6 aprile

Il cuore dei Vigili del Fuoco per il terremoto dell’Aquila: “Col sorriso nella tragedia, perché tutti sapessero che potevano contare su di noi”

Vigili del Fuoco nel post sisma: dalla cena a base di arrosticini ai gattini Pizz e Holly, "piccole storie che fanno bene al cuore".

Dalla cena a base di arrosticini della signora Bianca di Arischia ai gattini Pizz e Holly, “piccole storie che fanno bene al cuore”. Il ricordo dell’immediato post sisma dell’ex Capo reparto esperto dei Vigili del Fuoco, Francesco De Zanchi.

Una tristezza indescrivibile che strappava il cuore a ogni passo, i volti della gente disperata segnati dalle lacrime. Questo il primo impatto dell’ex Capo reparto esperto dei Vigili del fuoco Francesco De Zanchi, oggi in pensione, arrivato dal Veneto a L’Aquila nell’immediato post sisma del 6 aprile 2009 per fare quello che fanno i Vigili del Fuoco: “Aiutare“. Ma per farlo, dovevano stamparsi in faccia un altro “distintivo”, quello del sorriso: “Nonostante la tristezza che portavamo dentro, – spiega a IlCapoluogo.it – dovevamo infondere sicurezza nelle persone che ci chiedevano aiuto, tutti dovevano sapere che potevano contare su di noi per qualsiasi cosa“. Così è cominciata quell’esperienza che ha cambiato la vita al Capo reparto De Zanchi, così come a tanti Vigili del Fuoco e volontari di Protezione Civile che sono intervenuti nel post sisma. Assegnato come responsabile al Campo Veneto di Pizzoli, Francesco De Zanchi è rimasto nel cratere da maggio a settembre 2009, portando a termine cinque missioni che prevedevano diversi interventi, dai “cinghiaggi” per le messe in sicurezza alla riapertura delle strade, fino al recupero dei beni rimasti sotto le macerie: “Le persone venivano da noi con tante richieste per recuperare vestiti, effetti personali. C’era anche chi chiedeva di poter recuperare una semplice foto di un marito e di un figlio scomparso, richieste che potevano risultare non necessarie in un simile contesto di distruzione, ma che tenevamo ad esaudire con impegno, perché sappiamo bene che in questi casi anche una semplice foto può donare un momento di serenità“. Una consapevolezza che Francesco De Zanchi ha imparato sul campo in diverse missioni, dai terremoti di Umbria e Marche alla missione internazionale ad Haiti, fino al sisma dell’Emilia. Per il terremoto 2009, quindi, il Campo Veneto di Pizzoli, con un raggio d’azione che comprendeva anche Arischia e Tornimparte. “Abbiamo incontrato una grandissima collaborazione da parte della popolazione; in particolare, ricordo che ad Arischia, quando avevamo bisogno di qualcosa che non riuscivamo a trovare, in cinque minuti di orologio ce la portavano. In due giorni siamo riusciti a riaprire una strada che bloccava 40 appartamenti, consentendo così a molti di poter tornare a casa, naturalmente dopo tutte le opportune verifiche del caso”.

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In un contesto di distruzione e disperazione, è stato il contatto con la gente del posto a rinvigorire il duro lavoro dei Vigili del Fuoco. Nella memoria dell’ex Capo reparto esperto De Zanchi resta indelebile la figura della signora Bianca, di Arischia: “La sua casa era inagibile, per questo abbiamo trasformato un container che aveva in cortile in appartamento per lei. Quando siamo ripartiti, ci ha invitato tutti, eravamo almeno venti Vigili del Fuoco, per una cena preparata con le sue mani. Arrosticini in quantità, carne prelibata, la signora Bianca è stata una stella. Spero di tornare a trovarla, se potrò”.
Ma l’assistenza alla popolazione non si è limitata agli “umani”: “C’erano molti cani randagi, scappati dopo il terremoto, che venivano a mangiare al nostro Campo; con alcune volontarie abbiamo attrezzato un piccolo canile, chiedendo anche consigli al canile municipale dell’Aquila, a cui poi mano a mano sono passati i cani che avevamo in custodia noi”. La convivenza nel campo, prevedeva però anche la presenza di gatti: “Una gatta ha partorito proprio sotto un nostro container e ce ne siamo presi cura. Alla fine la mamma e i cinque gattini sono tornati con noi in Veneto. Io ne ho due a casa, si chiamano Pizz e Holly“. Come sottolinea lo stesso De Zanchi, si tratta di “piccole storie che ci hanno fatto bene al cuore”, per un lavoro, quello nei Vigili del Fuoco, che lavoro non è: “Ne ho fatto una ragione di vita e ancora oggi che sono in pensione, quando vedo un nostro mezzo passare, ho un sussulto. Si tratta di una missione, essere a disposizione per aiutare gli altri in qualsiasi situazione, dal banale recupero di un gattino al salvataggio di persone. Una missione che abbraccia la tua vita a 360°. Quest’anno festeggio 35 anni di matrimonio e mia moglie dice sempre che in questi anni ho anteposto questa missione perfino alla famiglia, ma non lo dice come un rimprovero. Lo dice con orgoglio. Voglio tornare a L’Aquila con lei e i miei figli, ci sono alcuni posti che voglio mostrare loro“. Quali che siano questi posti, li lasciamo custoditi nel cuore di Francesco De Zanchi, ex Capo reparto esperto venuto dal Veneto nel post sisma 2009 per fare quello che fanno i Vigili del Fuoco: aiutare.

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