Sisma 2009, altra sentenza choc: Nicola Bianchi colpevole al 100% per non essere uscito di casa

Nicola Bianchi è morto dal notte del sisma del 6 aprile nel crollo della sua casa di via D’Annunzio. Per il giudice Croci, “è colpevole al 100% per non essere uscito prima della scossa”.
Nicola Bianchi era uno studente universitario: la sua vita e i suoi sogni sono stati interrotti la notte del 6 aprile dalla forza distruttrice del sisma. Nicola è morto nel crollo della casa doveva viveva a L’Aquila, in via D’Annunzio. La sentenza, emessa dal giudice Monica Croci, ad aprile 2022, ha stabilito che il giovane è colpevole al 100 %. “Il 22enne Bianchi doveva uscire di casa, incauto il suo comportamento”.
Un’altra sentenza “choc”, sempre a firma del giudice Monica Croci, che fa il paio con quella emessa a ottobre scorso. Nel secondo caso la corresponsabilità delle vittime, morte nel crollo di via Campo di Fossa, era “solo” al 30 %, in questo caso Nicola Bianchi ha avuto tutta la responsabilità. A marzo scorso invece, il giudice Baldovino De Sensi ha stabilito che altre vittime del crollo di via Campo di Fossa non avessero colpa, riconoscendo ai familiari anche il risarcimento. Il giudice Monica Croci a ottobre scorso aveva fissato alle vittime una percentuale di colpa del 30 per cento, per non essere uscite di casa dopo le due scosse (3.9 e 3.5) che hanno preceduto quella principale delle 3.32.
La sentenza per la morte di Bianchi è precedente a quella di ottobre scorso, ma è venuta a galla solo adesso, quando il padre del giovane ha rilasciato un’intervista al quotidiano Il Centro.
“Chiedo che lo Stato faccia chiarezza, voglio giustizia per mio figlio”, ha detto Sergio Bianchi nell’intervista al Centro.
Nicola Bianchi aveva solo 22 anni, era venuto a studiare a L’Aquila Biotecnologia da Monte San Giovanni Campano (Frosinone). Era un ragazzo curioso, interessato, uno studente modello, voleva specializzarsi nelle energie rinnovabili. “Sono amareggiato e deluso, non ho più fiducia nella giustizia. Ci siamo appellati alla sentenza, ma non mi aspetto nulla, neppure in appello. Penso che lo Stato e il ministero della Giustizia debbano intervenire sulla vicenda per fare chiarezza”, chiarisce il padre. “Dalle motivazioni del giudice emerge che il comportamento di Nicola sarebbe stato incauto nel non uscire di casa. Il giudice si è basato su una presunta richiesta di controllo di quella casa come riferito da una testimone. Richiesta che non risulta agli atti, mai messa nero su bianco. Nella sentenza si dice che ‘la scelta del Bianchi, di rimanere ad alloggiare in casa, deve ritenersi come colposa, tale da escludere il nesso causale’. Una sentenza che abbiamo impugnato, ma che lascia l’amaro in bocca», prosegue Bianchi, «è come dire che mio figlio, dunque, è morto suicida“. Il legale della famiglia è l’avvocato Alessandro Gamberini.
L’associazione Bianchi ha presentato di recente un corto, “Lettera dal futuro”, scritto dal giornalista Umberto Braccili e realizzato dall’associazione Aternum di Pescara – presentato su Rete8 durante una puntata speciale della trasmissione “I fatti e le opinioni” condotta in studio dal direttore Carmine Perantuono – che racconta gli ultimi giorni del giovane, le rassicurazioni delle istituzioni, il crollo del palazzo.