Cultura

Tutti i Santi giorni, 19 maggio: oggi è San Celestino V, comprotettore dell’Aquila

San Pietro Celestino V, comprotettore dell'Aquila, per la rubrica "Tutti i Santi giorni" del 19 maggio.

San Pietro Celestino V, comprotettore dell’Aquila, per la rubrica “Tutti i Santi giorni” del 19 maggio.

Il 19 maggio ricorre la memoria di San Pietro Celestino V, comprotettore dell’Aquila. San Celestino V, al secolo Pietro Angeleri, conosciuto come Pietro del Morrone, nacque Sant’Angelo Limosano, in provincia di Isernia, intorno al 1209, undicesimo figlio di una povera famiglia di contadini. Dalla madre, rimasta vedova, Pietro fu avviato agli studi ecclesiastici, ma poiché era fortemente attratto dalle austerità della vita monastica, a soli vent’anni entrò nel monastero benedettino di Santa Maria di Faifoli.  Sebbene fu ordinato presbitero a Roma, continuò la sua vita ascetica ritirato in una grotta nei pressi di Sulmona. La sua fama di santità, tuttavia, ben presto attirò curiosi e devoti, tanto che nel 1245 decise di trasferirsi in luoghi più impervi lungo le pareti della Maiella. Qui, seguito da alcuni discepoli, fondò l’eremo di Santo Spirito a Maiella e nel 1259 la chiesa di Santa Maria del Morrone, alla quale legò indissolubilmente il proprio nome. Nel 1263 papa Urbano IV decretò l’inserimento degli Eremiti di Santo Spirito, detti poi Celestini, viventi secondo la regola benedettina interpretata con molta severità; la decisione fu confermata il 22 marzo del 1275 con bolla di papa Gregorio X, con cui veniva garantita l’autonomia economica della congregazione, supportata dalle donazioni dei fedeli.
Con la morte di Papa Niccolò IV il 4 aprile 1292, primo pontefice francescano, si aprì un difficile conclave per la scelta del successore: le varie sessioni svoltesi tra Roma e Perugia non riuscirono a convergere sulla scelta di alcun candidato, anche a causa delle pressioni delle casate romane e delle monarchie europee. In questa situazione si inserì Pietro da Morrone che, in una lettera inviata al cardinale decano Latino Malabranca, predisse per la Chiesa “gravi castighi” se non si fosse provveduto a scegliere subito il nuovo pontefice. Il cardinale fu colpito dalla lettera e, si voglia per la fama di santità dell’uomo, si voglia la sua anzianità e inesperienza politica che lo rendevano potenzialmente influenzabile, propose proprio Celestino come candidato ai cardinali. La sua richiesta fu accolta e Pietro venne eletto papa all’unanimità il 5 luglio 1294. La decisione gli fu comunicata il 18 luglio: l’eremita dapprima rifiutò l’incarico, poi accettò, decidendo di essere incoronato all’Aquila, nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, e non a Roma, contravvenendo alla consolidata prassi. Il 29 agosto del 1294, Pietro, anzi ormai Celestino V, fece il suo ingresso in città su un asino condotto dal re di Napoli Carlo II d’Angiò e da suo figlio Carlo Martello. Durante la cerimonia di ordinazione concesse un’indulgenza plenaria a tutti i partecipanti; il 29 settembre, con la bolla Inter Sanctorum sollemnia, estendeva agli anni successivi nella ricorrenza della sua incoronazione, il privilegio del perdono di colpe e pene – la Perdonanza – a tutti coloro che, confessati e pentiti dei propri peccati, si fossero recati nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. Questa indulgenza riprendeva il Perdono di Assisi, ottenuto da San Francesco per la Porziuncola il 2 agosto e concesso nel 1216 da papa Onorio III.

