L’orso bruno marsicano non è aggressivo, parla il Pnalm: “Siamo da sempre per una pacifica convivenza”

“Ciò che è successo in Trentino è una tragedia, ma non è la normalità: l’ente Parco da quasi un secolo lavora per creare una pacifica convivenza con l’orso”. L’intervista al direttore Luciano Sammarone.
“Nel nostro Parco convivono circa 60 esemplari di orso marsicano: sono selvatici, ma non sono mai stati segnalati casi di aggressione all’uomo. Alcune situazioni possono essere più pericolose di altre perchè stimolano nell’animale l’istinto di difesa, l’importante è sapere come comportarsi e soprattuto cercare di evitare di trovarsi in situazioni di difficoltà”. A parlare, sentito dal Capoluogo.it, è Luciano Sammarone, Carabiniere Forestale e direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Si torna a parlare di orsi. Dopo la morte di Juan Carrito, ‘mascotte’ del Parco Nazionale d’Abruzzo, l’aggressione ai danni di un runner in Trentino ha fatto tornare alla ribalta il problema della pericolosità degli animali selvatici: a perdere la vita è stato Andrea Papi, colpito a morte da un esemplare di 17 anni, l’orsa Gaia, nei boschi sopra Caldes, in Trentino il 5 aprile. L’orso, un esemplare femmina, si era resa già responsabile nel 2020 di un attacco nei confronti di esseri umani: la Provincia ne aveva decretato l’abbattimento, ma la decisione era stata annullata dal Tar.
Quella di Papi resterà nella storia la prima morte di un essere umano in Italia provocata da un orso. Il plantigrado che ha ferito mortalmente il giovane runner si chiama Gaia, è nata in Trentino da due esemplari provenienti dalla Slovenia, Joze e Jurka, rilasciati tra il 2000 e il 2001, nell’ambito del progetto Life Ursus. “Il progetto Life Ursus – ricorda Sammarone – voluto nel 1996, era finalizzato alla tutela della popolazione di orso bruno del Brenta ed era stato finanziato dall’Unione Europea. Gli esemplari nel tempo si erano estinti anche per mano dell’uomo ed era necessario ricreare un ripopolamento. Era un progetto di reintroduzione della specie ‘intelligente’ avendo trovato una zona particolarmente vocata, tanto che l’orso si è poi espanso in tutto il territorio”. Gli orsi erano stati selezionati e scelti per ricreare in 20-40 anni una popolazione di orsi di 40-50 individui. Le aree idonee – il Trentino occidentale e le province di Bolzano, Brescia, Sondrio e Verona – coprivano oltre 1700 kmq. “Il nostro Parco si estende su una superficie di circa 500 km quadrati: nel nostro territorio attualmente abbiamo circa 60 esemplari”, ricorda Sammarone.

(l’orso Juan Carrito)
Il progetto del ripopolamento dell’orso, l’Ente parco lo aveva iniziato quasi 100 anni fa.“Da sempre lavoriamo nella direzione di creare una pacifica convivenza. Negli anni ’20 del secolo scorso fu introdotto il divieto di caccia all’orso. Sulle Alpi la tutela di questo animale è stata introdotta troppo tardi, quando era già praticamente estinto. I nostri esemplari rientrano nelle sottospecie, sono animali molto più piccoli generalmente di quelli avvistati sulle Alpi e hanno una serie di caratteristiche che li rendono molto tipici che sono state studiate anche dall’Università di Ferrara. Oggi contiamo circa 60 esemplari e. ad oggi nessun caso di aggressione è riportato per l’orso marsicano. Incontri ravvicinati sono stati più volte documentati, ma in nessun caso sono state raccolte evidenze o atteggiamenti di aggressione”.
Gli atteggiamenti più comunemente riportati sono stati la fuga o la curiosità: “Sappiamo che l’orso ci vede poco, i suoi sensi primari sono l’udito e l’olfatto e spesso si alza in piedi proprio per vederci meglio. Rimane tuttavia da considerare che siamo davanti a un animale selvatico e che certe situazioni possono essere più pericolose di altre, perché stimolano l’istinto di difesa degli animali, come lo sarebbero anche per gli esseri umani: la presenza di cuccioli nel caso delle femmine di orso, un animale ferito, un orso disturbato in tana o un orso a cui vengono chiuse le vie di fuga“.
“Quello che è successo in Trentino – ribadisce Sammarone – è una tragedia, ma non è la normalità: l’orso può essere più o meno aggressivo a seconda della situazione in cui si trova. Le buone regole diffuse dall’Ente Parco restano sempre le stesse e sono fondamentali per chi si muove in montagna: non abbandonare i sentieri, in Nord America usano il campanello che serve ad ‘avvisare’ gli animali del nostro arrivo, non fare gesti inconsulti, evitare di scappare, di prendere un bastone per difendersi, perchè se si sentono minacciati possono agire in maniera inconsulta”.