La bottega innovativa

Assunta Perilli, dalla tradizione l’innovazione: una coperta abruzzese si trasforma in borse e scarpe primaverili

Assunta Perilli dopo gli scarponi, borse e scarpe primaverili che nascono da una coperta della tradizione abruzzese. Storia di un amore, quello per il lino che lei stessa coltiva nella sua Campotosto

Assunta Perilli, dalla tradizione l’innovazione: una coperta abruzzese si trasforma in borse e scarpe primaverili. Così, con il lino che coltiva nella sua Campotosto, reinventa la tradizione.

Assunta Perilli da una coperta abruzzese dà vita a borse e scarpe primaverili. Lo scorso inverno, con gli scarponi “Selva Cuoio & Lana”, già aveva attirato l’attenzione sulla sua bottega a Campotosto, dove molte persone si sono recate per osservare e spesso ritirare la sua nuova creazione, nata grazie alla collaborazione con il calzolaio di Ascoli Piceno Cesare Calenti. In questi mesi è continuata la collaborazione tra i due artigiani per la stagione primaverile, con calzature più leggere. Ma Assunta, da autentica ‘montanara’ abruzzese, non si ferma né si accontenta e abbina borse dal design moderno e al contempo classico, comunque personalizzato e personalizzabile, collaborando con l’artigiana pescarese Paola Di Federico – specializzata nella realizzazione di borse – usando una particolare coperta della tradizione.
Protagonista è il tessuto fatto al telaio da Assunta che, precisa al Capoluogo.it, “in realtà è quello di una coperta che si diffuse tra l’Abruzzo, l’Umbria, le Marche e la Puglia alla fine dell’800 e inizi del ‘900. Il nome tecnico è tela lanciata e appartiene alla famiglia delle coperte fatte al telaio manuale in Italia”. Insomma, un elemento appartenente alla tradizione popolare che Assunta vuole far tornare in voga, grazie al sapiente connubio tra classico e moderno.

Ci spiega che il rischio di usare “una coperta”, o comunque questo tipo di pattern (disegno ndr) per una borsa, poteva essere quello di vederla antica e quindi poco appetibile per i gusti attuali. Eppure ha già riscosso apprezzamenti ed interesse, ricevendo sul suo profilo Facebook molte richieste, tanto che ci tiene a sottolineare: Sarà una produzione limitata proprio perché non industriale ed io sono una, con due mani e un telaio – sorride e aggiunge- Non voglio scontentare nessuno, quindi è bene precisarlo subito. Il tempo è padrone sugli artigiani. Mi impegno tutti i giorni per preparare più tessuto possibile, perché io ma anche Cesare e Paola vogliamo accontentare tutti”.
È con la sua creatività culturale e con l’indissolubile legame alla sua terra che Assunta riesce a rinnovare le antiche tradizioni, dando loro nuova luce e avvicinando così a Campotosto gli occhi di molti. Un paese montano che, dopo il terremoto dell’Aquila e dopo quello di Amatrice, sembra ormai fantasma.

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La bottega di Assunta, infatti, è nel mezzo di un paese che ancora non riesce a risollevarsi. È una casetta in legno con una stufa, occupata per intero da un telaio antico, e rappresenta il luogo in cui la tessitrice passa la quasi totalità delle sue giornate.
Rispetto alla produzione degli scarponi di montagna, questa volta per le scarpe primaverili c’è bisogno di molto più tessuto, così come per il modello di borsa, “bella capiente, rispecchia la tipologia che uso io stessa. Bella grande perché – sottolinea e scherza – mi porto dietro anche il telaio”.
Le scarpe hanno la parte centrale in camoscio, mentre su entrambi i lati ci sarà il tessuto che potrà variare nelle colorazioni della stoffa. Ad esempio rossa e blu, che rimanda ad una tela abruzzese-marchigiana, dal nome ‘tubica’: un vero e proprio tesoretto del centro Abruzzo”.

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Conoscendo Assunta, sappiamo che sicuramente c’è qualcosa di più …
C’è anche un’altra possibilità per le scarpe. Infatti, si possono fare con il filo di lino filato a mano. Il lino non è acquistato filato, ma lo coltivo io stessa a Campotosto. Va prima trasformato, poi filato a mano e, infine, tessuto. Questo implica un processo di lavorazione ancora più lungo. Ma anche in questo caso, i pezzi saranno di un numero contenuto, poiché la produzione del lino è davvero ristretta”.
Dal blog personale di Assunta trapela, ancora una volta, l’attaccamento profondo alla sua terra, Campotosto e alle tradizioni, tra queste proprio l’arte di lavorare al telaio e la coltivazione di un prezioso tessuto, il lino. Con devozione, impegno e dedizione Assunta coltiva ogni giorno queste passioni non arrendendosi. E non si arrende neanche quando sembra sentirsi sola a Campotosto, un paese che – come amaramente confessa – Torna a vivere solo in estate, grazie all’attrattiva del lago”.

Credo di essere già passata per il paradiso o almeno quella fu la prima impressione che ebbi imbattendomi in un campo di lino in fiore. A riportarmi alla realtà non una bacchetta magica, ma una abilissima conocchia capace di trasformare questa immensa distesa azzurra in un lungo, lunghissimo filo… Da quel momento la mia vita è rimasta attaccata a quel filo. Potrebbe sembrare un aspetto tremendamente tragico, ma in questa particolare situazione fu da considerarsi un dono del destino”.

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