaco Raffaele Daniele, il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, il vice presidente della Giunta Regionale, Emanuele Imprudente, Antonio Gasbarrini, i consiglieri comunali Stefano Palumbo e Gianluca Marinelli, il presidente di Federalberghi Abruzzo, Giammarco Giovannelli, l’ingegnere Simone Pasanisi, consigliere dell’Ordine degli Ingegneri dell’Aquila. Non potevano mancare la figlia dell’artista, Patricia Gagliardi, docente di lingua e la nipote di Gagliardi, l’attrice aquilana Alessia Fabiani che hanno messo a disposizione della mostra 63 dipinti provenienti dalla collezione privata della famiglia. Durante l’inaugurazione la figlia e la nipote dell’artista hanno tenuto un reading con alcune poesie scritte da Gagliardi. La mostra omaggio resterà aperta fino al primo maggio con i seguenti orari: tutti i sabati dalle 17 alle 19,30 e tutte le domeniche dalle10,30 alle 13,00 e dalle 16.00 alle 19,30. Dal lunedì al venerdì su prenotazione al numero 331/7383503.

nino gagliardi

Grazie alla disponibilità di Marco Urbano che ha creduto nel progetto, Penthouse Private Gallery è una originale galleria nata da un’idea di Marcello Di Giacomo. Si trova nel cuore del centro storico, su via San Tommasi n.3 – vicolo ex Cinema Rex -. Si tratta di uno spazio in cui sarà possibile ospitare espressioni artistiche di vario genere, anche performative, mettendo a disposizione della comunità più di 500 mq di spazi e di lavoro. Qualità e bellezza assunti a patrimonio comune, per stimolare nuove idee e voglia di creare. 

CHI ERA NINO GAGLIARDI

Nino Gagliardi nasce ad Avezzano il 9 febbraio 1918. Studi classici e Istituto Universitario Orientale di Lingue a Napoli. In Francia dove soggiorna vari anni frequenta l’Ecole d’Art Février di Montpellier e sotto la guida del pittore spagnolo Pablo Figueroa subisce il fascino della pittura. A Saint Géniez d’Olt espone le sue prime tele nel 1938 nel locale Café Verlaguet. Guerra e prigionia. Nel 1946 affronta la prima vera personale alla Eston House di Monxton in Inghilterra ed ivi trova il tempo di diplomarsi in lingua inglese presso l’Università di Cambridge. Nel 1949 ad Avezzano dà inizio ad una intensa attività pittorica. Negli anni ’50-’53 partecipa a mostre di gruppo ed espone in varie personali. Nel 1954 si trasferisce a Roma dove prende attivo contatto con i pittori C. Savelli, Vangelli, Monachesi, Samonà, Caraceni ed altri partecipando alle principali rassegne tenute in città. In questo periodo approfondisce l’indagine sul colore e perfeziona la sua sintassi approdando ad una sintesi figurale di particolare efficacia.
Nel 1957 la ricerca figurativa attinge direttamente alla lezione delle avanguardie storiche (Futurismo) e Metafisica, sfociando più tardi nella scoperta della materia e del segno indagati nelle loro relazioni dinamiche. Con la poetica informale raggiunge risultati signi¬ficativi nelle soluzioni neo-barocche degli anni 1959-1961. Insoddisfatto e sempre più immer¬so nello sperimentalismo è attirato dal richiamo degli emblemi iconologici che rafforzano la sua attrazione verso il segno. II passo che lo porterà di lì a poco a misurarsi con la poetica neo-gestaltica, trova il punto di massima maturazione nella IV Biennale Internazionale di San Marino “Oltre l’Informale” del 1963. Qui, tra gli artisti italiani, è segnalato, per l’opera “Rencontre”, insieme a Dorazio e Turcato. È in questa fase che lo si nota tra i principali protagonisti del movimento neo-gestaltico sostenuto teoricamente in primis da Giulio Carlo Argan. Insieme agli artisti Cannilla, Carchietti, Orci, Guerrieri, Martinez, Pace ed altri partecipa alla mostra itinerante Roma/Firenze/Napoli/Terni/ Cosenza,“ Strutture Visive”. I suoi oggetti in perspex ricevono consensi al Premio Termoli del 1969 dove, per l’olio su tela “Proposta di spazio concreto, n° 3” (facente ora parte della collezione del MACTE Museo d’Arte Contemporanea Termoli, inaugurato nel 2019) gli viene assegnato il primo premio ex aequo con Remotti. È tra i più attivi organizzatori delle varie edizioni del Premio Avezzano sino al 1967 che con “Strutture di Visione”, “Proposte UNO” e “XVII Premio Avezzano” raggiunge uno dei momenti più qualificanti delle rassegne visive non solo nazionali. Esaurita la ricerca avanguardistica, nel 1968 lascia Roma e torna in Abruzzo dove si stabilisce, assumendo la docenza di lingua inglese presso l’Istituto Universitario di Medicina e Chirurgia dell’Aquila.
Sono questi gli anni del ripensamento e dell’approfondimento delle fruttuose esperienze precedenti che lo portano poi ad un ritorno neo-figurativo di particolare pregnanza modernizzante, in cui risente il forte richiamo della natura, e, in particolare, del paesaggio della sua terra natia. Nel 1977 è tra i fondatori – insieme ad altri artisti operanti a L’Aquila ed al critico Antonio Gasbarrini – di “Officina Culturale ‘77”, attiva nella tipografia di Claudio Del Romano – che, con le sue iniziative nel campo delle arti visive e letterarie, animerà la vita culturale della città dell’Aquila sino al finire degli anni Ottanta. Sempre nel 1977 riprende la sua indagine sulla materia e sul segno che troverà nei nuovi cicli dei “Fossili” e degli “Spaccati geologici” originali e innovativi esiti espressivi. L’anno successivo è tra gli iniziatori dell’Accademia di Belle Arti “L. da Viterbo” a Viterbo ove insegnerà Pittura per un triennio. Con gli artisti laziali instaura un nuovo e fecondo sodalizio che negli anni Ottanta promuove una serie di iniziative fra cui farà spicco la rassegna “Ventura e morte di Sir Arrigo di Cornovaglia” dedicata all’illustre personaggio storico, dove sarà presente con una sua istallazione sculto-pittorica. Numerose, inoltre, le sue partecipazioni nei vari Premi abruzzesi (Michetti, Vasto, ecc.) o in Rassegne di qualità come Alternative Attuali Abruzzo ’87. Nel 1982 esce l’esaustiva monografia L’Immagine corrotta firmata da Antonio Gasbarrini (Marcello Ferri Editore, L’Aquila) dedicata alla sua incessante ricerca indagata anche, nella sezione “Testimonianze”, dai critici Giorgio Tempesti, Giuseppe Gatt, Italo Tomassoni. Agli inizi degli anni Novanta apre lo studio a Nizza. Qui compone molte delle poesie confluite – insieme ad una serie di disegni effettuati anche mentre era degente in un ospedale a Teramo dove si spegnerà nel febbraio del 1994, non senza aver avuto l’amicale conforto dell’artista Silvestro Cutuli e di Antonio Gasbarrini, propugnatori d’una progettata pubblicazione – nel volume “Il Volo” stampato postumo sul finire dello stesso anno (Prefazione Anna Ventura, Postfazione Antonio Gasbarrini, Angelus Novus Edizioni, L’Aquila). Sempre sul versante letterario, possono ricordarsi, in qualità di autore, la pubblicazione della raccolta di poesie “Le gambe del diavolo” (uscita nel 1987 per i tipi di Firenze Libri) ed il racconto autobiografico “Lo schiaffo”(inserito nel volume “Questamarsica” curato da Romolo Liberale, Roma 1981). Ha inoltre tradotto dall’inglese ed in inglese numerosi volumi di Arte e Letteratura. Sue opere sono presenti in vari musei e collezioni pubbliche e private quali, tra gli altri, il Museo Nazionale d’Abruzzo (Munda) L’Aquila, Pinacoteca civica di Avezzano, Museo delle Arti Castello di Nocciano, Museo Pinacoteca Enrico Mattei Civitella Roveto, Collezione ex Cassa di Risparmio L’Aquila.

