Cronaca

Mafia nigeriana, udienza d’Appello per il vice capo della Black Axe

L'AQUILA - Il 7 aprile l'udienza in Corte d'Appello per l'uomo considerato il vice capo della mafia nigeriana, condannato in primo grado a 12 anni e 6 mesi di reclusione.

L’AQUILA – Il 7 aprile l’udienza in Corte d’Appello per l’uomo considerato il vice capo della mafia nigeriana, condannato in primo grado a 12 anni e 6 mesi di reclusione.

A seguito del deposito dell’atto di impugnazione avverso la sentenza emessa dal Giudice per le indagini preliminari di L’Aquila, tra gli altri, a carico di uno degli imputati nigeriani considerato il vice capo dell’associazione della mafia nigeriana Black Axe, condannato ad anni 12 e mesi 6 di reclusione a seguito di rito abbreviato, è stata fissata al 7 aprile l’udienza di discussione innanzi la Corte di Appello penale di L’Aquila. L’appello è stato proposto da tutti gli imputati che nel giudizio di primo grado avevano optato per il rito alternativo dell’abbreviato.
All’udienza, ormai prossima, saranno discusse le motivazioni degli atti di appello, in presenza, avendo tutti gli appellanti avanzato richiesta di trattazione orale del processo, che altrimenti si sarebbe svolto nelle forme della trattazione scritta, sulla base della Riforma Cartabia.
L’imputato, residente a Reggio Emilia, ma attualmente detenuto in regime di misura cautelare custodiale presso la casa circondariale di Bari, è stato condannato in primo grado per diversi reati, tra i quali spicca quello di maggiore gravità, ossia l’associazione di stampo mafioso ex art. 416 bis, c.p.
“La decisione appellata, che consta di 136 pagine di motivazioni, – segnala la difesa – è stata emessa fuori termine in data 29.11.2022, a distanza di circa 6 mesi dall’udienza di discussione celebrata innanzi al GIP del Tribunale di L’Aquila. Il lungo tempo trascorso e la corposità delle motivazioni della sentenza, comprova la evidente complessità del processo”.
L’imputato, per il tramite dei suoi difensori di fiducia, Avv. Prof.ssa Ludovici Carlotta del foro di L’Aquila e l’Avv. Gisella Mesoraca del foro di Reggio Emilia, tra gli altri motivi, contesta in primis la sussistenza nel caso specifico del più grave reato dell’associazione a delinquere di stampo mafioso.

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