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Addio al professor Raffaele Colapietra, i funerali: “Rimarrà la sua lunga passione d’amore per L’Aquila”

L'ultimo saluto al professor Raffaele Colapietra, l'omelia di monsignor Orlando Antonini: "Voglia il Signore della storia donare all’Aquila un altro Colapietra, magari fra un po’ meno di cent’anni. Ne abbiamo sempre bisogno".

L’ultimo saluto al professor Raffaele Colapietra, l’omelia di monsignor Orlando Antonini: “Voglia il Signore della storia donare all’Aquila un altro Colapietra, magari fra un po’ meno di cent’anni. Ne abbiamo sempre bisogno”.

“Cari sacerdoti, e voi tutti esponenti del mondo della cultura e degli studi aquilani ed abruzzesi. È stata espressa volontà del prof. Raffaele Colapietra di ricevere da noi l’estremo saluto qui, in questa storica suggestiva architettura sacra aquilana di San Silvestro. Aveva manifestato tale desiderio molto tempo prima che i lavori di ricostruzione post-sismica fossero terminati e che la chiesa fosse riaperta al culto ed alla nostra fruizione estetica”. Lo ha sottolineato monsignor Orlando Antonini, durante la cerimonia funebre del professor Raffaele Colapietra, scomparso all’età di 92 anni. “Era da alcuni anni – ha sottolineato monsignor Antonini – che egli, pur non sempre coincidendo in alcune valutazioni di fatto e di principio, a diversi livelli, attraverso stimati comuni amici aveva fatto in maniera che potessero incrociarsi le nostre strade, intessendosi poi tra noi un rapporto di reciproco, profondo rispetto e condivisione. Questo incrociarsi di strade con me egli l’aveva combinato col farmi pervenire in visione, attraverso un amico comune, cinque grandi Agende sulle quali, con la sua ben nota minutissima calligrafia, aveva steso nel corso degli anni dei commenti personali, sostanzialmente filologici ma non solo, sapete su cosa? sui quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, aggiungendo all’amico-tramite la seguente inattesa e di certo sorprendente precisazione: “Qui, in questi scritti sta il vero Colapietra”. Se questa frase l’avesse detta a me, avrei potuto pensare che l’avesse fatto per farmi piacere. È un fatto che dà da pensare. L’uomo è un vero mistero. Del resto nella sua immensa produzione scientifica pur non risparmiando alla Chiesa le sue critiche ne ha però sempre obiettivamente segnalato la benefica funzione sociale caritativa ed anche culturale e promozionale all’Aquila, come quando nella sua pubblicazione Spiritualità, coscienza civile e mentalità collettiva nella storia dell’Aquila egli parlando del diffuso analfabetismo specialmente femminile dei secoli passati sottolinea le vistose eccezioni che in merito si riscontravano nei monasteri, o come quando, trattando dell’acuta problematica sociale emergente nel XIX secolo, egli nota la posizione della Chiesa aquilana la quale non mancò, cito, di “occuparsi della questione operaia e del pauperismo in una teologia del lavoro che poneva e dibatteva il problema come nella stampa liberale sarebbe stato davvero arduo riscontrare”. Per chi può interessare, i predetti commenti ai Vangeli del professore oggi sono depositati presso l’Archivio di Stato, al quale lo accompagnammo io, l’arch. Maurizio D’Antonio e il prof. Elpidio Valeri“.

