Il caso stati

Ezio Stati assolto, non ci fu corruzione: “Sul caso gravi errori, 13 anni per la verità”

Dopo la vela con cui ha annunciato a tutti la sua assoluzione, Ezio Stati parla in conferenza stampa: "Sul caso gravi malintesi e confusione: ci sono voluti 13 anni per accertare la verità".

Assolto perché “il fatto non sussiste”. Tredici anni dopo l’ex consigliere regionale ed assessore Ezio Stati decide di parlare. “Ci sono voluti anni ed anni affinché la verità fosse accertata. Al momento del mio arresto era complicato anche capire il capo d’accusa: poi una serie di gravi errori e malintesi. Siamo andati fino in fondo perché volevamo una sentenza: volevamo la verità”.  Interrogazione in Parlamento da parte dell’onorevole Luciano D’Alfonso.

Ezio Stati era stato arrestato e finito sotto processo assieme a sua figlia, Daniela Stati, all’ex marito di lei, Marco Buzzelli, e agli imprenditori Vincenzo Angeloni e Sabatino Stornelli. Oggi, ad assoluzione piena degli imputati sancita da una sentenza del Tribunale di Avezzano, l’ex consigliere regionale ed assessore Stati racconta quanto accaduto, a partire dal giorno dell’arresto: quel 2 agosto 2010. Assolti con la formula perché “il fatto non sussiste” Ezio e Daniela Stati assieme a Buzzelli, per gli altri due imputati, invece, è intervenuta la prescrizione.
L’accusa era di corruzione sulla base di un’ordinanza con cui si contestava a Daniela Stati – con la partecipazione del padre Ezio – di aver cercato di far affidare i lavori di ricostruzione di Abruzzo Engineering per favorire la Selex, quindi Angeloni e Stornelli, facendo pressioni sull’allora presidente della regione, Chiodi, per far modificare le ordinanze del Governo Berlusconi. La sentenza che ha messo la parole fine a questa vicenda risale a tre mesi fa, ma Stati ha scelto di attendere i tempi per l’eventuale impugnabilità. Quindi, dopo aver annunciato a gran voce l’avvenuta assoluzione – attraverso una vela fatta girare per le strade della città di Avezzano – ha indetto una conferenza stampa, tenutasi oggi a Palazzo città.

“Ringrazio innanzitutto l’avvocato Alfredo Iacone – ha esordito Ezio Stati nel corso dell’incontro con la stampa – non solo in quanto professionista capace, scrupoloso e attento, ma anche per il profilo amicale con cui ha affrontato la vicenda che mi ha visto coinvolto. Io non capivo perché fossi finito, assieme a mia figlia, in una simile situazione. Tutti gli imputati di questa vicenda sono assolutamente innocenti. Eppure ci sono voluti 13 anni affinché la verità venisse accertata. Arrivò la Squadra Anticrimine della Polizia investigativa di Pescara a casa mia, 13 anni fa: non capivo minimamente di cosa parlassero. Capii solo che cercavano un televisore. Dalla perquisizione non trovarono nulla, eppure da lì iniziò il dramma: ad incominciare dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Tutto questo, perché? Perché da un’intercettazione, in modo palese, si erano desunte delle rassicurazioni del presidente Chiodi sulla modifica di un’ordinanza. Sono stato accusato di essermi sostituito a mia figlia, che avrebbe fatto un contratto farlocco: peccato che questo contratto non esistesse neanche. Si sono susseguiti confusione e malintesi: una serie di errori che mi ha fatto pensare di essere scomodo a qualcuno. Per tutti questi motivi abbiamo rinunciato alla prescrizione, così da avere una sentenza.
Sono stati ascoltati 15 teste dell’accusa, i quali hanno detto che noi imputati eravamo totalmente estranei ai fatti. Ma non avrebbe avuto senso parlare prima della sentenza, poiché le mie parole erano soltanto quelle di un imputato. Abbiamo cercato di collaborare per accelerare la situazione e facilitare i lavori. Ma bisognava attendere, prima di tutto, la parola del Tribunale. Ecco perché parlo solo ora: ho pazientato 13 anni ed oggi è arrivato, finalmente, il tempo di parlare“.

