Terremoto 6 aprile, Biondi: “L’Aquila ha scelto di non indugiare nel dolore, ma di tenere viva la memoria”

14 anni dal 6 aprile del 2009. Il discorso del sindaco Pierluigi Biondi. “Tenere viva la memoria è fondamentale, soprattutto per i più giovani. Da quel 6 aprile nelle nostre mani le responsabilità dei sogni interrotti di 309 vite”.
14 anni dal 6 aprile del 2009, 14 anni dopo il terremoto che ha cambiato la storia dell’Aquila. Il discorso del sindaco Pierluigi Biondi. “Tenere viva la memoria è fondamentale, soprattutto per i più giovani. Da quel 6 aprile nelle nostre mani le responsabilità dei sogni interrotti di 309 vite”.
Cerimonie del 14esimo anniversario dal sisma del 6 aprile. Scoperta la stele al Parco della Memoria, quindi alle Anime Sante la Santa Messa in ricordo delle 309 vittime, alla presenza del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Il discorso del primo cittadino,Pierluigi Biondi:
La sofferenza è un varco da attraversare e L’Aquila ha scelto di non indugiare nel dolore, ma pur continuando ad abitarlo, si è fatta guidare dalla luce della speranza.
Sentimenti che condividiamo con Lei, presidente Meloni, al fianco degli aquilani come lo era la mattina del 6 aprile 2009. Per essere qui, oggi, ringrazio Lei, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il ministro Alessandra Locatelli, i sottosegretari, i parlamentari, il presidente della Regione, Marco Marsilio, il prefetto Cinzia Torraco, i sindaci, le autorità civili, militari e religiose, i familiari delle vittime e l’intera comunità aquilana che ha saputo trasformare la sofferenza in opportunità: riuscendo a intravedere tra le macerie quella bellezza data per scontata prima del sisma e non considerata abbastanza; comprendendo la portata catartica e nello stesso tempo comunitaria del raccontarsi e del raccontare; ricostruendo e costruendo la MEMORIA, tesoro e custode dell’audaciam degli aquilani.
Tenere viva la memoria è fondamentale per tutti gli aquilani ma, soprattutto, per i più giovani e i giovanissimi, anche con la trasmissione orale di quella notte drammatica del 6 aprile 2009, come attraverso la settimana del ricordo, che quest’anno coincide con la Settimana santa.
Il 6 aprile è il nostro Golgota, è la nostra passione, che l’anno scorso abbiamo dedicato al popolo ucraino e che quest’anno dedichiamo alla gente della Turchia e della Siria, alla loro terra devastata e alle tante, troppe vittime del tragico terremoto dello scorso febbraio.
E, infatti – quale abbraccio ideale con questa parte del mondo tra Asia e Europa – saranno la ricercatrice turca del Gran Sasso Science Institute, Cansu Sonmez, e l’ingegnere siriana Rasha Youssef ad accendere il braciere in ricordo delle vittime dell’Aquila e di tutte le altre dei disastri naturali registrati in Italia e nel mondo.
Il rosario dei nomi delle nostre 309 vite spezzate che squarcia il buio della notte, la fiaccolata emotivamente gravida di un sentire fatto di dolore e speranza, la spilla con il fiore della memoria che punge l’anima, il Parco della memoria che finalmente accoglie e abbraccia. Una ritualità lunga 14 anni questa, che è leva e fonte di ispirazione per la rinascita dell’Aquila.
Presente, passato, futuro non sono archi temporali irripetibili, ma cadenzano la nostra vita.
Il presente diventerà passato, il futuro diventerà il presente, così che il passato guiderà l’oggi, dando una direzione al futuro, trasmutandosi in memoria.
Il parco, il fiore, il memoriale perpetuo delle 309 vittime nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, gli scorci del centro storico ancora visibilmente oltraggiati dal sisma, rappresentano la sineddoche di una memoria collettiva che va alimentata come ci ricorda il Presidente Mattarella: “La memoria è segno autentico di una comunità che ricorda gli eventi lieti e dolorosi che ne hanno attraversato la vita, che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici”.
Memoria e patrimonio della comunità aquilana è la prima volta che un Papa, dopo 728 anni, ha aperto la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio.
Memoria e patrimonio della comunità aquilana è l’indulgenza concessa da Papa Francesco per prolungare di un intero anno la Perdonanza.
Memoria e patrimonio della comunità aquilana è l’auspicio del Pontefice di fare dell’Aquila la Capitale del perdono, della pace e della riconciliazione.
Memoria e patrimonio della comunità aquilana è la condivisione, la compassione di Papa Francesco nell’incontro con i familiari delle vittime del sisma.
“Aprire il cuore alla compassione e non chiudersi nell’indifferenza”, “coinvolgersi nel problema dell’altro”,“nel contesto attuale c’è bisogno urgente di missionari di speranza che siano capaci di ricordare profeticamente che nessuno si salva da solo”. Sono questi gli insegnamenti che Papa Francesco ha consegnato agli aquilani e al mondo intero e che reitera con grande partecipazione, come accaduto lo scorso primo aprile nel piazzale dell’ospedale Gemelli ,abbracciando i genitori di Angelica, prematuramente scomparsa durante la notte, e celebra nelle sue suppliche, pensando al dolore della guerra, recitando l’intensa preghiera scritta dall’arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia.
“Signore Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi! Signore Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di noi! Signore Gesù, mandato ventenne al fronte, abbi pietà di noi! Signore Gesù, che vedi ancora le mani armate all’ombra della tua croce, abbi pietà di noi! Perdonaci Signore, perdonaci se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi”.
L’Aquila non ha ceduto alla morte e alla disperazione, ha intrapreso con passione e determinazione la strada dello stupore della rinascita, nella ricostruzione fisica e comunitaria.
Noi oggi, insieme al dolore della morte, celebriamo la vita, quella vita che abbiamo il dovere di onorare nel nome di chi quella notte ci ha lasciato per sempre.
Oggi cerchiano di raccontare ai nostri figli, ai nostri nipoti di una comunità stupefatta, angosciata, impaurita, attonita, coperta dalla polvere delle macerie. È un racconto difficile perché i sentimenti sono soggiogati dalla sofferenza dei ricordi, ma sappiamo che non possiamo tirarci indietro.
I vari terremoti che si sono succeduti e che hanno distrutto nel corso dei secoli, più e più volte, la nostra città, hanno temprato gli aquilani, hanno reso ancora più evidente la loro essenza di donne e uomini di montagna, apparentemente diffidenti ma ospitali, forti ma amorevoli, accorti ma determinati.
Gli aquilani hanno accolto il dolore e lo hanno trasformato in coraggio, forti anche della grande dimostrazione di solidarietà degli italiani e della comunità internazionale.
Oggi nuove sfide ci attendono, consapevoli di dover rendere ancora più solida l’architettura dell’Aquila del futuro.
È un impegno che come sindaco ho rinnovato nel momento della rielezione.
Un impegno considerevole nella sua complessità politica e amministrativa, che implica una progettualità di respiro ampio, una volontà ferrea nel cogliere le opportunità, una capacità di mantenere dritta la barra del bene comune, nel rispetto delle vite strappate dal sisma e che ogni anno, da quel 6 aprile 2009, è come se ci consegnassero di nuovo e ancora di nuovo, la responsabilità dei loro sogni interrotti.