“Giustamente la Città oggi è tutta qui, in presenza o virtualmente; anzi è tutta qui l’intera Comunità abruzzese. Il prof. Colapietra è una di quelle personalità che appaiono una ogni cent’anni. Il carattere spigoloso del personaggio e il suo verbo caustico passeranno, passerà la sua posizione spesso critica nei riguardi della comunità e della sua classe dirigente; ma rimarrà la sua ‘lunga passione d’amore’ per L’Aquila come lui stesso tenne a scrivere nel 2011, rimarrà soprattutto la sua sterminata opera storica di studioso, a cui noi abbiamo già attinto e continueremo ad attingere a piene mani. Di essa opera altri parleranno. Noi qui ringraziamo il Signore di avercelo dato, per 92 anni. Noi ci sentiamo dei nani al suo confronto: voglia il Signore della storia donare all’Aquila un altro Colapietra, magari fra un po’ meno di cent’anni. Ne abbiamo sempre bisogno. Prendo a prestito il suo curriculum dal testo diffuso dalla nostra Deputazione di Storia Patria di cui è stato illustre deputato. “Nato all’Aquila nel 1931, si laureò a Roma nel 1952 con una tesi in Letteratura italiana, relatore Natalino Sapegno, sulla prosa di Galilei che gli valse l’ottenimento di una borsa di studio presso l’Istituto italiano per gli studi storici fondato a Napoli da Benedetto Croce. Insegnò come titolare di materie letterarie nella scuola media inferiore dal 1956 al 1966 a Torre Annunziata, Portici e Roma. Libero docente in Storia del Risorgimento, nel 1965 insegnò Storia dei partiti e movimenti politici nella facoltà di Magistero di Messina e dal 1969 al 1990 prima la medesima materia e subito dopo, ed a lungo, Storia moderna nella facoltà di Magistero di Salerno, tornando nel frattempo a insegnare Storia dei partiti e movimenti politici per supplenze biennali nelle facoltà di Scienze politiche di Catania e Teramo. Nel 1990 si è volontariamente dimesso dall’università e, in quiescenza, si è ritirato a vita privata qui all’Aquila, senza aver fatto parte né prima né in seguito di alcuna società o accademia se non della Deputazione abruzzese di Storia patria in qualità di socio e poi di deputato, rispettivamente dal 1966 e dal 1973″. Un gruppo di amici avevamo programmato con lui un’altra delle nostre uscite non appena il tempo fosse tornato clemente, in primavera. Non abbiamo fatto in tempo, purtroppo. Ora  siamo qui ad offrire suffragi per lui affinché il Signore Gesù lo abbia al banchetto del suo Regno dove Gesù stesso, lo ha assicurato, ‘si cingerebbe e passerebbe a servirlo’”.

“La fede in Cristo – ha concluso monsignor Orlando Antonini – ci dice che il nostro Dio non è un Dio dei morti, ma dei vivi. E a me piace sempre sentire il passo del Vangelo di Giovanni che ci è stato letto, una parola ben rara di Gesù. Egli dice al Padre: Padre, voglio che anche questi siano con me dove sono io. ‘Voglio’: non ‘desidero’, non ‘fa che’. Non si tratta di traduzione a senso. Il greco dice tolo, il latino dice volo, ‘voglio’, una precisa volontà. Da parte sua dunque, da parte del Signore Gesù, c’è certezza che egli ci vuole con lui. Da vedere se anche noi vogliamo essere con lui dove egli è, giacché, come in un matrimonio, per essere in due occorre il consenso di entrambi. Lo voleva il prof. Colapietra? Anche qui, carissimi, c’è un’altra testimonianza che ci dice che sì, egli lo voleva. Mi è stata trasmessa da chi l’ha ascoltata. Questa la sua frase: “Spero che Dio si ricordi di me nel mio ultimo giorno”. Preghiamo dunque, carissimi, e offriamo suffragi per Raffaele Colapietra affinché egli arrivi ad essere dove Gesù è. In Oriente, sia gli Ortodossi che i Cattolici mantengono tuttora il saluto pasquale originario. Che non è: ‘Buona Pasqua’, ma uno dice: Cristo è risorto!, e l’altro risponde: Sì, è veramente risorto! Cristo è il primo dei risorti, ci precede sulla strada dell’immortalità, della vita eterna, della deificazione. Professore carissimo, tutta L’Aquila, tutto l’Abruzzo ti salutano e ti ringraziano. E siano benedetti la famiglia e gli amici che ti hanno assistito in questi ultimi anni. La Vergine Maria, Madre di Dio, e San Giuseppe, con S. Silvestro e tutti gli angeli e i santi ti accompagnino nel cammino per la valle oscura della morte, per poi manifestarti assieme a Cristo nella gloria dell’eternità. Amen”.

La camera ardente in Consiglio regionale per Raffaele Colapietra.

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