Scrive  in catalogo il critico Antonio Gasbarrini su Nino Gagliardi: “In questa fase, una nuova concezione dell’impaginato pittorico, in cui movimento e stasi dei soggetti rappresentati sono dialetticamente sollecitati da un cromatismo ridotto ai minimi termini con la prevalenza di bianchi su bianchi (neo-metafisica) e di rossi in fuga dall’attrazione materica gravitazionale (neo-futurismo), prepara il terreno per la successiva ed originalissima svolta Neo-barocca. Inaugurante, nel decennio 1958-1968, un’effervescente stagione creativa. Sarà adesso la contemporanea fioritura di una magmatica materia cromatica strettamente avvinghiata ad un segno ovoidale all’interno di una nuova organizzazione texturale dello spazio prospettico e di una rinnovata visione della vita e del mondo, ad esaltare il fuoco pirotecnico di un colore magmatico quanto lussurioso e sensuale (si riscontrino, nella prima sala, varie tele attestate su questa poetica). Seguiranno, a distanza ravvicinata, i raffreddati cicli pittorici e pitto-scultorei delle Strutture semantiche e dei Pre-oggetti in perspex che gli varranno ampi riconoscimenti, a cominciare dalla più che storicizzata rassegna sanmarinese Oltre l’informale del 1963 voluta e teorizzata in primis da Giulio Carlo Argan all’insegna dei coevi dettami europei neo-gestaltici. Il repentino spegnimento dell’incendiaria tavolozza neo-barocca in favore di un ossificato segno che rifiuta la gestualità esistenziale dell’hic et nunc – il qui e ora tanto caro all’ “Informale” – viene risolto da Gagliardi con una spinta astrazione basica. Ottenuta con la reiterazione di un ellittico seme emergente da un’iconografia ovoidale vagante sul sottostante sfondo monocromatico alla stregua di frastagliati continenti alla deriva. Movimento che, negli scultorizzati Pre-oggetti in perspex, sarà affidato esclusivamente al gioco di luci ottenuto con acuminate superfici trasparenti a forma di losanga variamente assemblate. Complice la rivolta culturale e sociale sessantottina abbinata temporalmente al coincidente suo rientro da Roma in Abruzzo con l’apertura dell’atelier a L’Aquila, sarà poi l’arco temporale di circa un quarto di secolo, a registrare un innovativo quanto intrigante approccio con una Natura ri/trovata. Ma, non sarà il grandioso paesaggio montano dell’aquilano a catturare la sua attenzione, quanto gli ancestrali silenzi marini di quelle vette emerse dal fondo dei mari. Congelando vite zoomorfe e fitomorfe, la cui forma originaria resterà incisa per sempre su rocce su rocce. Ed ecco allora che tutto il suo magistero inventivo è stato questa volta rinverdito da un sasso capitatogli casualmente tra le mani, con le impronte del fossile impresso. Nello sfiorare quelle cicatrici svuotate di vita e di movimento, è stato quasi subitaneo – per un artista che del segno guizzante da un colore materico ne aveva fatto la cifra stilistica – riandare, con la sua indomita quanto fertileimmaginazione, alle origini di un segno vitale imbevuto di sangue, linfa, ossigeno, acqua e luce”. 

nino gagliardi