Per quanto riguarda la politica, San Pietro Celestino fu sempre filoangioino; su consiglio di Carlo II, trasferì nel novembre del 1294 la sede della curia dall’Aquila a Napoli, andando a risiedere nel Maschio Angioino, in una umile stanza più simile ad una cella monastica, in cui si ritirava spesso in preghiera. Tuttavia, chiaramente poco esperto delle “cose del mondo”, quasi ostaggio del sovrano angioino, decise ben presto di rivolgersi ai cardinali, in particolare a Benedetto Caetani, per interrogarli circa la liceità di una sua rinuncia volontaria al pontificato, evento mai verificatosi in precedenza.  Alla risposta affermativa, riunì il concistoro e dopo solo tre mesi e quindici giorni dalla sua elezione, il 13 dicembre 1294 San Celestino V recita la formula della rinuncia al Soglio Pontificio, scende dal trono togliendosi l’anello e la tiara, rivestendo la misera tonaca della sua congregazione. Undici giorni dopo le sue dimissioni, il conclave elesse il nuovo Papa proprio nella persona del cardinal Benedetto Caetani che assunse il nome di Bonifacio VIII. Una delle prime azioni del nuovo pontefice, temendo uno scisma dei cardinali filofrancesi che avrebbero rivoluto sulla cattedra di Pietro Celestino V, fu far mettere sotto custodia il vecchio eremita nella rocca di Fumone, in Ciociaria, castello nei territori dei Caetani; qui Pietro da Morrone si spense il 19 maggio 1296, probabilmente debilitato dalla deportazione coatta e dalla successiva prigionia. Diverse leggende si sono susseguite attorno alla morte di Celestino V, inclusa la presunta uccisione per mezzo di un chiodo conficcato nel cranio, ma questa è un’altra storia… Il Santo papa fu sepolto nei pressi di Ferentino, nella chiesa di Sant’Antonio sita presso l’abbazia celestina che dipendeva dalla casa madre di Santo Spirito del Morrone. Venerato come santo già dopo pochi anni dopo alla sua morte, la sua fama è principalmente legata al “gran rifiuto” che compì ritirandosi dal pontificato, all’epoca centro di giochi di potere secolari e clericali che mal si addicevano alla sua personalità spirituale e ascetica. Il 5 maggio 1313 fu canonizzato da papa Clemente V su sollecitazione del re di Francia Filippo il Bello, portando a termine l’iter avviato da Bonifacio. Le spoglie di San Celestino V, dopo essere state traferire nella chiesa di Sant’Agata, nell’abitato di Ferentino, nel febbraio del 1327 furono sottratte di nascosto e portate a dorso di mulo all’Aquila, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove tutt’ora riposano. A seguito del disastroso terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, il crollo della volta della basilica ha provocato il seppellimento della teca con le venerate spoglie, recuperata poi dai Vigili del Fuoco, dalla Protezione Civile e con la collaborazione della Guardia di Finanza. Dopo il restauro della Basilica, San Pietro Celestino è tornato nella cappella a destra dell’abside il 20 dicembre 2017.

Nell’immagine di copertina, la lunetta della Porta Santa, affresco realizzato tra il 1393 e il 1397 da Antonio Martini per Santa Maria di Collemaggio. Alla sinistra della Vergine con il Bambino, appare il ritratto di Pietro Celestino raffigurato con in mano la Bolla del Perdono. La tradizione iconografica successiva al XVI secolo è ispirata alla serie dei quattro Santi Protettori custodita nel Museo Nazionale d’Abruzzo, attribuita unanimemente a Giulio Cesare Bedeschini e a quella della cattedrale dell’Aquila, e ricorre nelle numerose repliche presenti nelle principali chiese cittadine. Il compatrono dell’Aquila è generalmente raffigurato in abiti pontificali, con camice bianco, stola, sontuoso piviale in seta e triregno a tre ordini di corone, spesso impreziosite da gemme. Fra gli attributi che lo contraddistinguono figura anche la ferula dotata di tripla croce, simbolo in origine del potere temporale, utilizzata in seguito nella liturgia papale per l’apertura della Porta Santa. Sovente la mano destra è protesa nell’atto di benedire, mentre la sinistra è impegnata a sostenere il modellino della città dell’Aquila, in cui è riconoscibile Porta Bazzano, varco obbligato per i fedeli intenzionati a raggiungere la basilica extra muraria di Santa Maria di Collemaggio.

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