Presente alla conferenza stampa anche l’onorevole Luciano D’Alfonso, deputato PD: “Questa conferenza stampa non è soltanto un atto di riconoscimento per chi ha saputo resistere e per chi vi ha messo bravura professionale. Il principio cardine (anche per chi indaga) dev’essere l’emersione della verità e non l’accettazione della verosimiglianza. Sui fatti vergognosi che hanno riguardato il cittadino Ezio Stati ho presentato interrogazione in Parlamento poiché dobbiamo conoscere i documenti secretati riguardanti gli errori accertati di figure singolari e bene individuate della polizia giudiziaria. Il 14 giugno prossimo fornirò tutti i particolari. Noi vogliamo un recupero di normalità. Per questo sono venuto a dire a Ezio Stati: grazie, ti sono vicino e continuerò a lavorare per le ragioni di una giustizia giusta”.

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Nel corso dell’incontro è intervenuto anche l’avvocato Alfredo Iacone, legale difensore di Ezio Stati: “Quando ci sono misure cautelari importanti e un rilevante clamore su una vicenda, ma poi ci vogliono 13 anni per accertare l’innocenza delle persone coinvolte allora nel sistema processuale c’è sicuramente qualcosa che non funziona. Il giudice non deve fare giustizia, deve applicare la legge. C’è una dilatazione dei tempi da abbattere, occorre senz’altro un intervento legislativo: necessità che spiega la presenza qui, oggi, del Deputato D’Alfonso. La vicenda era iniziata nell’agosto 2010, ricordo ancora quando andai a concordare la linea difensiva con il mio assistito: c’erano 8 faldoni, 15mila pagine…Immaginate il lavoro da fare. Ezio mi chiedeva cosa fosse successo e di cosa fosse imputato e io stesso facevo fatica a capire il quadro, così come era difficilissimo capire di cosa dovesse rispondere. Un caso che testimonia quanto spesso accade nelle vicende giudiziarie, serve quattro prima un intervento legislativo in merito”.

L’intervento integrale dell’onorevole Luciano D’Alfonso.

“Questa conferenza stampa non è soltanto un atto di riconoscimento per chi ha saputo resistere e per chi vi ha messo bravura professionale. Il principio cardine (anche per chi indaga) dev’essere l’emersione della verità e non l’accettazione della verosimiglianza. Sui fatti vergognosi che hanno riguardato il cittadino Ezio Stati ho presentato interrogazione in Parlamento poiché dobbiamo conoscere i documenti secretati riguardanti gli errori accertati di figure singolari e bene individuate della polizia giudiziaria. Acquisiremo ogni foglio di carta che dimostrerà gli inganni patiti dai PM nel dossier di cui si sta scrivendo. Questo processo ha rappresentato un antagonismo tra accusa e imputato: ci fu pornografia giudiziaria, hanno agito figure che io chiamo cultori dell’errore, scientificamente progettato con la volontà di stupire e meravigliare. Io mi chiedo: perché alcuni contrattualizzati dello Stato (pochi per fortuna, tre a Pescara e uno a L’Aquila) mettono in campo questa condotta? Noi dobbiamo fare in modo che davanti all’errore ci sia il conferimento certo di una responsabilità. Va ricostruito l’equilibrio nella società affinché tutti sappiano che chi sbaglia paga, anche se porta la divisa. Anche la polizia giudiziaria deve essere soggetta all’articolo 358 cpp e deve sottostare a quattro regole: uso limitato e moderato degli aggettivi, obbligo di formazione triennale, obbligo di rotazione nelle funzioni, assegnazione degli encomi fatta al termine di un procedimento e non all’inizio. Su questi argomenti abbiamo costituito un intergruppo in Parlamento e c’è una altissima sensibilità sul tema poiché non è giusto che questa democrazia sia infettata dalla paura che ci siano delle figure che ti piombano nella vita e te la rovinano. Il 14 giugno prossimo fornirò tutti i particolari. Noi vogliamo un recupero di normalità. Per questo sono venuto a dire a Ezio Stati: grazie, ti sono vicino e continuerò a lavorare per le ragioni di una giustizia giusta”.

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