Rasha Youssef, ingegnere arrivata dalla Siria: “Qui tante possibilità, sceglierei sempre L’Aquila”

Rasha Youssef è un’ingegnere chimico industriale. Arrivata dalla Siria per gli studi magistrali, poi si avvia al Dottorato e ora lavora in città. Ha acceso il braciere assieme alla ricercatrice turca Sonmez. “Ho tanti progetti, ma tornerei sempre a L’Aquila”.
Rasha Youssef è un’ingegnera chimico industriale che lavora a L’Aquila. È arrivata dalla Siria per gli studi magistrali all’Università, poi c’è stato il Dottorato e ora lavora nel capoluogo abruzzese. Con il cuore sempre rivolto alla sua Siria, soprattutto dopo il terribile terremoto avvenuto la notte tra il 5 e il 6 febbraio. È lei l’ospite del nuovo appuntamento di “Grandangolo”.
Gli aquilani in questi mesi hanno avuto modo di conoscerla, ma in molti la conoscevano già. Rasha Youssef, in prima linea per raccogliere aiuti da destinare alla Siria dopo il terremoto che ha colpito il suo Paese e la Turchia, ha acceso il braciere simbolico nell’ambito delle commemorazioni del sisma del 6 aprile assieme alla ricercatrice turca Cansu Sonmez. Rasha è tornata negli studi di Grandangolo per raccontare la sua storia, ai microfoni del direttore David Filieri e per annunciare la sua partecipazione ad un convegno a Vicenza, il prossimo 5 maggio, PinkIng: “Sono stata invitata dall’Ordine Ingegneri di Vicenza, per parlare delle difficoltà incontrate dalle donne ingegneri in tutto il Mondo. Io racconterà la mia storia insieme ad altre 6 professioniste”.
Il suo racconto a Grandangolo
“Sono nata in una città nel centro della Siria, Rastan. Qui ho compiuto i miei studi scolastici fino ad iscrivermi alla Falcoltà di Ingegneria Chimica, ad Homs. Mi sono laureata nel 2011, proprio quando è scoppiata in Siria una situazione di instabilità che ha portato alla guerra civile, a marzo di quell’anno. Io ho conseguito la laurea nel mese di luglio e ricordo benissimo la difficoltà fatta anche solo per raggiungere l’Università: così come gli ostacoli incontrati per superare gli ultimi esami in un contesto come quello.
Dopo la laurea – racconta – mi sono trasferita altrove, in un’altra città: anche per cercare di continuare a vivere in maniera normale. Così ho iniziato a lavorare in un’azienda nazionale petrolifera. Attività alla quale associavo l’insegnamento, come docente esterno, nella stessa facoltà in cui mi sono laureata, accanto ad un altro Professore. Tutto questo fino al 2015, quando ho deciso di cambiare vita e lasciare il Paese.
Una decisione sofferta, ma avevo bisogno di opportunità diverse, di normalità. Restare in Siria era sempre più difficile”, ricorda.

Così Rasha ha inviato il suo CV a numerose aziende europee e le sono state riconosciute 3 borse di studio. “Una in Turchia, ma mio padre non era molto entusiasta della mia partenza. Le altre due borse di studio erano rispettivamente in Italia e in Spagna. Da noi – evidenzia – c’è una bellissima immagine dell’Italia. Il Paese della cultura, della città bellissime, su tutte Roma, o la vivacità di Milano e ancora la storia di Firenze. Superata qualche resistenza di mio padre a causa della lontananza dalla Siria, ho deciso di partire, accettando questa borsa di studio e il destino mi ha portato a L’Aquila”.
Rasha arriva a L’Aquila il 15 settembre 2015. Sapeva parlare soltanto l’inglese.
Qual è stato il primo impatto con L’Aquila?“Ho visto le montagne, tanto verde, il clima era gradevole. Il primo impatto lo ricordo positivo. Tutti sono stati gentili. La signora che gestiva la residenza assegnatami dall’Università era molto disponibile, nonostante parlassimo io in inglese, lei in italiano. Anche le mie coinquiline sono state sempre collaborative, mi aiutavano anche a fare la spesa: perché era difficile trovare chi sapesse parlare l’inglese in città. Sul fronte universitario ho seguito un secondo corso di Laurea Magistrale – dopo il riconoscimento degli esami superati in Siria – e poi subito il Dottorato, concluso a marzo 2021. Ora lavoro come libero professionista”.
A L’Aquila Rasha ha conosciuto l’ingegnere di origini siriane Mimmo Srour. “L’ho contattato perché un signore incontrato al supermercato mi fermò per scambiare due parole, all’epoca indossavo ancora il velo. Questo signore mi diede il suo contatto non appena gli ho riferito che fossi siriana. Così ci siamo incontrati e ho conosciuto lui, sua figlia… Adesso lavoro nel suo studio, oltre a collaborare con un altro studio di Roma, e collaboro a diversi progetti con lui. Questa è la mia storia”, racconta.
Torneresti in Siria?“Solo se potrò trovare tutte le possibilità che ho trovato qui in Italia”.