Matteo sogna di diventare fabbro a 25 anni, l’antico mestiere tra forgia e fuoco

Matteo fabbro a 25 anni, alla scoperta dell’antico mestiere tra forgia e carbone. “Ho trovato la mia strada perché ho avuto il coraggio di guardarmi dentro”
Matteo fabbro a 25 anni, alla scoperta dell’antico mestiere tra forgia e carbone
Antichi mestieri affascinano le nuove generazioni mantenendo vive lontane tradizioni, tecniche e culture. Matteo Cicolani, 25 anni, vede nell’antica arte di lavorare il ferro lo scopo della sua vita, tra tradizione, innovazione e tanta creatività.
Matteo sogna di lavorare come artigiano del ferro: lui non ama definirsi fabbro. Anzi, non ama proprio definirsi. Per adesso sta ancora imparando il mestiere andando a bottega ed ha raccontato a IlCapoluogo.it d’aver conosciuto un fabbro, mastro Peppe, che, ormai in pensione, lo sta istruendo giorno dopo giorno in quest’arte tanto antica.

Matteo sta costruendo il suo ambiente pezzo dopo pezzo: il tavolo da lavoro, gli scaffali, la forgia e, come spiega, “di base cerco di utilizzare le tecniche tradizionali, quindi il lavoro dell’arte del fabbro approcciata nella sua versione più antica. L’uso della forgia, del carbone, il lavoro sull’incudine, il ferro battuto che ormai rischiano di scomparire a discapito di un approccio più moderno, che esclude questi strumenti e queste antiche tecniche.
“Riesco ad instaurare un legame profondo con la natura – ci confida Matteo – plasmando il ferro. Per me rappresenta non solo un’espressione artistica, ma un sentirmi parte di essa. Un modo per lasciare parte di me in qualcosa che riesco a plasmare secondo la mia idea. Ciò mi fa sentire davvero vivo”.

Eppure Matteo, nonostante ami la tradizione e la cultura che Peppe gli sta trasmettendo con tanto attaccamento, sia professionale che umano, guarda oltreoceano. La tecnologia e la digitalizzazione gli stanno permettendo di ampliare i suoi orizzonti, acquisendo competenze e contaminazioni di altre culture.
Matteo sta innovando un’arte molto antica “che ha sempre funzionato”, ma che può essere ottimizzata, “facendola funzionare meglio”.
Matteo ha preso spunto e modificato la forgia, ad esempio, poiché con questi piccoli cambiamenti risulta essere più performante. Poi, ovviamente è tutto in fase di sperimentazione ma sta unendo tecnologie, inusuali in Italia, introducendo tecniche alternative importate da oltreoceano, che allo stesso tempo valorizzano “l’antico mestiere del Fabbro”.

“Durante le scuole elementari mi sono appassionato all’artigianato per la prima volta, costruendomi piccoli giochi in legno – continua Matteo il suo racconto appassionato – . Credo di avere una vocazione verso gli antichi mestieri, che nessuno ha in famiglia.
Sin da bambino il ferro rappresentava una sorta di materiale proibito, poiché necessitava di attrezzature che non possedevo. Lo ammiravo tantissimo poiché lo associavo ai tempi antichi.
Ho preso finalmente una decisione che rispecchiasse la mia vocazione solo dopo diversi tentativi di percorsi che avevo idealizzato, abbagliato e condizionato dagli altri, oltre che dai contesti. Rientrato da un anno trascorso lontano dalle mie radici, dal mio territorio d’origine, mi sono reso conto di quanto la natura per me rappresentasse un elemento di cui non poter fare a meno. Quell’elemento che mi suscitasse lo slancio per la realizzazione delle mie creazioni artigianali. Quindi ho deciso che dovevo crederci e fare di tutto per rendere quella mia ‘ossessione’ un lavoro, così per trovare il vero senso alla mia vita, sono tornato a casa per dare inizio al mio percorso da artigiano”.
Matteo non ama definirsi, è come se vedesse in un termine troppe limitazioni per quello che fa, mentre in lui è tanta la creatività che, grazie alla curiosità ed alla ricerca, riesce a concretizzare nelle sue realizzazioni in ferro: ognuna diversa, ma tutte con una propria anima.
“Ci tengo a mandare un messaggio a miei coetanei o a chi è ancora in cerca della sua strada. Io ho trovato la mia, un po’ forse sono stato fortunato, ma credo anche che questo sia potuto avvenire perché ho avuto il coraggio di guardarmi dentro e andare contro ciò che, forse, la società si sarebbe aspettata. Provate a farlo anche voi più che potete, sarà liberatorio quanto soddisfacente”.