Il caso

Polizia municipale, il caso De Nardis: troppe norme, pochi dirigenti

Il Tar dichiara illegittima la nomina di Domenico De Nardis Dirigente ad interim del settore Polizia municipale del Comune dell'Aquila. Il problema, tuttavia, è legato alle difficoltà di rispettare al contempo 2 leggi distinte: rotazione e appartenenza del Dirigente al Corpo. Il caso

Il Tar dichiara illegittima la nomina di Domenico De Nardis dirigente ad interim del settore Polizia municipale del Comune dell’Aquila. Provvedimento illegittimo poiché “il comando può essere assunto solo da personale appartenente ai ruoli del Corpo”.
Il problema, tuttavia, è legato all’obbligo di rispettare principalmente due leggi distinte: quella nazionale della rotazione e quella regionale dell’appartenenza del Dirigente al Corpo. Un doppio vincolo quasi impossibile per alcuni Comuni.

Il Tar ha disposto l’annullamento del provvedimento con cui il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi ha conferito l’incarico di Dirigente ad interim del settore della Polizia municipale a Domenico De Nardis, Dirigente dell’Avvocatura, annullando anche la nomina di Luca Andreozzi – il ricorrente – quale Responsabile dell’ufficio supporto operativo. Il motivo alla base dell’accoglimento del ricorso da parte del Tribunale amministrativo regionale è che De Nardis non avrebbe i requisiti necessari per ricoprire la carica a lui conferita. Infatti, “il comando della Polizia municipale può essere assunto solo da personale appartenente ai ruoli del Corpo”, spiega il Tar nella sentenza, riferendosi ad una vigente norma regionale.
De Nardis fu assunto in Comune a L’Aquila, all’origine, proprio come Ufficiale della Polizia municipale dopo aver vinto un Concorso pubblico, ma in quanto Avvocato è stato in un secondo momento nominato Dirigente dell’Avvocatura e, in seguito, Dirigente ad interim del Settore della Polizia Municipale.

Il problema, tuttavia, è complesso: poiché l’ente comunale si trova a dover rispettare, da un lato, la legge regionale che impone che il Dirigente del Settore della Polizia municipale sia una persona appartenente al Corpo, ma al contempo c’è un’ulteriore norma – in questo caso nazionale – che prevede la rotazione del dirigente ogni tre anni: ciò al fine di evitare incrostazioni ed eventuali rischi di corruzione. Nel caso del Comune dell’Aquila, tuttavia, risulta complicato individuare più figure dirigenziali appartenenti al Corpo, così da garantire, per effetto della legge della rotazione, il ricambio di ruolo dopo 3 anni.
Non solo L’Aquila. La norma regionale, in realtà, mette in difficoltà numerosi Comuni: in particolare quelli meno grandi. Per questo molti enti comunali adottano la soluzione dell’incarico ad interim, affidando al Dirigente l’attività amministrativa del Settore, su proposta dei funzionari responsabili amministrativi. Rischierebbe di risultare altresì contro la normativa anche affidarsi ad un dirigente esterno, poiché sarebbe nominato attraverso un atto di fiducia del sindaco.

Possibile soluzione potrebbe essere, allora, bandire un concorso per un incarico di Comandante della Polizia municipale a tempo indeterminato: provvedimento che risulterebbe, di fatti, in contrasto con le norme nazionali sulla rotazione e sull’anticorruzione.
Un intricato labirinto normativo, insomma, che pone dinanzi ad un Comune “medio” – in termini di personale dirigenziale – come quello dell’Aquila un problema complesso in fatto di assolvimento degli obblighi normativi, tra rigide leggi regionali e nazionali.

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