Abruzzesi nel mondo

Mario Fratti, l’intellettuale aquilano a New York

La figura di Mario Fratti, l'intellettuale aquilano che resite nella "Grande Mela". La rubrica "Abruzzesi nel mondo". La rubrica di Sergio Venditti.

La figura di Mario Fratti, l’intellettuale aquilano che resite nella “Grande Mela”. La rubrica “Abruzzesi nel mondo”.

Tra le figure di maggior spicco dell’emigrazione abruzzese e segnatamente quella aquilana negli Usa, resta il grande commediografo e critico teatrale, Mario Fratti, nato nel Capoluogo abruzzese, il 5 luglio 1927. Un legame ancestrale, che è restato fino ad oggi per la sua Città rinata, dopo il terribile sisma di 14 anni fa, proprio attorno alle sue splendide “99 Cannelle”, con i suoi anni che si avvicinano a quel numero magico, ricordando che gli era stato predetto da una veggente russa, incrociata a San Pietroburgo. Un aneddoto gustoso, che esprime il carattere prima, che il pregevole profilo dell’ “intellettuale militante tipico del ‘900”, aperto e continuamente “Alla Ricerca del Tempo Perduto”, parafrasando il grande scrittore Marcel Proust, che pubblicò l’ultimo suo volume, proprio nel 1927. I suoi anni giovanili nel dopoguerra, quando si laureò in Lingue e Letterature Straniere, presso la prestigiosa Università “Ca Foscari” di Venezia, videro un suo impegno di commediografo, già nel 1959. Infatti allora uscì il suo primo dramma “Il Nastro“, che vinse anche un Premio Rai, ma non venne mai prodotto per la Tv, forse per I temi ancora controversi nell’Italia del dopoguerra, alle prese con l’eredità del ventennio fascista. In quegli anni Fratti esordisce anche con un suo primo romanzo “Diario Proibito“, ambientato proprio nella sua città natale, durante la lotta partigiana, che però non fu pubblicato, se non decenni dopo, a Napoli, nel 2013, evidenziando la poca sintonia del suo spirito libero ed il Paese di allora, che forse voleva solo dimenticare, più che analizzare, la lunga parentesi della dittatura. Per questo quando il destino bussò alla porta, Mario Fratti si fece trovare pronto, nel 1962. In quell’anno al Festival di Spoleto riuscì a far rappresentare un suo atto unico, “Suicidio“, che piacque subito ad un critico d’eccezione come Lee Strasberg, che lo invitò a rappresentarlo a New York, dove si trasferì l’anno dopo, rappresentandolo al famoso “Actor’s Studio“. Questa presentazione d’eccezione gli aprì le stesse porte del mondo universitario americano, l’avamposto più progressista schierato con il “sogno kennediano“, che da lì a poco verrà però drammaticamente infranto. Vista la sua assoluta padronanza della lingua inglese e la profonda conoscenza della letteratura anglosassone, fu chiamato come Docente presso la rinomata “Colombia University” ed a seguire al “Hunter College“, fino a metà degli anni’90. Un doppio binario, tra insegnamento e produzione teatrale, con oltre 100 testi, oramai rappresentati in tutto il mondo, facendone un autore originale ed internazionale. Da lì la conoscenza con tanti nomi del teatro, ma anche del cinema americano, d’assoluto rilievo: dal drammaturgo Tennessee Williams agli attori Al Pacino ed Audrey Hepburn, che divenne sua amica, lasciandogli lo stesso piano, oggi nel suo grande appartamento di Manhattan accanto alla figlia e circondato dai suoi libri e di manifesti delle sue opere. Egli è altresì autore di commedie e musical, da lui ispirati, tra i quali il più famoso, NINE (1981), liberamente tratto dal celebre film di Federico Fellini, 8½, in cartellone per molti mesi a Broadway. Tutte le sue opere sono portate in oltre 600 teatri nel mondo, tradotte in 20 lingue, con la sua scrittura definita” asciutta e tagliente”, sempre riferita ai temi della giustizia sociale, contro lo sfruttamento del solo profitto, nonché sui temi di attualità politica e della convivenza civile, contro la mafia e l’oppressione delle dittature, che fin qui hanno tenuto vivo un forte legame con il nostro Paese e la sua terra abruzzese. Per questo dal 2014 gli viene dedicato annualmente un “Premio Mario Fratti“, sempre nella “Grande Mela”, che segnala un testo teatrale, d’autore italiano. L’incontro tra due aquilani, è stato raccontato dalla Prof.ssa Liliana Biondi, sui suoi “Volti”, ricordando come conobbe Mario Fratti, nel 1998, per il Convegno Internazionale di Studi su Ignazio Silone, organizzato dalla italianista Maria Nicolai Paynter. Un “circolo virtuoso” di spiriti liberi, in esilio, che ritornano però sempre “dove tutto ebbe inizio”, ovvero il luogo di nascita, depositario dei valori e degli affetti, che restano eterni nella loro coscienza e nel lascito delle opere terrene.

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