Cronaca

Tragedia L’Aquila, si indaga per capire le cause

Si indaga per capire le cause della tragedia consumata a Tempera. Lunedì programmata l'autopsia e martedì probabilmente i funerali a Collemaggio.

Si indaga ancora per capire cosa abbia generato la tragedia scoperta venerdì 31 marzo a L’Aquila, nella villetta di Tempera dove il medico aquilano Carlo Vicentini, primario di Urologia a Teramo da poco in pensione, si è tolto la vita dopo aver ucciso la moglie, Carla Pasqua e i figli, Massimo e Alessandra.

Alla base della tragedia ci sarebbero le gravi condizioni di salute in cui versava il figlio maggiore del dottore Carlo Vicentini, Massimo, affetto da anni da una gravissima patologia invalidante che lo aveva costretto sulla sedia a rotelle e, da gennaio scorso, all’uso di un respiratore. Le indagini proseguono per capire se sia stato un gesto mosso da raptus o premeditato da tempo. Stando alle prime risultanze, il dramma si sarebbe consumato nella notte tra mercoledì 29 e giovedì 30 marzo, circa 36 ore prima del ritrovamento dei corpi. Il figlio Massimo è stato ritrovato nel suo letto, la moglie e la figlia sembrerebbe in due stanze diverse.  Il pm che sta coordinando l’inchiesta, Guido Cocco, ha dato mandato al medico legale del Policlinico Gemelli di Roma, Fabio De Giorgi di procedere con le autopsie che verranno eseguite domani, lunedì 3 aprile, alle 12.30. Successivamente verrà dato il nulla osta per le esequie che si terranno probabilmente martedì nella Basilica di Collemaggio.

tragedia l'aquila

A scoprire i corpi sono stati alcuni amici e parenti preoccupati non avendo sentito nessuno della famiglia da diverse ore. Il dottor Vicentini aveva comunicato ad alcuni familiari che sarebbe andato con la famiglia a Tortoreto – dove avevano una seconda casa – per trascorrere alcuni giorni di vacanza. Stando alle testimonianze, l’urologo, dopo la pensione, si era molto isolato, sembrava taciturno e sofferente, era preoccupato per le condizioni di salute del figlio. Alcuni amici di famiglia avevano incontrato la moglie qualche settimana fa e aveva riferito di essere preoccupata proprio per lo stato di sofferenza evidente del marito. Il primario era ritenuto da tutti un professionista acuto, brillante, preparatissimo, disponibile con colleghi e pazienti. Alla professione medica da anni affiancava anche quella di docente universitario, portata avanti con passione e dedizione. Insieme alla moglie Carla Pasqua, impiegata alla Asl 1, anche lei in pensione, accudiva il figlio con amore. La donna era molto stimata a benvoluta nell’ambiente lavorativo, i suoi ex colleghi la ricordano con profonda commozione.

L’omicidio-suicidio è stato compiuto con un’arma regolarmente detenuta: il professor Vicentini era un appassionato cacciatore, in casa aveva una decina di armi tra fucili da caccia e pistole a tamburo. Proprio venerdì – il giorno del ritrovamento – lo aspettavano per la cerimonia di consegna di attestati della Federcaccia a Tempera.

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